lunedì 7 luglio 2014

Bellone. Il mistico Maxwell e l'autistico Dirac: il convenzionalismo e l'irrealismo in fisica

Un omaggio critico a Enrico Bellone

Scrive Bellone che Maxwell suggerì "di distinguere tra due forme di conoscenza, l'una definita storica e l'altra statistica. Le equazioni della meccanica enunciavano in modo completo "le leggi del metodo storico applicato alla materia". Era tuttavia impossibile, sulla base di ciò che si sapeva a proposito della materia stessa, applicare effettivamente il metodo storico a grandi numeri di particelle e di eventi: "ed allora siamo obbligati ad abbandonare il rigoroso metodo storico e ad adottare  il metodo statistico". Quest'ultimo, pur essendo prezioso a fini pratici, non poteva tuttavia pretendere di avere "quel carattere di assoluta precisione che appartiene alle leggi della dinamica astratta" (Maxwell 1873...)."

"Maxwell -continua Bellone- era dunque convinto che l'analisi statistica non potesse rivaleggiare con l'analisi meccanica dei processi naturali". Così, egli aprì il periodo storico della scienza convenzionale e fittizia del '900: essendo un religioso mistico, non poteva ammettere l'irregolarità in natura, non potendo accettare il caso. E se pure l'uomo fosse stato incapace di determinare le singole molecole, per Maxwell, la loro regolarità era comunque rigorosamente determinata. Così potè affermare: "Quando passiamo dalla contemplazione dei nostri esperimenti alla contemplazione delle molecole stesse, allora lasciamo il mondo del caso e del mutamento ed entriamo in una regione dove ogni cosa è certa e immutabile".

Spiega Bellone: "Si trattava della regione che Dio aveva costruito quando aveva dislocato nello spazio la materia. La scienza, osservava Maxwell, trovava quindi dei confini insuperabili, poiché l'originale dislocazione della materia non era stata prodotta sulla base di leggi naturali: la forma e le dimensioni delle orbite dei pianeti, tanto per fare un esempio, erano irriducibili alla spiegazione fisica, -in quanto erano semplicemente funzioni di come la materia era stata distribuita nell'universo da Dio: e le molecole, in quanto da Dio erano state create come "pietre fondamentali" del cosmo, non potevano che essere immutabili e incorruttubili".

Il mistico Maxwell, di professione matematico-fisico, e persino il più avanzato teorico della fisica dell'Ottocento, coltivava una scienza teologica "divina e veneranda". Questo, il risultato della mistura di religione e matematica. Ma Bellone ci passa sopra come fosse la cosa più naturale del mondo... della fisica.

Ci avviamo alle conclusioni. Per chi, come l'autore di queste note, non si raccapezza con i metodi matematici applicati alla fisica delle particelle, la storia della fisica quantistica dà l'impressione di una successione di tentativi convenzionali che, formalizzati, vengono presi in considerazione solo quando permettono una successiva formulazione, ecc. ecc. Quindi, alla fine, escono fuori molti "paradigmi" esoterici, spesso tra loro in contrapposizione. Insomma, i matematici fisici hanno concepito un paio di cose reali, come luce ed elettricità, ovvero ciò che spesso è chiamata radiazione, che sono manifestazioni dell'energia della materia, ma hanno concepito anche una molteplicità di particelle e antiparticelle, la cui realtà è solo matematica.

Quindi, per non perderci in questo coacervo di difficoltà che Bellone illustra riguardo alla fisica quantistica, limitiamoci a citare, per concludere, soltanto un altro matematico-fisico, a suo modo, mistico: l'autistico Dirac. In un suo saggio "Dirac sostenne la necessità di una revisione ancor più drastica delle nozioni basilari per la spiegazione del mondo fisico. Le anomalie esistenti erano in via di principio demolibili solo a patto di rendere ancora più astratti gli schemi teorici".

"L'equilibrato progresso della fisica richiede, per la formulazione teorica della fisica stessa, una matematica che divenga continuamente più avanzata. Il che è del tutto naturale, e rientra nell'ambito delle aspettative. Ciò che, invece, non rientrava nelle aspettative dei ricercatori scientifici del secolo scorso, sta nella forma particolare che avrebbe preso la direttrice di avanzata della matematica, in effetti essi si aspettavano che la matematica sarebbe diventata sempre più complicata, restando tuttavia su una base  permanente di assiomi e di definizioni, mentre, in realtà, i moderni sviluppi fisici hanno richiesto una matematica che continuamente sposta le proprie fondazioni e diventa sempre più astratta. La geometria non euclidea e l'algebra non commutativa, che un tempo erano considerate pure finzioni della mente e passatempo per pensatori dediti alla logica [ovviamente matematica], si sono ora mostrate del tutto necessarie per le descrizioni dei fatti generali del mondo fisico. E' presumibile che questo processo di crescente astrazione continuerà nel futuro, e che il progresso in fisica debba essere associato a continue modificazioni e generalizzazioni degli assiomi che stanno alla base della matematica, piuttosto che a uno sviluppo logico di qualche schema matematico su una fondazione fissa" (Dirac 1931).

In sostanza, questa di Dirac è una vera e propria petizione di principio: ormai la fisica avrebbe dovuto risolvere le proprie questioni soltanto mediante una matematica assolutamente astratta. Ciò avrebbe però prodotto inevitabili contraddizioni e attriti tra la fisica teorica e la fisica sperimentale, ma, soprattutto, avrebbe  lasciato irrisolta la  questione della corrispondenza fra  teoria e realtà.

Il suddetto brano, il più citato del matematico fisico più autistico dell'epoca moderna, più autistico dello stesso Einstein, conferma una tendenza sfrenata verso l'irrealismo in fisica. Tendenza che è impossibile fermare, a meno di qualche miracolo. Ma dalle più recenti notizie, tratte da "Scienzainrete" (luglio 2014), non ci dobbiamo attendere miracoli in tal senso: è appena passata la sbornia sulla "scoperta" del bosone di Higgs che già si annuncia una nuova crisi teorica e una nuova fisica alla ricerca di nuove particelle...

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Post scriptum. Intendiamo per autismo (frequente nei "geni" della matematica e della fisica teorica) una caratteristica psichica che favorisce la tendenza ad astrarsi dalla realtà e a vivere in mondi virtuali. In questo senso potremmo anche chiamare autistici certi prodotti teorici come il "continuo quadrimensionale immaginario della relatività generale", o come la teoria delle "stringhe o delle membrane", o come "la teoria M" a... troppe dimensioni, ecc. ecc.: tutte teorie accomunate dall'irrealismo.

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