Chi pensa che la presunzione umana si manifesti nella "pretesa" di conoscere la realtà della natura, non comprende che la vera presunzione si manifesta nel sacrificio della conoscenza reale sull'altare del convenzionalismo fittizio della scienza, per poi meravigliarsi di una natura piena di paradossi strani, come ad esempio il paradosso delle "due fenditure" in fisica quantistica, il paradosso degli "introni" in biologia molecolare, ecc. ecc.
Ma che cosa è un paradosso per la scienza? Esistono due significati di questo termine. 1) Il primo significato concepisce il paradosso come una stranezza, come uno sberleffo della natura al senso comune metafisico, tipico della logica matematica fondata sul principio di non contraddizione e sulle dicotomie o-o, vero-falso, ecc. Di fronte alle contraddizioni reali, i millantatori dei paradossi strani si esprimono pressappoco così: "Vedete, la natura è illogica, presenta alle nostre menti stranezze inconcepibili, insolubili per una logica come la nostra priva di contraddizioni".
Insomma, la scienza ha sempre negato la conoscenza reale della natura, spesso accusandola di produrre paradossi strani, i quali, però, non sono affatto proprietà della natura così come essa è, bensì della natura convenzionale come esiste soltanto nei modelli fittizi (soprattutto matematici) della scienza stessa.
2) Il secondo significato di paradosso è, invece, praticamente ignorato dalla comunità scientifica: esso rappresenta correttamente la realtà dialettica come concettualmente contraddittoria, in contrapposizione al pensiero comune metafisico. Un esempio (fondamentale) per tutti: è paradossale ma reale che il caso relativo ai singoli elementi di un complesso si rovesci nella cieca necessità complessiva e, viceversa, che la necessità complessiva si rovesci nel caso relativo ai singoli elementi di un complesso, mentre al senso comune metafisico e alla logica matematica il caso e la necessità appaiono opposti diametrali inconciliabili.
Ma che cosa è un paradosso per la scienza? Esistono due significati di questo termine. 1) Il primo significato concepisce il paradosso come una stranezza, come uno sberleffo della natura al senso comune metafisico, tipico della logica matematica fondata sul principio di non contraddizione e sulle dicotomie o-o, vero-falso, ecc. Di fronte alle contraddizioni reali, i millantatori dei paradossi strani si esprimono pressappoco così: "Vedete, la natura è illogica, presenta alle nostre menti stranezze inconcepibili, insolubili per una logica come la nostra priva di contraddizioni".
Insomma, la scienza ha sempre negato la conoscenza reale della natura, spesso accusandola di produrre paradossi strani, i quali, però, non sono affatto proprietà della natura così come essa è, bensì della natura convenzionale come esiste soltanto nei modelli fittizi (soprattutto matematici) della scienza stessa.
2) Il secondo significato di paradosso è, invece, praticamente ignorato dalla comunità scientifica: esso rappresenta correttamente la realtà dialettica come concettualmente contraddittoria, in contrapposizione al pensiero comune metafisico. Un esempio (fondamentale) per tutti: è paradossale ma reale che il caso relativo ai singoli elementi di un complesso si rovesci nella cieca necessità complessiva e, viceversa, che la necessità complessiva si rovesci nel caso relativo ai singoli elementi di un complesso, mentre al senso comune metafisico e alla logica matematica il caso e la necessità appaiono opposti diametrali inconciliabili.
