Un pezzo di roccia si stacca da una montagna, frantumandosi in mille frammenti. Dopo milioni di anni, questi si trasformano in sassolini levigati nel letto di un fiume o in una spiaggia. Sono forse la stessa cosa dell'originario pezzo di roccia? Evidentemente no!
Anche una teoria scientifica è come un pezzo di roccia grezzo, informe e pieno di asperità, che si è formato attraverso un groviglio di ipotesi contrastanti. Ma, dopo secoli o anche solo decenni, le teorie scientifiche, depositate nei libri di divulgazione, nei manuali universitari e soprattutto in quelli liceali, hanno subìto una intensa limatura, apparendo sassolini levigati: così, scomparsi gli angoli acuti delle contraddizioni, queste teorie appaiono perfettamente ordinate, precise, pronte solo per essere consultate o memorizzate. Se poi sono errate, come criticarle in questa forma così levigata? Il "sassolino levigato" non fornisce più alcun elemento di riflessione e di critica.
Anche una teoria scientifica è come un pezzo di roccia grezzo, informe e pieno di asperità, che si è formato attraverso un groviglio di ipotesi contrastanti. Ma, dopo secoli o anche solo decenni, le teorie scientifiche, depositate nei libri di divulgazione, nei manuali universitari e soprattutto in quelli liceali, hanno subìto una intensa limatura, apparendo sassolini levigati: così, scomparsi gli angoli acuti delle contraddizioni, queste teorie appaiono perfettamente ordinate, precise, pronte solo per essere consultate o memorizzate. Se poi sono errate, come criticarle in questa forma così levigata? Il "sassolino levigato" non fornisce più alcun elemento di riflessione e di critica.
Anche con la scoperta della "doppia elica" e con la teoria del codice genetico ci troviamo nella medesima situazione: nel dimenticatoio sono finiti tutti gli errori commessi, e anche tutti i maneggi, gli imbrogli compiuti dagli autori e dai lori compari. Però, in questo caso, l'autore più giovane, Watson, non ha resistito a ripercorrere la storia reale della scoperta della "doppia elica", mostrandone tutte le asperità e le scabrosità; ma questa ricostruzione non ha suscitato alcun interesse: si è preferito accarezzare il sassolino levigato piuttosto che ferirsi le mani con il pezzo di roccia.
Anzi, alla comunità scientifica la ricostruzione storica inconsueta di Watson è apparsa come il frutto acerbo di un "enfant terrible". Ma come è potuto accadere? Qual è stata la molla di questa estrema e inusuale sincerità? Nessuno può dirlo, sebbene qualcosa si possa dire su una caratteristica del modo di pensare anglosassone: esso disdegna la teoria e mette al primo posto la pratica, quella pratica che conduce al successo, non importa come ottenuto. Per Watson quel successo era ineccepibile, perciò si è permesso di raccontarne, divertito, anche i particolari più disdicevoli. Perché, insomma, alla fine era stato lui il vincitore (assieme a Crick).
Tratto da "Caso e necessità - l'enigma svelato - Volume terzo Biologia." (1993-2002) Inedito