domenica 6 novembre 2011

L'evoluzione dispendiosa della vita

L'incomprensione di Gould e le due leggi di Engels

Uno dei motivi conduttori del pensiero teorico della biologia contemporanea è il ritenere l'evoluzione della vita una questione di efficienza e di economia. Di conseguenza, l'evoluzione dovrebbe dare come risultato il massimo del prodotto vitale. Per questo modo di pensare, un'evoluzione dispendiosa è un controsenso. Perciò la natura appare molto stravagante quando ci mostra distruzioni, estinzioni e mostruosità.

Può sembrare paradossale, ma ogni argomento è buono per rifiutare il carattere dispendioso della evoluzione. Potremmo anche dire che ogni scuola, e persino ogni autore, si distingue per l'argomento prescelto. La conseguenza è che, nei vari rami della biologia contemporanea, c'è molta confusione sull'oggetto stesso della evoluzione.

In questo paragrafo ci occupiamo di uno dei più recenti argomenti contrari al dispendio evolutivo, che Gould riassume in un recente articolo divulgativo*. Non accettando che l'evoluzione possa riguardare un periodo così breve e una vita così striminzita come quella relativa agli organismi eucarioti, egli sostiene che: "L'aspetto più saliente della storia biologica è la stabilità del modo di vita batterico, dalle prime testimonianze fossili fino ad oggi, e, quasi certamente, anche per tutto il futuro della terra. La nostra è in realtà l'"età dei batteri", com'era all'inizio e come sarà sempre".

Poiché i batteri, nella storia degli organismi viventi, rappresentano il regno di più lunga durata, essi appaiono a Gould i veri protagonisti della evoluzione. "I batteri -egli scrive- rappresentano il più grande successo della storia della vita. Essi occupano una maggior varietà di ambienti e comprendono una gamma di processi biochimici più vasta di qualsiasi altro gruppo". E per mostrare con un esempio questa preminenza dei procarioti sugli eucarioti, scrive: "Il numero di cellule di Escherichia Coli che vivono nell'intestino di ciascun essere umano supera il numero di persone vissute sulla terra dalla comparsa dell'uomo".

Ma che senso ha mettere sullo stesso piano e confrontare un procariota unicellulare e un organismo pluricellulare contenitore di 100.000 miliardi di cellule, ciascuna delle quali contiene a sua volta 10 milioni di mitocondri (ex batteri)? Il confronto è improponibile.

A parte l'infelice confronto, la contraddizione che domina il pensiero di Gould, e che costituisce il leit motiv di tutti i suoi scritti, è la lunga durata del regno dei procarioti a confronto con il breve periodo che l'evoluzione concede al regno degli eucarioti, i quali sono sorti in tempi geologici molto recenti. Secondo lui, l'evoluzione non può progredire in questo modo: "Simili indugi fanno pensare che non si possa considerare il progresso in genere come il tema principale della storia della vita". Il "tema principale" è quindi un altro: "La storia della vita animale pluricellulare può essere stata più una storia di grande riduzione delle possibilità iniziali, con una stabilizzazione dei fortunati superstiti, che un racconto convenzionale di espansione ecologica costante e di progresso morfologico nella complessità".

L'idea dell'indugio della evoluzione e l'idea della riduzione delle possibilità iniziali non sono farina del sacco di Gould. Egli le ha tratte dalla Dialettica della natura di Engels, senza per altro comprenderle. Per Engels si trattava di esprimere due fondamentali leggi empiriche sulla evoluzione delle specie viventi. Vediamole:

Prima legge. "Per tutto il processo di sviluppo degli organismi si può accertare la legge dell'accelerazione proporzionale al quadrato della distanza, nel tempo, dal punto di partenza (...). Qui più si va in alto, tanto più si va rapidamente". Con ciò Engels rendeva ragione della lentezza iniziale della evoluzione, ossia dell'indugio della evoluzione come appare a Gould, ma rendeva ragione anche dell'accelerazione più recente della evoluzione, che Gould non accetta come progresso.

Seconda legge: "Punto fondamentale: che ogni progresso nell'evoluzione organica è nello stesso tempo un regresso, in quanto essa fissa un'evoluzione unilaterale, preclude la possibilità di evoluzione in molte direzioni. Questa è però la legge fondamentale".

Gould, metafisicamente, ha preso di questa legge dialettica solo un lato, quello del regresso, respingendo il lato progressivo. Ma, prima di vedere a quali conclusioni giunga la sua l'incomprensione sulla dialettica della evoluzione della vita, riportiamo le conclusioni cui eravamo giunti utilizzando le due leggi di Engels: "Combinando insieme la legge del quadrato della distanza nel tempo e la legge della restrizione delle linee evolutive, possiamo giungere alle seguenti conclusioni:

1) soltanto poche linee evolvono progressivamente sulla base di un grande dispendio di direzioni, che nella maggior parte dei casi si estinguono e in un'altra parte dei casi sopravvivono per lungo tempo, adattandosi parassitariamente o, comunque, ristagnando. Le linee progressive rappresentano dunque rarità statistiche necessarie, che sorgono sulla base casuale dei grandi numeri di organismi d'ogni genere e specie, i cui complessi (popolazioni, specie, ecc.) necessariamente sopravvivono protempore.

2) La velocità della evoluzione progressiva aumenta col ridursi delle possibili direzioni, e ciò avviene quanto più ci si allontana dal tempo d'inizio della vita. La principale conseguenza è che saranno progressive quelle specie che presentano scarsa adattabilità o capacità di modificazione a circostanze esterne mutevoli. Le specie che presentano una larga adattabilità, come i batteri, appartengono invece a regni stagnanti o parassitari. Ma la capacità di adattamento, in questo caso, dipende dal fatto che la casuale variabilità dei singoli, numerosissimi, organismi effimeri si rovescia nella necessità della sopravvivenza delle più diverse popolazioni, nelle più mutevoli circostanze. E anche questo è un aspetto del dispendio organico".

Il fenomeno delle estinzioni è quindi compreso in questo dispendio e non costituisce più un mistero; né può costituire un argomento contro l'evoluzione progressiva, la quale si manifesta come eccezionalità statistica. Per Gould, invece, che ha preso dalla dialettica hegeliana solo il lato regressivo, le estinzioni in massa consentono "di interpretare il corso della storia biologica come contingente e capriccioso, anziché come prevedibile e destinato a svolgersi in una ben precisa direzione". Così l'uomo, che nella concezione dialettica è il risultato statisticamente necessario, più raro ed eccezionale, viene concepito da Gould come "un minuscolo ramoscello tardivo di quell'enorme cespuglio arborescente che è la vita"

Non comprendendo la dialettica caso-necessità manifesta nel dispendio della vita, Gould finisce col concepire una evoluzione fortuita, contingente e casuale. Le linee evolutive durature sono solo fortunate: "Dobbiamo riconoscere che forse l'albero della vita aveva il massimo numero di rami subito dopo l'inizio della vita pluricellulare e che la storia successiva è stata in gran parte un processo di eliminazione -nel quale pochi hanno avuto la fortuna di sopravvivere- più che una fioritura continua, un progresso e un'espansione di una moltitudine crescente". La conclusione è pessimistica: i rami della vita "non sono altro che monconi contingenti".  Perché non dire: rarità statistiche? Un diamante è forse un "moncone" paragonato al carbone?

A Gould si potrebbe attribuire il merito di aver sottolineato che i fenomeni dispendiosi della vita possono derivare soltanto dal caso; ma poi egli si è afflosciato su questa casualità perché non ha saputo più come trovare la necessità. Il pericolo, nel suo caso, è lo scoraggiamento bisognoso di consolazione. La religione è sempre in agguato. Ci sarebbe da chiedersi: è un caso che Gould chiuda il suo articolo con una citazione biblica? "Dobbiamo infine ricordarci della più grande di tutte le affermazioni bibliche sulla saggezza: "E' un albero della vita per coloro che cercano in essa un sostegno; e felice è chiunque lo conserva"."

* Pubblicato su La Repubblica (2008) con il titolo "L'evoluzione della vita sulla Terra".

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Tratto da "Il caso e la necessità - L'enigma svelato - Terzo volume  Biologia" (1993-2002) Inedito
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