Secondo Abbagnano ("Dizionario di Filosofia" (1964)) solipsismo "è la tesi che esisto solo io e che tutti gli altri (uomini e cose) sono soltanto mie idee. Il termine più antico per indicare questa tesi è egoismo o egoismo metafisico o egoismo teorico".
L'accettazione più o meno esplicita che gli atti o le operazioni del soggetto (dell'io) sono conosciuti in modo immediato e privilegiato ed hanno pertanto una certezza assoluta, dice Abbagnano, ha fatto assumere talvolta il solipsismo o come punto obbligato della teoria della conoscenza o come procedimento metodologico. Quest'ultimo punto di vista apparterrebbe al positivismo logico, soprattutto di Wittegenstein e Carnap. Per il primo: "I limiti del mio linguaggio costituiscono i limiti del mio mondo", ossia, "ciò che il Solipsismo vuol dire è affatto giusto, soltanto non può essere detto, ma si manifesta. Che il mondo sia il mio mondo si rivela nel fatto che i limiti del linguaggio (del linguaggio che io solo capisco) costituiscono i limiti del mio mondo", e che pertanto "io sono il mio mondo".
Abbagnano osserva: "In realtà il presupposto del positivismo da cui nasce il S[olipsismo] è il riflesso nella teoria del linguaggio della tesi idealistica: gli elementi del linguaggio sono segni d'esperienza immediata, perché le esperienze immediate sono la sola realtà".
Nessuno può certamente negare che ogni individuo abbia il suo mondo, più o meno ristretto, che rappresenta l'ambito della sua personale esistenza e anche comprensione; ma questo mondo personale rappresenta solo la condizione di una monade chiusa in se stessa, che gira come una trottola attorno a se stessa: un mondo puramente casuale, come è casuale che uno sia un positivista logico oppure un idiota, ossia che uno si ritenga in grado di giudicare i diversi "linguaggi" delle scienze oppure non sia neppure in grado di avere un linguaggio appena sensato.
Ciò che il solipsista non tiene presente è, però, che la circostanza puramente casuale, la quale fa sì che uno abbia un linguaggio ristretto e un altro un linguaggio molto più ampio grazie allo studio delle varie scienze, sarebbe responsabile della minore o maggiore ampiezza del mondo. Di conseguenza, quale mondo dovrebbe interessare la conoscenza? Quale mondo varrebbe la pena di conoscere?
Poiché, oggi, il settorialismo della conoscenza ha prodotto una infinità di specializzazioni, se dessimo retta al solipsismo dovremmo prendere in considerazione una infinità di mondi, diversi, ristretti, separati tra loro, chiusi in se stessi, accessibili solo agli specialisti. Così per lo scienziato della natura, il "mondo" della storia umana sarebbe semplicemente inesistente; viceversa, per lo storico sarebbe inesistente il "mondo" della natura. E non è finita: per il fisico sarebbe inesistente il "mondo" biologico, per il termodinamico sarebbe inesistente il "mondo" cosmologico, ecc. ecc.
Ora, se nella "scienza" attuale avviene proprio così, perché troppo spesso lo specialista non tiene presente altro "mondo" che il suo, solo a uno specialista del neopositivismo logico poteva venire in mente che non esista altro "mondo" che il suo. Sarebbe stato sufficiente solo un minimo di buon senso per fargli intendere che se gli altri "mondi" non esistono per lui, è solo perché li ignora. Però, ignorantia non est argomentum: se ciò che ignoro non esistesse, che cosa mai tratterebbero i milioni di volumi che riempiono le biblioteche?
Nonostante che il settorialismo abbia prodotto una miriade di rami della conoscenza, o meglio di specializzazioni, che vengono concepiti solipsisticamente come mondi a se stanti, è anche vero che questi "mondi" sono solo il risultato di una conoscenza convenzionale e fittizia: così all'errore del solipsismo si aggiunge la falsità del convenzionalismo fittizio della teoria della conoscenza contemporanea.
Ma il mondo reale è il prodotto del reale movimento della materia, della società e della storia, guidato dalla dialettica di caso e necessità. E questo mondo va per la sua strada, indifferente all'apparente infinità di mondi personali, soggettivi, "solipsisti" di oltre sei miliardi di singoli esseri umani.
Scritto nel 2008
Post Scriptum (marzo 2013). I recenti risultati elettorali dovrebbero far riflettere sul "solipsismo" politico: nello specifico, sull'attitudine dei politici parlamentari a crearsi un mondo personale che non riflette quello reale.
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