venerdì 14 luglio 2017

V] Relatività generale: il mistero irrisolto della gravitazione

Abbiamo già stabilito che il concetto di continuo-quadrimensionale-immaginario-curvo ha svuotato di significato fisico il concetto di campo gravitazionale, mentre, nella realtà, le masse cosmiche sono dotate di energia potenziale gravitazionale, la quale si manifesta nella reciproca attrazione dei corpi materiali, trasformandosi in energia attiva, cinetica. Questo fenomeno è stato interpretato da Newton come manifestazione di una forza gravitazionale ma2, che non ha un reale significato fisico, rappresentando soltanto il passaggio matematico intermedio tra la quantità di moto (ma) e l'energia cinetica (mv2).

Dopo Faraday il fenomeno della gravitazione è stato interpretato come manifestazione di un campo e delle sue linee di forza: concetto questo che, se non risolveva ancora il mistero della gravitazione, aveva almeno il merito di mettere da parte la fittizia forza gravitazionale.

Con Einstein, il concetto di campo gravitazionale, inizialmente, è servito a sottrarre alle masse cosmiche la loro proprietà gravitazionale attiva: questa viene considerata semplicemente come azione di un campo che prende il posto della materia, diventando unico protagonista del fenomeno gravitazionale. Ma, dopo aver separato il "campo" dalla materia che lo produce, Einstein non è riuscito a svuotare il concetto di campo da ogni significato fisico (pur essendo nelle sue intenzioni).

"Un corpo dotato di massa, come la Terra, sembra circondato da un campo di forza latente, pronto, se un altro corpo entra in esso, a diventare attivo e a trasmettere il movimento". Questa sciatta definizione di Eddington, interprete ufficiale del pensiero di Einstein, serve solo a preparare il terreno allo svuotamento relativistico della realtà  dei cosiddetti campi gravitazionali. Ragionando nei termini del relativismo fittizio di Huygens, considerando un corpo attratto dalla Terra con un'accelerazione costante, Eddington può dire: "Innanzi tutto si tratta di un'accelerazione relativa alla Terra; ma allora si può con egual diritto considerare come un'accelerazione della Terra rispetto" al corpo attratto.

Eddington utilizza l'argomento di Huygens (la negazione del moto reale relativo a un dato sistema di riferimento); ma, mentre Huygens si limitava a concepire moti relativi fittizi rifiutando il cosiddetto moto reale assoluto, Eddington approfitta della relatività del moto per affermare un nuovo assoluto: il luogo geometrico. Infatti, scrive: "Osservatori diversi descriveranno la traiettoria come rettilinea, parabolica o sinuosa [nell'esempio della pietra lanciata dal finestrino di un treno in corsa], ma si tratta dello stesso luogo geometrico assoluto".

Ricapitolando con le parole dello stesso autore: "l'intervallo fra due eventi (vicini) è un qualcosa di quantitativo che ha un significato assoluto in natura. La traiettoria fra due eventi (distanti) che possiede la massima lunghezza di intervallo deve perciò avere un significato assoluto. Tali traiettorie vengono chiamate geodetiche". Abbiamo citato questa affermazioni per sottolineare il fatto che il relativismo di Einstein, del quale Eddington è stato il principale interprete e portavoce, non ha negato il moto assoluto per affermare semplicemente il moto relativo fittizio, bensì per affermare un nuovo assoluto geometrico, sostanzialmente statico, invariante.

In definitiva, la relatività generale ha reso statico l'universo identificandolo con una statica geometria curvilinea non euclidea, e ha potuto compiere questa operazione soltanto nella forma dell'immaginario continuo quadrimensionle. Quindi, la relatività del moto è stata per Einstein solo il punto di partenza per giungere alla negazione geometrica del moto stesso (sia assoluto che relativo).

Così, Einstein ha preso in considerazione la forza gravitazionale, la forza inerziale e la forza centrifuga, come cause o espressioni di forme diverse di movimento, solo per eliminare il movimento stesso. La via percorsa è stata quella di annullare prima di tutto le loro differenze. Abbiamo già visto lo stucchevole esempio dell'ascensore, tipico esperimento ideale che è servito a Einstein per annullare la gravitazione "scoprendo" l'equivalenza tra campo di forza gravitazionale e forza inerziale. (I relativisti passano con nonchalance dal "campo" alla "forza" come fossero sinonimi).

Eddingtono svela, nel seguente modo, il trucco della equivalenza tra la forza inerziale e la forza gravitazionale. "Abbiamo detto che nessun esperimento è stato in grado di rivelare una differenza fra un campo gravitazionale e un campo artificiale di forza..." "E' bene essere espliciti quando viene tratta una generalizzazione positiva da indicazioni sperimentali negative. La generalizzazione che ci proponiamo di adottare è nota come il principio di equivalenza. Un campo di forza gravitazionale è perfettamente equivalente a un campo artificiale di forza di modo che in ogni piccola regione è impossibile mediante qualsiasi esperimento concepibile fare una distinzione fra i due. In altre parole la forza è puramente relativa".

Ancora più esplicito è stato Bergmann: "il principio di equivalenza è stato enunciato dicendo che, con esperimenti locali, non si può distinguere fra accelerazione gravitazionale e accelerazione inerziale. Come conseguenza deriva allora l'equivalenza fra massa gravitazionale e massa inerziale".

Insomma, l'esperimento ideale (locale) non permette di distinguere tra campo di forza gravitazionale e campo artificiale di forza, ossia tra accelerazione gravitazionale e accelerazione inerziale, quindi tra massa gravitazionale e massa inerziale. Poiché non è possibile, sperimentalmente, distinguere ciò che appartiene alla gravitazione da ciò che appartiene all'inerzia, si dichiara che gravitazione e inerzia sono equivalenti. Insomma, l'equivalenza fra massa gravitazionale e massa inerziale non sarebbe  che una pretesa qualità positiva dedotta da una limitazione negativa del metodo empirico induttivo.

Ma se l'esperimento (nota bene, puramente ideale) non permette di distinguere la gravitazaione dall'inerzia, solo un modo di pensare truffaldino può ricavare come conclusione che la gravitazione è solo relativa (in senso fittizio). Il fondamento di questo modo di pensare che annulla, con una falsa deduzione relativistica, la reale gravitazione è l'assolutizzazione del metodo induttivo, della pura osservazione: si affida all'osservazione il diritto assoluto di decidere. Poiché, però, nessuno può osservare realmente la gravitazione, ossia, comprendere la gravitazione con la semplice osservazione, ecco che si immaginano esperimenti ideali con gli "osservatori in caduta libera" e altre amenità del genere che non meritano neppure d'essere prese in considerazione.

Alle finzioni utili dobbbiamo sostituire concetti che riflettano il mondo reale. Per la concezione dialettica, esiste un moto reale, relativo al proprio sistema naturale di riferimento, rappresentato dal contenitore entro il quale avviene il movimento di un oggetto materiale. Il moto gravitazionale segue questo principio: la pietra che cade dal finestrino di un treno in corsa, compie un moto reale parabolico, rispetto alla banchina, la quale rappresenta il suo sistema naturale di riferimento. Il capovolgimento operato dal relativismo fittizio (anche la banchina può essere considerata in movimento rispetto alla pietra) è stata soltanto un'inutile finzione  per negare l'esistenza di sistemi naturali (gravitazionali) di riferimento.

Alla teoria della relatività generale la considerazione della relatività di tutti i possibili sistemi di riferimento serve non solo per negare i "sistemi privilegiati", ossia i sistemi di riferimento gravitazionali naturali, ma anche per affermare un nuovo assoluto. Come scrive Eddington: "Ogni conoscenza fisica è relativa a delle partizioni dello spazio e del tempo e, per ottenere una comprensione dell'assoluto, è necessario avvicinarsi attraverso il relativo, che è sempre lo stesso a prescindere da ciò rispetto a cui è relativo".

In altre parole, la relatività della relatività è un assoluto. La negazione relativistica del moto reale considerato come assoluto, la quale afferma il moto fittizio relativo a uno fra i tanti sistemi di riferimento, rappresenta la prima negazione. La negazione relativistica dei sistemi di riferimento rappresenta la seconda negazione. Einstein, ponendo tutti i sistemi di coordinate sullo stesso piano, ha negato il moto relativo fittizio che, a sua volta, aveva negato il moto reale. Senza volerlo, egli ha scimmiottato la dialettica della negazione della negazione, ma in senso puramente fittizio.

La vecchia relatività fittizia di Huygens viene negata con l'affermazione della indipendenza da ogni sistema di coordinate e si trasforma nella nuova relatività generale, fittizia, di Einstein che afferma un nuovo assoluto: il continuo quadrimensionale immaginario curvo, rispetto al quale il movimento dei corpi, le distanze percorse, le traiettorie non hanno più alcun senso: al loro posto un unico oggetto fittizio: la Geodetica.

La Geodetica è il fittizio luogo assoluto contenuto entro il suo fittizio, unico, contenitore: il continuo quadrimensionale immaginario curvo. La gravitazione è stata liquidata con questa soluzione irreale. Einstein avrebbe fatto, volentieri, a meno della gravitazione prodotta dalla materia, come prima aveva fatto volentieri a meno della materia sostituendola con il campo gravitazionale. Ma la relatività ristretta risultò un fallimento, perciò, fu costretto a prendere in considerazione la gravitazione non potendo più evitarla. Nel farlo, però, la liquidò definitivamente con la sua relatività generale.

Riassumendo, in sintesi, la tendenza storica che ha prodotto questo incredibile risultato, ci rendiamo conto che, a forza di astrazioni, i fisici hanno spogliato la materia da tutte le sue qualità fisiche, pervenendo alla teoria dei campi di forza. Successivamente, Einstein, partendo da questa teoria, a forza d'astrazioni, è pervenuto a "una teoria della geometria dell'universo", concepita inizialmente come "completa coincidenza nello spazio e nel tempo" che, risultata fallimentare, è stata giustificata come "relatività ristretta". Infine, concependo l'idea di continuo quadrimensionale, immaginario, curvo della "relatività generale", ha ridotto ogni reale movimento a "traiettoria assoluta" che non è una reale traiettoria, bensì una fittizia "linea di universo" chiamata "geodetica".

Se è vero che il moto reale dei corpi nell'Universo non può essere conosciuto come un assoluto, perché per conoscerlo dobbiamo necessariamente riferirlo al suo sistema naturale gravitazionale di riferimento, e quindi la sua conoscenza è sempre, in questo senso, relativa, Einstein, non comprendendo questa verità, ha considerato fittizio il moto relativo soltanto per liquidare il moto gravitazionale, sostituendo la traiettoria reale con una fittizia "linea di universo" o "traiettoria assoluta" o "geodetica". In questo modo, egli non ha risolto l'enigma della gravitazione, semplicemente lo ha liquidato e imbalsamato in una statica forma geometrica. 

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