giovedì 14 luglio 2011

Guardare lontano nello spazio e vedere il tempo passato

Silvio Bergia ha compiuto una interessante osservazione sulla riluttanza dei fisici a "riconoscere che quando guardiamo lontano nello spazio noi guardiamo indietro, lontano nel tempo. Questa inibizione ha avuto scarso riconoscimento nella storia della scienza,..."*

Con la distanza spaziale noi vediamo realmente nel cosmo ciò che è avvenuto nel tempo passato: la luce emessa da oggetti cosmici molto lontani ci permette di vedere un passato molto lontano; e, ponendo la velocità della luce c = 1, in quanto costante, esprimiamo in questo modo la distanza spaziale in unità di tempo.

Allora, non è il tempo che si aggiunge come quarta dimensione alle tre dimensioni spaziali, è semmai la spazialità che si rovescia in temporalità, e in questo modo l'evoluzione cosmica ci permette di vedere uno spazio modificato nel tempo, ovvero uno spazio del passato che rimane all'osservazione nella forma di "fossile" dell'evoluzione stessa.

Questa circostanza non viene quasi mai considerata perchè, fino ad oggi, ha prevalso la concezione relativistica di Einstein dell'universo stazionario, la cui espansione è stata ammessa soltanto come finzione nello spazio-tempo, quasi che a espandersi non fosse la reale sostanza materiale, ma un fittizio amalgama di spazio-tempo, concepito metafisicamente come sostanza elastica che non aveva alcun bisogno di evolversi.

* "Dal cosmo immutabile all'universo in espansione" (1993) 

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Nota tratta da "Il caso e la necessità - L'enigma svelato - Volume secondo  Fisica" (1993-2002) Inedito
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