venerdì 30 luglio 2010

L'irrisolta questione dell'induzione empirica

Per Nassim Nicholas Taleb ("Giocati dal Caso", 2001), la storia non sarebbe scienza perché costruisce teorie sulla base di eventi passati, ovvero di combinazioni di eventi che potrebbero essere stati generati dal caso, ma soprattutto "perché non c'è modo di verificarne le asserzioni in un esperimento controllato". Questa opinione, talvolta, viene avanzata dai divulgatori della scienza e anche teorizzata da studiosi che non si danno pace per il problema dell'induzione, non risolto né da Hume né da Kant. Non si rendono conto che l'induzione da sola non può verificare nulla, non solo nella storia, ma neppure in campo scientifico.

La vera ragione del limite dell'induzione si trova nella natura stessa, o meglio nella contraddizione esistente tra i processi naturali e i processi artificiali creati dall'uomo: mentre i primi sono dispendiosi, i secondi sono economici. Tra i processi artificiali economici c'è anche la sperimentazione umana. Ma il dispendio naturale è così grande che l'uomo non può riprodurlo nei suoi esperimenti. E quando cerca di farlo, deve eliminare il caso in una misura tale da snaturare il processo naturale indagato sperimentalmente. Quindi, non solo la storia umana ma anche gli oggetti delle scienze naturali non sono assoggettabili al cosiddetto "esperimento controllato".
Esistono poi scienze, quali ad esempio la cosmologia, che non sono in grado di compiere veri esperimenti, ma solo osservazioni attraverso una serie di macchine tecnologicamente avanzate, dai telescopi ai radioscopi, ecc. Infine, altre scienze della natura da parecchio tempo hanno cominciato a praticare esperimenti solo ideali, come ad esempio nella fisica delle particelle, dove si possono trovare anche enormi macchinari, gli acceleratori, la cui potenzialità è però lontana dall'energia richiesta per risultati veramente significativi.

Allora, quando lo scienziato crede di poter fare il "terzo grado" alla natura per strapparle un sì (o un no come preferirebbe Popper) fallisce, perché la Natura (ovvero l'insieme di tutti i processi naturali) è inimitabile per l'uomo, a ragione dell'enorme dispendio.

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