Esperimento OPERA e velocità dei neutrini
Sul fermento prodotto dalla scoperta sperimentale del probabile superamento della velocità della luce da parte dei neutrini, è apprezzabile l'atteggiamento serio, pacato, paziente e mestamente ironico manifestato da Carlo Bernardini nell'editoriale odierno (26/09/2011) di "Scienza in rete". Il fatto è che non esiste una misura assoluta che garantisca il calcolo di una velocità appena appena superiore a quella della luce. Come dubita Bernardini, ad esempio, "la distanza dal Cern è proprio 730 km con 10 cm di errore?"
L'autore di questo blog si limita a domandare: ma è mai possibile che nella scienza della materia, materia che s'impone a noi, minuscoli esseri di un minuscolo globo terrestre, con la maestosità di un universo praticamente infinito, ci si debba ostinare a prendere di petto una realtà ridotta ai minimi termini, evanescente, impalpabile, infinitesima (ad esempio i neutrini), per poi "scoprire" che questa realtà può (forse) superare la velocità della luce e in una misura altrettanto evanescente, impalpabile, infinitesima, tanto da rimanere (forse) inverificabile?
Ma se questa materia, ridotta ai minimi termini, riesce a esaltare tanto i giovani fisici di oggi, ancora una volta non è questo un segno dei nostri tempi? Tempi in cui si pretende troppo (o quasi) dal nulla (o quasi), non riuscendo a concepire e a conoscere la realtà naturale nella sua grandezza!
Sul fermento prodotto dalla scoperta sperimentale del probabile superamento della velocità della luce da parte dei neutrini, è apprezzabile l'atteggiamento serio, pacato, paziente e mestamente ironico manifestato da Carlo Bernardini nell'editoriale odierno (26/09/2011) di "Scienza in rete". Il fatto è che non esiste una misura assoluta che garantisca il calcolo di una velocità appena appena superiore a quella della luce. Come dubita Bernardini, ad esempio, "la distanza dal Cern è proprio 730 km con 10 cm di errore?"
L'autore di questo blog si limita a domandare: ma è mai possibile che nella scienza della materia, materia che s'impone a noi, minuscoli esseri di un minuscolo globo terrestre, con la maestosità di un universo praticamente infinito, ci si debba ostinare a prendere di petto una realtà ridotta ai minimi termini, evanescente, impalpabile, infinitesima (ad esempio i neutrini), per poi "scoprire" che questa realtà può (forse) superare la velocità della luce e in una misura altrettanto evanescente, impalpabile, infinitesima, tanto da rimanere (forse) inverificabile?
Ma se questa materia, ridotta ai minimi termini, riesce a esaltare tanto i giovani fisici di oggi, ancora una volta non è questo un segno dei nostri tempi? Tempi in cui si pretende troppo (o quasi) dal nulla (o quasi), non riuscendo a concepire e a conoscere la realtà naturale nella sua grandezza!
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