martedì 19 luglio 2011

L'oggettiva contraddizione della pratica medica

La distinzione tra singolo e complesso è rilevante anche nella pratica medica dove produce una contraddizione oggettiva: il paziente, infatti, è considerato dai medici, più o meno consapevolmente, o come singolo individuo appartenente alla stessa popolazione di malati, ad esempio di diabete, di Parkinson, ecc., oppure come complesso di tessuti, organi, ecc. colpiti da una particolare patologia. Questa contraddizione si è manifestata, nella storia della medicina, nella lunga querelle tra due concezioni diametralmente opposte: quella degli "statistici", per i quali i malati sono casi da studiare statisticamente in maniera complessiva, come grandi numeri, e quella degli "artisti", per i quali il malato è una persona da studiare come un complesso ricco di connessioni.

Entrambe le opposte concezioni vedono solo un polo della reale contraddizione. Ma si può dire di più: da quando si conosce l'enorme complessità dell'organismo umano, in relazione al degente in cura, la contraddizione singolo-complesso si è complicata tanto più quanto più sono aumentate le specializzazioni mediche.

Allora, non si tratta semplicemente di attribuire la necessità al singolo malato o di negargliela in quanto singolo soggetto al caso. Si tratta di passare consapevolmente da un contenitore all'altro -e sono tanti i contenitori (tessuti, organi, ecc.) dell'organismo umano-, senza perdere di vista la dialettica caso-necessità in connessione con la polarità singolo-complesso.
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