giovedì 16 gennaio 2014

III) Pesare l'universo: i supermassicci buchi neri

(Continuazione) Dice Evalyn Gates che i cugini, colossi, dei buchi neri stellari sono "i buchi neri supermassicci che si annidano nel centro della maggior parte delle galassie, incluse la nostra. I buchi neri supermassicci hanno masse pari a milioni o anche miliardi di volte quella solare e si ritiene che siano il motore che alimenta i quasar dell'universo primordiale". (Sempre da "IL TELESCOPIO DI EINSTEIN" 2009)

Nell'ipotesi, sostenuta dall'autore di questo blog (dell'universo costituito da contenitori di contenitori), ciò che dai cosmologi viene erroneamente definito "buco nero" altro non è che materia oscura della massima densità possibile, che si trova nel centro di ciascun contenitore: dalle galassie ai gruppi locali, agli ammassi, ai superammassi e, infine, all'universo intero. In questa ipotesi, la prima a formarsi è stata l'enorme, quasi infinita, materia oscura al centro del big bang (50%); successivamente si sono formate le materie oscure al centro dei superammassi (25%), ecc.

Scrive Gates: "Gli ammassi sono gli oggetti più grandi e massicci dell'universo e la maggior parte della loro massa è costituita da materia oscura. Studiarli significa dunque studiare la massa oscura dell'universo", della quale i fisici e i cosmologi non sanno ancora di che cosa si tratti realmente, non avendo ancora compreso che essa altro non è che la massima densità della materia, che ha perso tutta la sua energia radiante nella forma chiamata erroneamente "buco nero".

Comunque sia concepita la materia oscura, una conseguenza della sua esistenza è l'effetto "lente gravitazionale" che, scrive Gates "con la sua capacità di individuare la materia oscura in un ammasso, ci offre un'opportunità straordinaria  di rispondere a questo interrogativo. Grazie alla loro massa enorme, gli ammassi rappresentano lenti gravitazionali di grande potenza, in grado di provocare enormi distorsioni nello spazio-tempo (sic!); le immagini di oggetti lontani così generati, oltre a essere visivamente affascinanti, rivestono anche grande importanza scientifica, soprattutto per quanto riguarda la determinazione del tipo di materia contenente nell'universo. Grazie a simili lenti è possibile pesare l'universo e cominciare a risolvere il problema di quanta materia oscura esista e di quale tipo".

Riportiamo alcuni dati: "Un tipico ammasso può avere un diametro di 10-20 milioni di anni luce e una massa fino a un milione di miliardi di masse solari (ossia 10^15 masse solari, che confrontate con le 10^22 ipotizzate per l'intero universo, danno come risultato 10^7, ossia dieci milioni di ammassi presenti nell'universo). Ma le galassie di ogni ammasso, rispetto alla sovrabbondanza di materia oscura, "sembrano quasi un'aggiunta decorativa", sottolinea l'autrice, che così continua: "Gli ammassi sono lenti complesse e intricate. Ognuno di essi non contiene una sola lente, ma parecchie: una è costituita dall'enorme infossatura provocata dalla materia oscura dell'ammasso nello spazio-tempo (sic!), e molte altre, più piccole, sono dovute alle singole galassie...".

In altre parole, secondo l'ipotesi di chi scrive, si aggiungono all'enorme massa oscura del centro dell'ammasso, le più modeste masse oscure, chiamate "buchi neri", presenti nei centri delle galassie.

L'incredibile Hulk. Scrive Gates: "Una delle lenti gravitazionali più grandi che conosciamo è Abel 1689 (il che lo rende anche una delle più grandi lenti in assoluto). Con la sua nuova Adavanced Camera for Surveys (ACS), lo Huble Space Telescope ha osservato per oltre 13 ore questa lente del diametro di 2 milioni di anni luce ed è stato premiato con l'immagine più profonda dell'universo che sia mai stata ottenuta. Essa svela galassie così remote e deboli che sarebbero rimaste celate alla vista se non fosse esistita la lente gravitazionale".

Insomma, grazie a una serie di nuove lenti gravitazionali, si sono ottenute osservazioni molto importanti, tra le quali la seguente. "Queste nuove osservazioni rafforzano il legame tra i quasar lontani che brillano nell'universo primordiale e i buchi neri supermassicci annidati nel centro delle galassie vicine a noi".

Ma se i Quasar fossero, come nell'ipotesi di chi scrive, protosuperammassi, allora i buchi neri supermassicci non sarebbero altro che le "stelle oscure", ossia le masse oscure, attorno alle quali ruotano ammassi e galassie, come i pianeti del nostro sistema solare ruotano attorno al sole lucente: solo una questione di attrazione gravitazionale.

Scrive Gates: "Se il rapporto tra materia oscura e materia ordinaria è uguale a quello ricavato per gli ammassi, esiste una quantità di materia oscura quasi sei volte maggiore rispetto a quella ordinaria". Essa costituirebbe il 23% della materia dell'universo, mentre il 4% sarebbe la materia luminosa ordinaria.

A questo punto mancherebbe all'appello all'incirca ben 3/4 di materia! Ragion per cui i fisici si sono dovuti inventare l'"energia oscura", un vero ossimoro. Ma l'ipotesi dell'autore di questo blog (il 50% di materia oscura al centro dell'universo e il restante 25% al centro dei superammassi) rende conto della parte più consistente della massa oscura dell'universo. E' proprio vero, la materia ordinaria sembra essere soltanto un'"aggiunta decorativa", confermando la tesi fondamentale di questo blog: essa si è evoluta come eccezione statistica di un grande dispendio.  

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