Il recente progetto, preannuciato e già iniziato, prevedeva una serie di post storici sulla "decadenza degli intellettuali nella globalizzazione", ma la Depressione economica, con le pressanti domande attorno al futuro dell'Occidente e dello stesso capitalismo, apre un nuovo fronte d'indagine che potremmo definire, in forma di domanda: "dov'è finita la globalizzazione"? o, meglio ancora, in forma di risposta: "crisi terminale della fase senescente del capitalismo, chiamata globalizzazione".
Il capitalismo è un processo di lunga durata, che ha avuto bisogno di secoli per nascere e raggiungere l'adolescenza, e altri secoli per arrivare alla maturità, alla senilità e alla senescenza. Perciò, i fatti sono due: o si estinguerà per via rivoluzionaria entro questo secolo, oppure avrà una lunga e penosa vecchiaia come fu quella dell'antico impero romano o quella del feudalesimo. Poiché nessuno potrà mai prevedere l'esito particolare di un processo storico-naturale, sottoposto alla dialettica caso-necessità, dobbiamo accontentarci di conoscerne le reali condizioni. Si tratta, perciò, di guardare l'oggetto di indagine nel suo vasto complesso, tralasciando i particolari ininfluenti, per individuare le tendenze fondamentali sia in campo economico che in quello sociale e politico. E' ciò che faremo, entro i limiti di un blog, con alcuni post fondamentali tratti principalmente dagli scritti sulla globalizzazione del periodo 2005-2007.*
Il capitalismo è un processo di lunga durata, che ha avuto bisogno di secoli per nascere e raggiungere l'adolescenza, e altri secoli per arrivare alla maturità, alla senilità e alla senescenza. Perciò, i fatti sono due: o si estinguerà per via rivoluzionaria entro questo secolo, oppure avrà una lunga e penosa vecchiaia come fu quella dell'antico impero romano o quella del feudalesimo. Poiché nessuno potrà mai prevedere l'esito particolare di un processo storico-naturale, sottoposto alla dialettica caso-necessità, dobbiamo accontentarci di conoscerne le reali condizioni. Si tratta, perciò, di guardare l'oggetto di indagine nel suo vasto complesso, tralasciando i particolari ininfluenti, per individuare le tendenze fondamentali sia in campo economico che in quello sociale e politico. E' ciò che faremo, entro i limiti di un blog, con alcuni post fondamentali tratti principalmente dagli scritti sulla globalizzazione del periodo 2005-2007.*
Eppure, l'idea di rispolverare gli scritti sulla globalizzazione è sorta da una contingenza particolare: la lettura dell'editoriale del Corriere della Sera del 13 settembre 2011, di Massimo Mucchetti, il quale di fronte alla "durezza della crisi", rispolvera Marx per bocca di George Magnus (divenuto famoso per aver capito la crisi dei mutui "subprime", prima di tutti): "date a Marx una chance di salvare l'economia mondiale", avrebbe detto Magnus, senza evidentemente essere consapevole del fatto che Marx può insegnare come il capitale "vada in cielo", non come il capitale possa imitare Dio per rimanere eterno.
L'autore dell'articolo, Mucchetti, nonostante alluda indirettamente alla crisi di sovrapproduzione e alla caduta del saggio di profitto, concetti marxiani, afferma: "Se non vogliamo resuscitare il rivoluzionario di Treviri..." ecc. "i governi dovrebbero porre in cima all'agenda il lavoro, non il deficit dei conti pubblici. E il lavoro si crea attivando la domanda interna. Anche a costo di un pò d'inflazione". Insomma, pur di evitare il ritorno a Marx e capirci qualcosa, si danno buoni consigli pur non sapendo niente.
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* I post su "La decadenza degli intellettuali" vengono rinviati; al loro posto usciranno, il venerdì e il sabato delle prossime settimane di settembre e ottobre, post sulla globalizzazione, sotto il titolo generale di "Globalizzazione: la fase senescente del capitalismo".