sabato 24 luglio 2010

Il sassolino levigato

Un pezzo di roccia si stacca da una montagna, frantumandosi in mille frammenti. Dopo milioni di anni, questi si trasformano in sassolini levigati nel letto di un fiume o in una spiaggia. Sono forse la stessa cosa dell'originario pezzo di roccia? Evidentemente no!

Anche una teoria scientifica è come un pezzo di roccia grezzo, informe e pieno di asperità, che si è formato attraverso un groviglio di ipotesi contrastanti. Ma, dopo secoli o anche solo decenni, le teorie scientifiche, depositate nei libri di divulgazione, nei manuali universitari e soprattutto in quelli liceali, hanno subìto una intensa limatura, apparendo sassolini levigati: così, scomparsi gli angoli acuti delle contraddizioni, queste teorie appaiono perfettamente ordinate, precise, pronte solo per essere consultate o memorizzate. Se poi sono errate, come criticarle in questa forma così levigata? Il "sassolino levigato" non fornisce più alcun elemento di riflessione e di critica.

Anche con la scoperta della "doppia elica" e con la teoria del codice genetico ci troviamo nella medesima situazione: nel dimenticatoio sono finiti tutti gli errori commessi, e anche tutti i maneggi, gli imbrogli compiuti dagli autori e dai lori compari. Però, in questo caso, l'autore più giovane, Watson, non ha resistito a ripercorrere la storia reale della scoperta della "doppia elica", mostrandone tutte le asperità e le scabrosità; ma questa ricostruzione non ha suscitato alcun interesse: si è preferito accarezzare il sassolino levigato piuttosto che ferirsi le mani con il pezzo di roccia.

Anzi, alla comunità scientifica la ricostruzione storica inconsueta di Watson è apparsa come il frutto acerbo di un "enfant terrible". Ma come è potuto accadere? Qual è stata la molla di questa estrema e inusuale sincerità? Nessuno può dirlo, sebbene qualcosa si possa dire su una caratteristica del modo di pensare anglosassone: esso disdegna la teoria e mette al primo posto la pratica, quella pratica che conduce al successo, non importa come ottenuto. Per Watson quel successo era ineccepibile, perciò si è permesso di raccontarne, divertito, anche i particolari più disdicevoli. Perché, insomma, alla fine era stato lui il vincitore (assieme a Crick).

Tratto da "Caso e necessità - l'enigma svelato - Volume terzo  Biologia." (1993-2002) Inedito
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