martedì 22 novembre 2011

Studi e riflessioni di un autodidatta: un bilancio di questo blog

In questo blog si possono trovare diverse cose. La principale, quella per cui è stato creato, è far conoscere  una nuova teoria della conoscenza fondata sulla dialettica caso-necessità, con i suoi princìpi specifici e la sua continua evoluzione nello studio delle varie discipline scientifiche. A questo scopo sono stati postati paragrafi tratti da volumi scritti nel periodo 1993-2002, dove la nuova teoria è stata verificata e sviluppata in teoria della conoscenza, fisica e  biologia, o, più precisamente, in molti aspetti rilevanti di queste scienze. Lo stesso vale per la storia in generale, e per la storia della globalizzazione in particolare, come indagine dello specifico periodo storico del capitalismo, iniziato negli anni ottanta e ancora in atto: argomento quest'ultimo, studiato e sviluppato dall'autore a partire dal 2003 fino al 2008.

Seguire discipline e argomenti così diversi tra loro richiede un metodo che non si può neppure immaginare, che solo nella pratica può essere continuamente approntato, aggiustato e perfezionato. Se poi la pubblicazione dei risultati avviene non attraverso libri scritti in successione, ma attraverso post che seguono argomenti diversi più o meno generali, più o meno specifici, quelli che sono raccolti entro le "etichette", comparendo anche in più etichette per volta, si può comprendere la difficoltà.

Anche soltanto scegliere che cosa postare volta per volta è un problema, se si pensa che per l'autore troppi sono i paragrafi importanti che vorrebbe far conoscere. Comunque, per un primo bilancio complessivo, i post usciti rappresentano una equilibrata distribuzione nei campi in cui l'autore si è destreggiato: già si trova nel blog sufficiente materiale non solo per farsi un'idea della nuova teoria, ma anche per conoscere nuove ipotesi di soluzione di difficili questioni che questa nuova teoria ha potuto fornire nei vari rami della conoscenza.

Ma, soprattutto, indipendentemente dal giudizio che si possa dare su questa nuova teoria e sulle sue ipotesi di soluzione, la cosa più importante da sottolineare è il metodo della riflessione: nulla è dato come verità assoluta, tutto è posto sotto la lente del pensiero, che non si accontenta di qualche metafora, di qualche analogia, di qualche induzione per stabilire soluzioni fittizie, ma sottopone l'oggetto di indagine alla logica della contraddizione dialettica, alle diverse polarità del pensiero dialettico, coerenti con la, o per meglio dire comprensibili alla luce della, polarità caso-necessità.

Il post più letto in assoluto è stato "L'opposizione di Kant a Hume sul concetto di causa", che anche l'autore valuta uno dei meglio riusciti perchè coniuga un aspetto, apparentemente specifico del rapporto tra la filosofia di Kant e la filosofia di Hume, alla questione più generale e fondamentale del confronto tra il rapporto  causa-effetto e il rapporto  caso-necessità.

Su questo confronto l'autore vuole, qui, precisare di nuovo il suo punto di vista. In estrema sintesi: l'opera umana, soprattutto la produzione delle macchine, è certamente sottoposta al rapporto di causa-effetto. Se una macchina si guasta, può essere riparata scoprendo la causa del guasto, e il dispendio è minimo. Ma la natura produce con grande dispendio i suoi prodotti, e i guasti li aggiusta la cieca necessità fondata sul caso. La natura non ha né cause prime, né causa alcuna, ma segue il dispendioso rapporto di caso e necessità.

A questo proposito uscirà a breve un post, preannunciato da un mese o forse più, su "La scienza delle reti" di Barabasi, paragrafo fondamentale per comprendere il diverso modo di operare della natura rispetto al modo di operare dell'uomo.

Infine, una doverosa precisazione: chi scrive non parla mai in prima persona. Non è snobbismo. E' precisa volontà di sottrarsi all'individualismo, al protagonismo personale, in un'epoca storica nella quale soffriamo un paradosso gigantesco: mentre l'ideologia del mondo globale privilegia il protagonismo dell'io, la realtà della demografia ci ricorda implacabilmente che siamo 7 miliardi di uomini, tutti con la stessa esigenza di sopravvivere, di soffrire il meno possibile e di coltivare le proprie qualità, la principale delle quali la conoscenza reale.
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