domenica 11 luglio 2010

La dialettica caso-necessità partendo da Engels

Nel paragrafo dedicato alla "Casualità e necessità", (Note e frammenti sulla "Dialettica della natura"), Engels prende le mosse dall'opposizione metafisica tra casualità e necessità: "Che cosa può essere in contraddizione più acuta di queste due determinazioni del pensiero? Com’è possibile che l'una e l'altra si identifichino, che il casuale sia necessario e il necessario a sua volta casuale? Il senso comune, e con esso la grande maggioranza degli scienziati, tratta necessità e casualità come due determinazioni che si escludono l'un l'altra, una volta per tutte. Una cosa, un rapporto, un processo, o è casuale o è necessario, ma non l'una e l'altra cosa insieme". Il pensiero metafisico, stabilita questa scissione, dichiara che unicamente il necessario ha interesse scientifico, mentre il casuale è indifferente alla scienza. "Cioè: tutto ciò che si può ricondurre a leggi generali, passa per necessario, e ciò che non si può, per casuale".

A questa impostazione si oppone il determinismo che opera a sua volta una scissione tra caso e necessità, ma soltanto allo scopo di eliminare il caso e stabilire che tutto è necessario. "Secondo tale concezione- scrive Engels- nella natura impera solo la necessità diretta. Il fatto che questo baccello di piselli contiene cinque piselli e non quattro o sei, che la coda di questo cane è lunga o corta, (...), che una pulce la notte passata mi ha punto alle quattro della mattina e non alle tre o alla cinque, (...): tutti questi sono fatti che si sono prodotti per una concatenazione irrevocabile di cause ed effetti, per una incrollabile necessità: tale, precisamente, da comportare che già la sfera gassosa, dalla quale è sorto il sistema solare, fosse disposta in modo che questi avvenimenti dovessero accadere così e non altrimenti".

Una simile concezione della necessità non permette di uscire fuori dalla concezione teologica, perché, scrive Engels: "Se noi chiamiamo ciò, con Agostino e Calvino, l'eterno consiglio di Dio, o, con i turchi, il Kismet, oppure se lo chiamiamo invece necessità, la cosa non cambia davvero per la scienza”. In questi casi, egli dice, non si può parlare di analisi delle catene causali. Quindi questa necessità, che vale quanto l'eterno consiglio di Dio, resta un vuoto modo di dire, inservibile per la scienza, "e con ciò il caso resta quello che era. Fintantoché non possiamo dimostrare da che cosa dipende il numero dei piselli nel baccello, esso continua ad essere casuale". "Ma c'è -sottolinea Engels- di più. La scienza che volesse dedicarsi al compito di voler ricostruire il caso di questo singolo baccello di piselli nella sua catena causale, non sarebbe più per nulla scienza ma puro gioco; perché quello stesso baccello ha ancora innumerevoli altre proprietà individuali, che appaiono come casuali: sfumatura del colore, spessore e durezza del guscio, grossezza del baccello, per non parlare per nulla delle particolarità individuali che possono essere rivelate dal microscopio. Quell'unico baccello darebbe quindi da ricostruire più nessi di quanti potrebbero risolvere tutti i botanici del mondo".

Engels ha ben compreso la sfera della casualità indeterminabile e ci fornisce una precisa definizione di caso, e cioè la condizione oggettiva del singolo oggetto i cui nessi “causali" sono praticamente infiniti. Perciò quando il determinismo pretende di poter ricostruire questi nessi, in realtà non spiega la casualità mediante la necessità, ma degrada la necessità a livello della casualità:  "Se il fatto che un determinato baccello di piselli contiene sei piselli e non cinque o sette sta sullo stesso piano della legge del moto del sistema solare o del principio della trasformazione dell'energia, con ciò, in effetti, non si eleva la casualità all'altezza della necessità ma si degrada la necessità a casualità".

A questo punto, Engels generalizza il concetto di caso e mostra in tutta la sua ampiezza l'ambito della casualità: "Si può affermare quanto si vuole che la varietà delle specie e degli individui organici e inorganici esistenti su un dato territorio è basato su ferrea necessità; per le singole specie e individui rimane, com'era, un fatto casuale. Per il singolo animale il luogo dov'è nato, l'ambiente che trova, il numero e la quantità dei nemici che lo minacciano sono dovuti al caso ..., e l'assicurazione che anche in questo caso tutto è basato su ferrea necessità è una magra consolazione. Il groviglio degli oggetti della natura su un determinato territorio, anzi, di più, sull'intera terra, rimane, con ogni predeterminazione a partire dall'eternità, quello che era: casuale".

Se il groviglio degli oggetti della natura è casuale, è da questa casualità che si deve partire per comprendere la necessità. Il determinismo, invece, non è in grado di comprendere la necessità perché elude la casualità. D'altra parte, il senso comune metafisico, considerando ciò che non si conosce, o che non si riesce a ricondurre sotto leggi, alla stregua di cosa indifferente e trascurabile, non fa altro che trascurare gran parte della realtà naturale. L'esempio del baccello di piselli mostra, invece, che la casualità è inerente ai casi singoli i cui nessi sono praticamente infiniti, e quindi non riconducibili a leggi scientifiche. Indifferente e trascurabile sarà perciò non la casualità ma pretendere di comprenderla mediante leggi necessarie. E allora quale deve essere l'atteggiamento della scienza nei confronti del caso? Si tratta di concepirlo in rapporto dialettico con la necessità.

Scrive Engels a questo proposito: "Hegel scese in campo contro entrambe le concezioni con i princìpi, finora mai uditi, che il casuale ha una causa perché è casuale, proprio tanto quanto non ha causa alcuna perché è casuale, che il casuale è necessario, che la necessità determina se stessa come casualità, e che d'altra parte questa casualità è piuttosto assoluta necessità". Questi princìpi, egli dice, vennero considerati paradossali giochi di parole e, "mentre la ricerca scientifica continuava a pensare" che qualcosa o è necessaria o è casuale, "Darwin, nella sua opera di importanza storica, prende le mosse dalla più larga base esistente della casualità. Sono proprio le infinite casuali particolarità degli individui all'interno delle singole specie, ... le cui origini prossime sono dimostrabili solo nel minor numero dei casi, che lo costringono a mettere in discussione il fondamento sul quale era basata fino ad allora ogni regolarità in biologia, il concetto di specie nella forma metafisica, rigida ed inalterabile, che aveva fino ad allora avuto".

Engels coglie qui l'essenza del rapporto dialettico  caso-necessità, osservando che Darwin, partendo dalla più larga base esistente della casualità, è costretto a mettere in discussione il fondamento sul quale era basata fino ad allora ogni regolarità in biologia. Alla base della regolarità, della necessità, troviamo ora le infinite casualità particolari. Perciò, può concludere: "La casualità capovolge il concetto che fino ad allora si aveva della necessità... L'idea che fino ad allora si aveva della necessità non regge più. Serbarla significa imporre dittatorialmente alla natura, come legge, un'arbitraria determinazione dell'uomo, in contraddizione con se stesso e con la realtà; significa negare con ciò ogni necessità interna della natura vivente, significa proclamare come unica legge della natura vivente, in generale, il caotico regno del caso. Non ha più valore l'autorità della legge e della tradizione! Gridano in modo del tutto conseguente i biologi di ogni scuola!"

La conclusione di Engels è di fondamentale importanza teorica, e rappresenta un'anticipazione di ciò che sarebbe capitato alla teoria della conoscenza in mancanza di una chiara consapevolezza della dialettica caso-necessità: infatti se una cosa (fenomeno, processo) viene considerata metafisicamente o soltanto necessaria o soltanto casuale, dal momento che si osserva l'ampia base della casualità in natura, questa cosa (fenomeno, processo) apparirà soltanto casuale. Al posto della necessità, delle leggi scientifiche, il regno del caso! Ma allora come intendere il reale rapporto caso-necessità in una forma teorica valida in generale, così da rappresentare il fondamento concettuale di ogni indagine nei più diversi campi delle scienze della natura? Engels non conclude il suo paragrafo, perciò non fornisce la soluzione: i tempi non erano ancora maturi.  La scienza della natura, in particolar modo la biologia, già sommersa da un gran numero di osservazioni empiriche scollegate, non era in grado di vedere oltre il più piatto meccanicismo deterministico, e la novità rappresentata dall'evoluzionismo darwiniano, se sollevò il problema del ruolo del caso, come vedremo non lo risolverà, anche perché lo respinse come incongruo al determinismo stesso.

In questo capitolo ci limiteremo a indicare i principali concetti e leggi che permettono un nuovo modo di concepire la teoria scientifica, precisando il suo fondamentale rapporto: quello del caso e della necessità. Come punto di partenza si tratta di concepire la necessità interna ai fenomeni e processi naturali come rovesciamento dialettico dei singoli numerosi elementi, costituenti la larga base della casualità. In questo senso il caso è assolutamente necessario, perché è la casualità dei singoli elementi che permette la necessità dei complessi. Il caso è, dunque, in questo nuovo modo di vedere, il fondamento, della necessità.

La natura da sempre ha mostrato il suo complicato intreccio di caso e necessità, ma solo di recente ha rivelato a una scienza tecnologicamente molto più avanzata l'enorme ampiezza della casualità. La teoria scientifica non può più illudersi di poter continuare a sbrogliare la matassa della natura nel solito modo: separando il caso dalla necessità e immaginando di determinare quest’ultima come meccanismo deterministico. Il rischio che oggi essa corre è quello di perdersi dietro le "leggi del caso", come accade ai teorici del "Caos", dopo essersi tranquillizzata per decenni nell’illusione di poter determinare ogni sorta di minuziosi meccanismi com’è accaduto alla biologia molecolare e all'immunologia.

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Tratto da "Caso e necessità - L'enigma svelato - Volume primo Teoria della conoscenza". (1993-2002) Inedito

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