Quando la Ue era ancora in fieri e il marco era la moneta forte dell'Europa (stante una Germania dell'Ovest in via di unificazione, con l'acquisizione di nuova forza lavoro e nuovo mercato dalla Germania dell'Est), la Mitteleuropa faceva da potente calamita che esercitava una attrazione tale da disgregare e avvicinare a sé regioni limitrofe, appartenenti ad altri Stati: tra queste, non solo le regioni appartenenti all'Unione Sovietica, ma anche regioni come la Padania di Bossi, il quale non a caso ha rappresentato politicamente questa tendenza del Nord Italia. Era, per così dire, una tendenza decentratrice, in controtendenza rispetto alla tendenza progettata da tempo verso una Europa unita.
Non c'è quindi da stupirsi se la Lega oggi perda colpi. Non è solo una questione di politica interna che mostra un brutto momento per la coalizione berlusconiana. E' qualcosa che sovrasta i nostri confini e persino quelli della UE a 25, qualcosa per spiegare la quale l'autore di questo blog deve prima fare un passo indietro nel tempo, tornando all'epoca delle tendenze centrifughe, all'epoca della strategia USA per l'Europa, dopo il crollo dell'URSS: quella denominata "alla carte", che mostrava sufficienza verso la UE in formazione sostenendo alleanze, a seconda della propria convenienza del momento, con i neonati paesi dell'Est e con altri paesi europei.
Strategia questa favorita, appunto, dalla disgregazione dell'Unione sovietica e dalla formazione di nuovi piccoli stati regionali. Osservando questo andazzo, chi scrive ipotizzò che gli Stati Uniti ritenessero possibile favorire anche una disgregazione della Cina, magari sotto la bandiera ideologica di un'altra caduta di "regime comunista" (vedi Tiananmen, 1989). Insomma, il superstato demografico cinese avrebbe dovuto scindersi con la trasformazione delle sue 12 province in novelli Stati, demograficamente a livello di quelli europei, che avrebbero indebolito l'Asia con la loro reciproca concorrenza e con la concorrenza verso gli Stati asiatici preesistenti, soprattutto Corea del Sud, Giappone e persino la cinese Taiwan.
Non c'è quindi da stupirsi se la Lega oggi perda colpi. Non è solo una questione di politica interna che mostra un brutto momento per la coalizione berlusconiana. E' qualcosa che sovrasta i nostri confini e persino quelli della UE a 25, qualcosa per spiegare la quale l'autore di questo blog deve prima fare un passo indietro nel tempo, tornando all'epoca delle tendenze centrifughe, all'epoca della strategia USA per l'Europa, dopo il crollo dell'URSS: quella denominata "alla carte", che mostrava sufficienza verso la UE in formazione sostenendo alleanze, a seconda della propria convenienza del momento, con i neonati paesi dell'Est e con altri paesi europei.
Strategia questa favorita, appunto, dalla disgregazione dell'Unione sovietica e dalla formazione di nuovi piccoli stati regionali. Osservando questo andazzo, chi scrive ipotizzò che gli Stati Uniti ritenessero possibile favorire anche una disgregazione della Cina, magari sotto la bandiera ideologica di un'altra caduta di "regime comunista" (vedi Tiananmen, 1989). Insomma, il superstato demografico cinese avrebbe dovuto scindersi con la trasformazione delle sue 12 province in novelli Stati, demograficamente a livello di quelli europei, che avrebbero indebolito l'Asia con la loro reciproca concorrenza e con la concorrenza verso gli Stati asiatici preesistenti, soprattutto Corea del Sud, Giappone e persino la cinese Taiwan.
Fosse o non fosse stata mai nelle intenzioni di Washington questa idea -che, comunque, avrebbe favorito la perpetuazione della egemonia internazionale statunitense-, lo sviluppo cinese, nel frattempo, è stato così impetuoso e nel contempo così stabile da garantire un superstato capitalistico in fortissima espansione, ospitante nientemeno che 1/5 della popolazione mondiale: una vera manna dal cielo per il capitalismo senescente.
Nella nuova situazione, l'idea di allora può, oggi, essere completamente rovesciata, per essere applicata all'intero globo terraqueo: se prima la tendenza era al frazionamento e alla formazione di nuovi piccoli Stati (a parte il ripristino della vecchia Germania con il reintegro della ex RDT), ormai la tendenza mostrata dalla Cina, affiancata dall'India (insieme denominate Cindia, una entità rappresentativa di 1/3 dell'umanità) va nella direzione opposta, quella della formazione di grandi entità continentali, verso superstati. Non è quindi un caso che la UE si sia allargata a 25 Stati, in una forma che assomiglia a una vera e propria annessione, per divenire un superstato.
Insomma, per controbilanciare il peso demografico ed economico di Cina o Cindia, la tendenza oggettiva preme verso una potenza continentale, dall'Atlantico agli Urali e al Mediterraneo. Allora si può comprendere l'importanza della Turchia e il collegamento con il Golfo Persico, al quale gli Stati Uniti hanno nel frattempo posto una "cintura energetica" di sicurezza. E non è finita qui: anche per gli USA si pone il problema di crescita demografica e di "annessione" dell'America del Sud, verso uno Stato continentale.
Ora, molte saranno le forme attraverso le quali il futuro realizzerà queste tendenze verso l'entità di potenza continentale, ma una cosa è certa: l'irruzione di Cina e India addita il tramonto degli interessi di piccolo cabotaggio, di piccola stazza, localistici, gretti. Anzi, si va verso il tramonto dell'era stessa dell'individualismo democratico occidentale, perché sta per iniziare l'era degli interessi complessivi di blocchi di miliardi di individui: il blocco asiatico, il blocco euroasiatico e il blocco americano, per non parlare dell'ultimo continente potenziale: l'Africa, per la quale ci dovrebbe essere prima o poi la distruzione dei confini artificiali creati dalla decolonizzazione pilotata dall'Occidente, e nella quale cominciano a sentirsi già i primi fermenti.
Considerando che siamo arrivati a 7 miliardi di individui della specie umana e non è lontana la soglia dei dieci miliardi, c'è qualcuno che può pensare di porre ancora in primo piano l'io penso cartesiano, l'individualismo dell'Occidente democratico, oppure la propria razza, etnia, religione, il proprio interesse o quello di famiglia o di clan ecc., anteponendoli all'interesse complessivo di miliardi di uomini? Il futuro ci sta mostrando un'era nella quale gli interessi complessivi avranno la meglio su quelli individuali o di parte.
Il futuro mostrerà un gigantesco gioco triangolare di superpotenze continentali, porta d'ingresso secolare, più o meno stretta, più o meno aspra, verso una società fondata sul definitivo interesse dell'intera specie umana per la propria sopravvivenza e il proprio sviluppo. Come chiamare questa società? Non è un problema: i posteri sapranno come chiamarla. Nel frattempo, si può consigliare allo sfrenato individualismo del “Truman show” nostrano (depresso dalla sua attuale condizione di “shopper imperfetto” per la perdita del precedente, generoso Welfare, ma con ancora i "Grilli" in testa, e spaventato dall'entrata in campo di Monti, il cui compito è un primo iniziale adeguamento) di farsene una ragione. Siamo veramente in tanti a questo mondo, e i Travaglio, i Grillo, i Santoro, ecc., dovranno ri-dimensionare i propri bersagli, nel senso di ampliare l'orizzonte della loro satira politica.
Nella nuova situazione, l'idea di allora può, oggi, essere completamente rovesciata, per essere applicata all'intero globo terraqueo: se prima la tendenza era al frazionamento e alla formazione di nuovi piccoli Stati (a parte il ripristino della vecchia Germania con il reintegro della ex RDT), ormai la tendenza mostrata dalla Cina, affiancata dall'India (insieme denominate Cindia, una entità rappresentativa di 1/3 dell'umanità) va nella direzione opposta, quella della formazione di grandi entità continentali, verso superstati. Non è quindi un caso che la UE si sia allargata a 25 Stati, in una forma che assomiglia a una vera e propria annessione, per divenire un superstato.
Insomma, per controbilanciare il peso demografico ed economico di Cina o Cindia, la tendenza oggettiva preme verso una potenza continentale, dall'Atlantico agli Urali e al Mediterraneo. Allora si può comprendere l'importanza della Turchia e il collegamento con il Golfo Persico, al quale gli Stati Uniti hanno nel frattempo posto una "cintura energetica" di sicurezza. E non è finita qui: anche per gli USA si pone il problema di crescita demografica e di "annessione" dell'America del Sud, verso uno Stato continentale.
Ora, molte saranno le forme attraverso le quali il futuro realizzerà queste tendenze verso l'entità di potenza continentale, ma una cosa è certa: l'irruzione di Cina e India addita il tramonto degli interessi di piccolo cabotaggio, di piccola stazza, localistici, gretti. Anzi, si va verso il tramonto dell'era stessa dell'individualismo democratico occidentale, perché sta per iniziare l'era degli interessi complessivi di blocchi di miliardi di individui: il blocco asiatico, il blocco euroasiatico e il blocco americano, per non parlare dell'ultimo continente potenziale: l'Africa, per la quale ci dovrebbe essere prima o poi la distruzione dei confini artificiali creati dalla decolonizzazione pilotata dall'Occidente, e nella quale cominciano a sentirsi già i primi fermenti.
Considerando che siamo arrivati a 7 miliardi di individui della specie umana e non è lontana la soglia dei dieci miliardi, c'è qualcuno che può pensare di porre ancora in primo piano l'io penso cartesiano, l'individualismo dell'Occidente democratico, oppure la propria razza, etnia, religione, il proprio interesse o quello di famiglia o di clan ecc., anteponendoli all'interesse complessivo di miliardi di uomini? Il futuro ci sta mostrando un'era nella quale gli interessi complessivi avranno la meglio su quelli individuali o di parte.
Il futuro mostrerà un gigantesco gioco triangolare di superpotenze continentali, porta d'ingresso secolare, più o meno stretta, più o meno aspra, verso una società fondata sul definitivo interesse dell'intera specie umana per la propria sopravvivenza e il proprio sviluppo. Come chiamare questa società? Non è un problema: i posteri sapranno come chiamarla. Nel frattempo, si può consigliare allo sfrenato individualismo del “Truman show” nostrano (depresso dalla sua attuale condizione di “shopper imperfetto” per la perdita del precedente, generoso Welfare, ma con ancora i "Grilli" in testa, e spaventato dall'entrata in campo di Monti, il cui compito è un primo iniziale adeguamento) di farsene una ragione. Siamo veramente in tanti a questo mondo, e i Travaglio, i Grillo, i Santoro, ecc., dovranno ri-dimensionare i propri bersagli, nel senso di ampliare l'orizzonte della loro satira politica.