Non volendo annoiare i vacanzieri con argomenti troppo seriosi di filosofia e scienza, l'autodidatta ha ritenuto di approfittare della calura estiva per affrontare un tema "leggero" come la stupidità. La stupidità è molto simile al caso: entrambi sono i fedeli compagni delle nostre esistenze quotidiane nei loro singoli momenti. Quante volte anche la persona più intelligente ha esclamato: che stupido sono stato!
Dedicheremo diversi post all'indagine su questo tema. Un tema che nella storia del pensiero umano non è stato molto indagato in se stesso, anche se, a riguardo, non mancano aforismi e riflessioni in ogni epoca. Comunque, le origini della stupidità spudorata dell'era della globalizzazione, che ci riguardano da vicino, si trovano nel "Truman show", nella "Società dello spettacolo" ("La prevalenza del cretino" di Fruttero e Lucentini ne rappresenta un esempio). Ma occorrerebbe leggere anche il libro di Gianfranco Marrone dal titolo laconico di "Stupidità", libro presentato da Luca Menichetti nel dicembre 2012.
Riprendiamo alcune citazioni di Marrone e Menichetti Il primo, che osserva: "...con lo sviluppo e l'esaurirsi della modernità quest'incapacità di tenere distinti il sé e l'altro, arrivano al parossismo [...] Lo stupido postmoderno non è più isolabile perché è dappertutto, si identifica nella società nel suo complesso. Stupido non è più chi trasgredisce le regole, o chi non conoscendole cade nell'errore, ma è la regola stessa [...] Questi tre momenti fanno riferimento a personaggi tipici che la letteratura e, in generale, la cultura hanno costruito per rappresentare e comprendere la stupidità e i suoi misteri".
Il secondo, che sottolinea: "l'autore che però viene maggiormente analizzato, in tema dell'intelligenza e della sua assenza, è Leonardo Sciascia... Rimane il fatto che, al di là dei personaggi presenti nei romanzi e racconti, secondo Sciascia la vera stupidità, quella autenticamente malsana, è rappresentata dal fanatismo e sta nell'ostinazione sviscerata verso una e soltanto una delle possibili posizioni di un contrasto politico."
Che ci sia molto da riflettere sulla stupidità del postmoderno, figlia della stupidità della modernità, a sua volta figlia della perdita del coraggio dell'intelligenza nel tragico Novecento, lo confermano le conclusioni di Luca Menichetti: ma che per Sciascia la vera stupidità sia rappresentata dal fanatismo, considerato come unilaterale posizione in un contrasto politico, non può rappresentare la soluzione perché presupporrebbe, come cura, l'eclettismo e il relativismo. Di male in peggio.
Menichetti, come presentatore del libro di Marrone, non convince neppure nelle sue considerazioni conclusive: "Marrone, grazie alla lezione proprio di Sciascia, conclude riflettendo che alla fin fine le assiologie rischiano di diventare loro stesse stupide, a cominciare proprio dall'opposizione stupidità-intelligenza, che invece può generare ulteriori stupidità". "Per ovviare al rischio del culto dell'intelligenza come copertura della stupidità c'è una sola soluzione, ben conosciuta da Flaubert, Musil, Valery, Brancati, Savinio, Barthes: la letteratura, ovvero il cedimento ad una fascinazione per un certo tipo di stupidità, nella consapevolezza che sono molto meglio "i bei cretini di una volta, a loro modo sinceri e innocui, piuttosto che gli imbecilli adulterati di oggi, ben più subdoli e pericolosi"." Proprio meglio i bei cretini di una volta: per esempio, quelli del periodo della prima e della seconda guerra mondiale?!
Concludiamo qui con il commento conclusivo di un articolo di Stefano Bartezzaghi del 1 novembre 2012, sempre a proposito del libro di Marrone (su La Repubblica.it.): "...la stupidità è entrata nell'epoca in cui è stupida anche la sua demistificazione. Forse siamo alle soglie dell'antiutopia tratteggiata da Marrone: "In un mondo in cui ci sono solo stupidi, lo stupido non esisterà più poiché nessuno potrà riconoscerlo". Vuol dire che, come bisogna sentirsi stupidi per esserlo di meno, così per abrogare la stupidità occorre che regni"! Bella conclusione per chi si illude di conoscere la stupidità, atttribuendola soltanto ai singoli e senza prendere in considerazione il suo opposto polare: l'intelligenza, anzi senza neppure nominarla nel suo articolo. Quanto pudore! (Continua)
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