venerdì 21 luglio 2017

I tanti padri della relatività e i tanti figli della matematica a molte dmensioni

Oggi troviamo, su "Scienzainrete", un ennesimo articolo* sul preteso genio di Einstein, che non fu un grande matematico (ma in compenso fu amico di un bravo matematico al quale chiese soccorso per non impazzire), che elaborò una teoria la quale aprì la strada a tutte le successive teorie riguardanti le numerose, fittizie, dimensioni dell'universo.

Il paradosso dell'articolo è che inizia mostrando una foto di molteplici finti Einstein "Benny Wasserman e altre persone mascherate da Albert Einstein nel tentativo di vincere il Guinness dei primati per il più grande raduno di finti Einstein, Los Angeles (2015)". Finzione che sembra tradire un'unica verità: Einstein non fu vero genio. Proprio come oggi non sono veri geni i teorici delle 10-11 dimensioni.

Leggiamo l'inizio dell'articolo ospitato su "Scienzainrete": "Tutti sanno che la teoria della relatività è stata elaborata da una sola persona geniale, che ha stupito il mondo con le sue intuizioni, poi confermate in modo sorprendente e meraviglioso. In realtà sono due le teorie: la relatività speciale, o ristretta, pubblicata nel 1905, che tratta di sistemi inerziali, velocità della luce, tempo relativo, paradosso dei gemelli, e finisce con la famosa equazione E = mc2; e la relatività generale, pubblicata dieci anni dopo, che tratta la gravitazione in un modo completamente nuovo rispetto alla gloriosa legge della gravitazione universale di Newton. Inoltre introduce spazi curvi, un nuovo modo di rallentare il tempo e altri fenomeni incredibili, fra cui i buchi neri e la cosmologia". Ma poi  escono fuori le difficoltà.

"Le difficoltà della relatività generale"

"Quasi tutti sanno anche che la relatività generale utilizza una matematica particolarmente difficile, tanto che ancora oggi si usa tranquillamente l’equazione di Newton: nessuno si sogna di usare formule relativistiche nella gestione dei satelliti o delle sonde interplanetarie, dal momento che i risultati sostanzialmente coincidono. Non si può usare Newton però se abbiamo bisogno di grande precisione, come nel caso del GPS, oppure studiamo intensi campi gravitazionali, come vicino a una stella di neutroni. La legge della gravitazione universale è così semplice dal punto di vista formale che si studia già alle scuole medie. La relatività speciale, quella del 1905, è più complicata, ma non tanto, e si riesce a trattare comunque con la preparazione del liceo. Ma l’equazione tensoriale della relatività generale richiede una competenza matematica decisamente più elevata, diciamo almeno un paio di anni di università.

Albert Einstein è stato anche fortunato in questo caso, sia perché gli strumenti matematici necessari per scrivere le sue equazioni erano appena stati sviluppati con la necessaria precisione, sia per aver trovato chi lo ha aiutato ad apprenderne l’uso. Senza di questi, da solo non ce l’avrebbe fatta"
. [NB il genio che non ha avuto eguali!]

"Il cavallo della vera matematica

Come se la cavava Einstein davvero con la matematica? A tal proposito circolano varie leggende e molti credono che da studente facesse una certa fatica".
E qui interrompiamo perché, quando si è convinti che uno sia un genio, anche atteggiamenti ebeti vengono tranquillamente giustificati come segno paradossale di grande genialità.

Ma non è finita qui: perché l'autore dell'articolo pubblicato su "Scienzainrete", pur sostenendo la genialità di Einstein, ha dovuto ammettere che fosse un pò carente in matematica, e d'altra parte ha concluso che la vera protagonista di tutta la storia, per giunta scritta da una matematica, è la matematica stessa. Così, tutti i salmi finiscono in gloria ... matematica, e anche gli stringhisti ringraziano.


* "I tanti padri della relatività" di Massimo Ottone
Pubblicato il 21/07/2017
   

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