C'è un evidente pudore espresso nel nascondere la realtà quando si giustificano le difficoltà italiane ed europee come problemi solo o principalmente interni: un esempio per tutti, quello relativo alle motivazioni dei sacrifici da imporre ai cittadini europei, anche se in misura diversa a seconda della "regione" in cui hanno la ventura di risiedere, Italia o Grecia, Germania o Francia, ecc. Perché, invece, non si dichiara apertamente la verità: che si tratta di sacrifici imposti dalla decadenza dell'Occidente a fronte dell'ascesa dell'Oriente?
Chi segue questo blog avrà forse avuto modo di leggere alcuni post, sotto l'etichetta "Storia e società della globalizzazione", che hanno cercato di spiegare come lo sviluppo asiatico, e cinese in particolare, abbia permesso l'acquisizione di grosse quote di shopping, sottratte agli Stati Uniti e agli Stati europei avanzati. In altre parole, l'Oriente vede crescere rapidamente la sua quota di shopper (il vecchio ceto medio), mentre l'Occidente lo vede decrescere.
Limitandoci a rapidi esempi, la famiglia plurireddito che all'inizio degli anni Ottanta portava a casa due salari o stipendi (per complessivi 20 milioni) poteva permettersi abitudini di spesa e di benessere che oggi molte famiglie stanno perdendo. Una cosa, oggi, è portare a casa l'equivalente di quei milioni, ossia 40.000 euro, altra cosa è dover scendere, a 30.000, a 25.000 e ancora meno. La perdita di uno stipendio su tre o, peggio ancora, di uno su due, significa tornare a sbarcare il lunario.
Chi segue questo blog avrà forse avuto modo di leggere alcuni post, sotto l'etichetta "Storia e società della globalizzazione", che hanno cercato di spiegare come lo sviluppo asiatico, e cinese in particolare, abbia permesso l'acquisizione di grosse quote di shopping, sottratte agli Stati Uniti e agli Stati europei avanzati. In altre parole, l'Oriente vede crescere rapidamente la sua quota di shopper (il vecchio ceto medio), mentre l'Occidente lo vede decrescere.
Limitandoci a rapidi esempi, la famiglia plurireddito che all'inizio degli anni Ottanta portava a casa due salari o stipendi (per complessivi 20 milioni) poteva permettersi abitudini di spesa e di benessere che oggi molte famiglie stanno perdendo. Una cosa, oggi, è portare a casa l'equivalente di quei milioni, ossia 40.000 euro, altra cosa è dover scendere, a 30.000, a 25.000 e ancora meno. La perdita di uno stipendio su tre o, peggio ancora, di uno su due, significa tornare a sbarcare il lunario.
Naturalmente l'Occidente cerca di ridurre al minimo le perdite, e soprattutto i rischi di decadenza più rapida in quelle forme che oggi prendono il nome di default, ma lo fa senza minimamente far conoscere la reale situazione, per non dover ammettere a se stesso la sua situazione oggettiva di decadenza.
L'errore dei governanti occidentali non è quello di permettere a dirigenti con stipendi milionari di ridimensionare le maestranze dove il costo del lavoro è più elevato, per aumentarle là dove il costo del lavoro è decisamente più basso. Il vero errore è non dire che il capitalismo segue la regola del profitto, per la quale vince chi produce diminuendo i costi vendendo a prezzi più competitivi, e che chi non lo fa perde, ossia fallisce.
Questo errore è dovuto a una forma di pudore: il pudore, in primo luogo, di capi di Stato che non hanno ancora sviluppato anticorpi contro il virus dell'irruzione cinese. Fino a ieri, quando erano già politici formati, la Cina era solo un comodo produttore di merci a basso costo per le grandi multinazionali statunitensi: questo denunciava, solo una decina di anni fa, la Klein in "No logo". In soli dieci anni come potevano i politici dell'Occidente assimilare la novità di una potenza continentale sorta dal nulla, che per giunta ha in cassaforte la maggior parte delle riserve mondiali in dollari?
Persino le fisionomie di questi politici non ancora immunizzati, le loro smorfie a uso e consumo delle telecamere, mostrano il persistere di una mentalità da grandeur che non ha più alcun fondamento. Ad esempio, nella foto dei capi di Stato delle maggiori nazioni europee che compare nei quotidiani di oggi, si può notare che la più adeguata alla debolezza dell'Occidente è senz'altro la mesta fisionomia del presidente Monti. E' con i suoi lineamenti che non solo si può spiegare la necessità di sacrifici certi e improrogabili ai cittadini europei, ma soprattutto si può affrontare una realtà indigesta come il ripiegamento temporaneo non solo della Grecia, della Spagna, dell'Italia, ecc. ma dell'intera Unione europea.
L'errore dei governanti occidentali non è quello di permettere a dirigenti con stipendi milionari di ridimensionare le maestranze dove il costo del lavoro è più elevato, per aumentarle là dove il costo del lavoro è decisamente più basso. Il vero errore è non dire che il capitalismo segue la regola del profitto, per la quale vince chi produce diminuendo i costi vendendo a prezzi più competitivi, e che chi non lo fa perde, ossia fallisce.
Questo errore è dovuto a una forma di pudore: il pudore, in primo luogo, di capi di Stato che non hanno ancora sviluppato anticorpi contro il virus dell'irruzione cinese. Fino a ieri, quando erano già politici formati, la Cina era solo un comodo produttore di merci a basso costo per le grandi multinazionali statunitensi: questo denunciava, solo una decina di anni fa, la Klein in "No logo". In soli dieci anni come potevano i politici dell'Occidente assimilare la novità di una potenza continentale sorta dal nulla, che per giunta ha in cassaforte la maggior parte delle riserve mondiali in dollari?
Persino le fisionomie di questi politici non ancora immunizzati, le loro smorfie a uso e consumo delle telecamere, mostrano il persistere di una mentalità da grandeur che non ha più alcun fondamento. Ad esempio, nella foto dei capi di Stato delle maggiori nazioni europee che compare nei quotidiani di oggi, si può notare che la più adeguata alla debolezza dell'Occidente è senz'altro la mesta fisionomia del presidente Monti. E' con i suoi lineamenti che non solo si può spiegare la necessità di sacrifici certi e improrogabili ai cittadini europei, ma soprattutto si può affrontare una realtà indigesta come il ripiegamento temporaneo non solo della Grecia, della Spagna, dell'Italia, ecc. ma dell'intera Unione europea.