sabato 4 novembre 2017

Il determinismo assoluto di Marco Aurelio Antonino 4)*

"Significativa la concezione deterministica di Marco Aurelio Antonino, che, nei suoi "Ricordi", si manifesta nella forma di una angosciosa preoccupazione di determinare la propria esistenza individuale come necessità assoluta: così il senso del dovere, la bontà, lo scrupolo eccessivo nell'evitare errori personali, ecc. devono per lui poggiare su un fondamento certo e necessario. Egli non accetta, quindi, la contraddizione esistente tra la necessità della sua esistenza complessiva di imperatore e il caso relativo alla propria esistenza individuale.

Per Antonino "Ogni cosa è profondamente intrecciata con le altre; sacro è il filo che tiene legate le cose. Nessuna, certamente, può dirsi estranea a un'altra". Il caso individuale viene, in questo modo, respinto e sostituito dalla connessione causale di tutte le cose, che egli attribuisce alla Provvidenza divina. "Del resto -scrive- a un bove nulla può accadere che non sia bovino; a una vigna nulla che non appartenga all'ordine delle viti; né a una pietra cosa estranea all'ordine petrigno".

E' qui espresso, ingenuamente, l'errore tipico del determinismo riduzionistico che non distingue qualitativamente la condizione della singola cosa da quella del suo genere e dal complesso particolare al quale può casualmente appartenere. Al singolo bove, infatti, poteva capitare più di una sorte oltre a quella specifica del suo genere: dal condurre un aratro a diventare oggetto di culto, dal finire "sacrificato" su un altare o, più frequentemente, in forma di bistecche alla griglia. E a una singola pietra poteva capitare di finire, per caso, calpestata in un selciato oppure adorata in un altare, o, peggio ancora, utilizzata per una lapidazione.

Riguardo alla provvidenza divina, Antonino è perplesso in relazione a due possibili interpretazioni, che anticipano il riduzionismo teologico del Seicento (Leibniz, Bayle, ecc.): o "la mente universale provvede coll'impulso del suo dovere ai singoli fatti", "oppure una volta per sempre quella volontà ha provveduto, e il successivo svolgersi degli eventi dipende da quella prima determinazione". Come si vede, la teologia può giustificare il suo determinismo divino con due possibili soluzioni, l'una più imbarazzante dell'altra.

Ma Antonino è còlto da un dubbio indeterministico che suscita in lui un'interessante riflessione, con la quale chiudiamo il discorso: "Insomma, se vi è un Dio, tutto procede bene, se un caso, ebbene non procedere tu pure a caso". Insomma, o è la necessità deterministica o è il caso indeterministico. Ma se il singolo individuo è sottoposto al caso, ciò non significa che egli debba necessariamente comportarsi a casaccio."


* Scritti del 1985

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