mercoledì 28 settembre 2011

Lezione 3° Il ragionamento per falsificazione di Popper

Una concezione pessimistica e negativistica della scienza

Come abbiamo già visto, Hume e Kant hanno lasciato in eredità alla teoria della conoscenza due falsi problemi, rispettivamente, quello della induzione e quello della demarcazione tra il campo dell'intelletto e il campo della esperienza.

Secondo Popper ("Logica della scoperta scientifica", 1934), il tentativo di Hume "di basare il principio d'induzione sull'esperienza fallisce, perché conduce necessariamente a un regresso all'infinito". Popper non accetta neppure la soluzione kantiana, ossia il tentativo di giustificare i giudizi sintetici a priori, ma non è neppure d'accordo con l'attuale moda dell'inferenza induttiva, della quale si dice che, pur non essendo "rigorosamente valida", può raggiungere qualche grado di "credibilità" o di "probabilità".

Popper ammette come scientifico solo "un sistema che possa essere controllato dall'esperienza". Ma, come criterio di demarcazione, propone di sostituire la verificabilità con la "falsificazione" di un sistema. Poiché verificare una teoria non significa soltanto verificarne la verità, ma anche la falsità, cambiare il nome a questo procedimento non dovrebbe cambiare la sostanza del metodo, a meno che non si ritenga che la scienza, come conoscenza della verità, sia assolutamente impossibile. E questo è appunto il caso di Popper che, nel pretendere il metodo della falsificazione, mostra, per così dire a priori, la sua sfiducia nelle teorie scientifiche.

Engels aveva predetto, come sappiamo, che la scienza che avesse preteso determinare il singolo baccello di piselli, ossia che avesse preteso determinare il singolo oggetto casuale, avrebbe finito con lo scadere nel "puro gioco". Ora, la sfiducia manifestata da Popper nei confronti della teorie scientifiche altro non è che una manifestazione della delusione per non poter determinare il singolo oggetto casuale, da cui è sorta la convinzione che la scienza non è più possibile come conoscenza della verità. Per lui "Il gioco della scienza è, in linea di principio senza fine", perché infiniti sono i singoli elementi dell'esperienza. La principale regola di questo gioco "è la regola che le altre regole di procedimento scientifico devono essere progettate in modo tale da non proteggere dalla falsificazione nessuna asserzione della scienza" .

Secondo il determinismo riduzionistico, la relazione causale riguarda i singoli oggetti, eventi. C'è però il problema della verifica sperimentale. Per esempio, scrive Popper: "Un filo si rompe tutte le volte che viene caricato con un pezzo che supera il peso che definisce la resistenza alla trazione di quel filo". Questa "è un'asserzione che ha il carattere di legge universale di natura". E l'asserzione singola: "il carico di rottura di questo filo è 1/2 kg", sembra essere la verifica empirica di quella legge universale. Però "la verificazione di una legge di natura può essere fatta soltanto empiricamente accertando ogni singolo evento al quale la legge può applicarsi, e trovando che ogni evento siffatto si conforma effettivamente alla legge", ma "è chiaro che si tratta di un compito impossibile". Non si può, infatti, verificare così il numero pressoché infinito di fili.

Ma non è questa la vera ragione che rende impossibile la verifica della connessione causale deterministica. La ragione vera è che non si può compiere neppure una verifica singola. Il compito dello scienziato è, secondo Popper, quello di "cercare leggi che lo mettano in grado di dedurre predizioni"; e le predizioni, sempre secondo lui, sono di due tipi: "predizioni singole" che chiama leggi "causali" (o "deterministiche" o "asserzioni di precisione") e "ipotesi intorno a frequenze", (cioè leggi che "asseriscono probabilità, allo scopo di dedurre predizioni di frequenze").

L'esempio del filo mostra, però, che persino l'apparente predizione singola attorno al carico di rottura di un filo è in realtà una faccenda statistica. Infatti preso un qualsiasi filo, come si fa a stabilire il suo carico di rottura? Sottoponendo a una prova quel determinato filo? No, certamente! Occorrono molte prove, e per numerose prove occorrono numerosi pezzi di filo, che saranno dello stesso tipo, ma non assolutamente identici. Del resto un qualsiasi filo non sarà così omogeneo da risultare esattamente resistente in ognuna delle sue frazioni. Perciò alla fine il carico di rottura è il risultato medio statistico di un gran numero di misurazioni.

Dice Popper che se anche fossero possibili solo asserzioni di frequenza, ossia statistiche, neanche allora saremmo autorizzati ad asserire che "in natura non ci sono leggi precise, non ci sono leggi dalle quali si possano dedurre predizioni intorno al corso di processi singoli o elementari", mostrando così di  non voler rinunciare alla esigenza riduzionistica della determinazione della singolarità. Infatti, continua: "La decisione dello scienziato di non abbandonare mai la ricerca di leggi" è "una regola metodologica ben giustificata" ... "la credenza metafisica nella causalità sembra più fertile, nelle sue varie manifestazioni, della metafisica indeterminista del tipo difeso da Heisenberg". E ancora: "E' molto facile trascurare connessioni, quando ci si sente continuamente ripetere che la ricerca di tali connessioni è "priva di significato"."

Come si vede, Popper ha ben compreso il significato essenziale del principio di Heisenberg, ossia l'impossibilità di determinare la singola particella, ma è proprio questa verità che egli rifiuta, perché, come abbiamo già visto nella sezione dedicata alla probabilità e alla statistica, egli respinge il caso relativo ai singoli eventi. Ma se non accetta l'indeterminismo neppure per la sfera dell'indeterminabile caso, non è perché sostenga l'opposto, il determinismo (anche se, come abbiamo visto, pur respingendolo, gli concede qualche chance in più), ma è perché deve affermare una sua versione del tutto originale, la quale, comunque, sfocia nell'incertezza anarchica della scienza, dove si trova in buona compagnia con gli indeterminismi di tutte le scuole. [E' ciò che vedremo nella lezione 4°]

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Tratto da "Il caso e la necessità - L'enigma svelato  Volume primo Teoria della conoscenza" (1993-2002) Inedito

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