Da "Massime e pensieri" di Chamfort
"Vi sono due cose alle quali bisogna assuefarsi, a meno di trovare la vita insopportabile: le ingiurie del tempo e le ingiustizie degli uomini".
"Vi sono due cose alle quali bisogna assuefarsi, a meno di trovare la vita insopportabile: le ingiurie del tempo e le ingiustizie degli uomini".
"La sciocchezza non sarebbe completa se non temesse l'intelligenza. Il vizio non sarebbe completo se non odiasse la virtù".
"C'è un certo piacere insito nel coraggio che sa porsi al di sopra della ricchezza. Disprezzare il denaro equivale, infatti, a detronizzare un re".
Alla "indulgenza" di Arlecchino che dice: "Tu mi dai uno schiaffo? Ebbene, io non sono ancora offeso". Chamfort ribatte: "Bisogna avere l'ardire di odiare i propri nemici".
Niente è cambiato dalla giovinezza del capitalismo alla sua senescenza: "Qualche volta, vedendo le furfanterie degli uomini di poco conto e tutti gli imbrogli degli uomini che occupano cariche, si è tentati di considerare la società come una selva pullulante di ladri, ...".
Perché a parità di cultura e di intelligenza il ricco non può mai arrivare a conoscere, come il povero, "la natura, il cuore umano e la società"? "Il fatto è che nel momento in cui il primo si abbandona ai godimenti, il secondo si consola nella meditazione".
"Le qualità troppo superiori rendono sovente l'uomo meno adatto alla società. Non si va al mercato con dei lingotti, ma con dell'argento e degli spiccioli".
"Ogni uomo che ha scarse necessità sembra far comprendere chiaramente al ricco d'essere sul punto di sfuggirgli. I tiranni si accorgono in tal modo di perdere uno schiavo. Si può applicare questa massima a tutte le passioni in generale". "E' forse per questo che nessuno s'interessa della sorte di un filosofo: mancano in lui le passioni che commuovono la società".
"La natura non mi ha detto: "non essere povero", ed ancor meno: "sii ricco"; mi grida però: "sii indipendente"."
"Chi non ha carattere non è un uomo: è una cosa".
"Saper dire questo monosillabo [no] e saper vivere da soli sono i due soli mezzi per garantire la propria libertà e il proprio temperamento".
"La celebrità è il castigo del merito e la punizione del talento".
"Io direi volentieri degli speculatori metafisici ciò che lo scaligero diceva dei Baschi: "Si dice che tra loro si capiscano, ma io non ci credo affatto"."
"Oggi, 15 marzo 1782 -diceva il sig di K...- ho fatto una buona azione di specie assai rara. Sono riuscito a confortare un uomo onesto, virtuoso, ricco di due centomila lire di rendita, fornito di nome altisonante, di molto spirito e di floridissima salute, io che sono un povero diavolo oscuro e malato".
"Un sentimento sincero è oggi tanto raro -...- che non di rado sosto per via a contemplare un cane intento a rosicchiare qualche osso e quando torno da Versailles, Marly e Fontainebleu sono ancora più ansioso di godermi questo spettacolo".
"C'è un certo piacere insito nel coraggio che sa porsi al di sopra della ricchezza. Disprezzare il denaro equivale, infatti, a detronizzare un re".
Alla "indulgenza" di Arlecchino che dice: "Tu mi dai uno schiaffo? Ebbene, io non sono ancora offeso". Chamfort ribatte: "Bisogna avere l'ardire di odiare i propri nemici".
Niente è cambiato dalla giovinezza del capitalismo alla sua senescenza: "Qualche volta, vedendo le furfanterie degli uomini di poco conto e tutti gli imbrogli degli uomini che occupano cariche, si è tentati di considerare la società come una selva pullulante di ladri, ...".
Perché a parità di cultura e di intelligenza il ricco non può mai arrivare a conoscere, come il povero, "la natura, il cuore umano e la società"? "Il fatto è che nel momento in cui il primo si abbandona ai godimenti, il secondo si consola nella meditazione".
"Le qualità troppo superiori rendono sovente l'uomo meno adatto alla società. Non si va al mercato con dei lingotti, ma con dell'argento e degli spiccioli".
"Ogni uomo che ha scarse necessità sembra far comprendere chiaramente al ricco d'essere sul punto di sfuggirgli. I tiranni si accorgono in tal modo di perdere uno schiavo. Si può applicare questa massima a tutte le passioni in generale". "E' forse per questo che nessuno s'interessa della sorte di un filosofo: mancano in lui le passioni che commuovono la società".
"La natura non mi ha detto: "non essere povero", ed ancor meno: "sii ricco"; mi grida però: "sii indipendente"."
"Chi non ha carattere non è un uomo: è una cosa".
"Saper dire questo monosillabo [no] e saper vivere da soli sono i due soli mezzi per garantire la propria libertà e il proprio temperamento".
"La celebrità è il castigo del merito e la punizione del talento".
"Io direi volentieri degli speculatori metafisici ciò che lo scaligero diceva dei Baschi: "Si dice che tra loro si capiscano, ma io non ci credo affatto"."
"Oggi, 15 marzo 1782 -diceva il sig di K...- ho fatto una buona azione di specie assai rara. Sono riuscito a confortare un uomo onesto, virtuoso, ricco di due centomila lire di rendita, fornito di nome altisonante, di molto spirito e di floridissima salute, io che sono un povero diavolo oscuro e malato".
"Un sentimento sincero è oggi tanto raro -...- che non di rado sosto per via a contemplare un cane intento a rosicchiare qualche osso e quando torno da Versailles, Marly e Fontainebleu sono ancora più ansioso di godermi questo spettacolo".
Nessun commento:
Posta un commento