giovedì 3 marzo 2011

LHC e i tempi lunghi della conoscenza IV

LHC: non è solo la ricerca del chimerico bosone di Higgs

Trovare il bosone di Higgs equivarrebbe a garantire il successo alla teoria standard, o vecchia fisica. Di conseguenza, non ci sarebbe bisogno di "nuova fisica". Allora, quando su "Le Scienze" si invoca, da più parti, la "nuova fisica" è come se implicitamente si ammettesse che il bosone di Higgs non verrà mai trovato (in quanto chimera, esistente soltanto nel modello matematico della vecchia fisica, come del resto chi scrive sostiene da tempo).

Ma, se questo pessimismo sottinteso di "Le Scienze" verrà confermato dalla realtà sperimentale, a soffrire saranno soltanto i fisici teorici legati alla vecchia teoria standard, e soltanto loro. Perché i fisici teorici della "nuova fisica", tra i quali soprattutto la più recente generazione di stringhisti, gioiranno nell'illusione di garantirsi il primato. A loro volta, gli sperimentali potranno felicitarsi in ogni caso, perché, comunque vada, avranno dimostrato le loro grandi capacità con colossali risultati tecnologici. Inoltre, potranno sempre sperare di scoprire qualcosa di nuovo, sul quale i teorici dovranno poi sviluppare "nuova fisica".

A conferma di questa situazione troviamo su "Le Scienze" di Febbraio 2011 alcuni indizi significativi, tra i quali l'atteggiamento deciso e risoluto di Fabiola Gianotti, ricercatrice di fisica subnucleare dal 1994 e attuale direttrice dell'esperimento ATLAS all' LHC*. Nell'intervista condotta da Folco Claudi, alla fatidica domanda: "LHC potrà dunque dire una parola definitiva sul bosone di Higgs?" Gianotti risponde, senza mezze misure: "Riguardo ai tempi è difficile fare una previsione. Dipende dalla massa e da come funzionerà LHC; se la prestazione continua a essere così spettacolare, entro due anni si dovrebbe poter chiudere il discorso: o scoprirlo o escludere la sua esistenza e quindi falsificare la teoria standard, circostanza che aprirebbe la strada ad altre spiegazioni per le masse delle particelle".

Come si vede, la questione della realtà qui non presenta quelle sottigliezze tipiche dei filosofi della fisica come Castellani: Gianotti non disquisisce sui problemi metafisici e soprattutto sul realismo scientifico, perchè ritiene che qualcosa o è reale, ossia esiste in natura, o non lo è. Perciò "falsificare" non è una stranezza popperiana, ma significa proprio dimostrare la falsità di una teoria. Così, nel caso si dimostrasse falsa la teoria standard, per Gianotti, si aprirerebbe di nuovo la questione della formazione della massa, questione fondamentale come da tempo sosteniamo.

Un altro indizio significativo si trova nel titolo e nel sottotitolo dell'intervista di Folco Claudi: "LHC: l'alba di una nuova fisica Il più grande acceleratore di protoni, in funzione al CERN, ha un obiettivo ambizioso: cercare nuova fisica che risolva le questioni lasciate aperte dal modello standard". Soprattutto il sottotitolo sembra proprio anticipare che ci vorrà "nuova fisica" perché, tra le questioni lasciate aperte dal modello standard, campeggia irrisolta quella del ritrovamento del bosone di Higgs.

Ma LHC ha ben altri obiettivi, ambizioni e risultati. Se leggiamo l'intervista, si può notare che la direttrice di ATLAS indica con legittimo orgoglio gli importanti risultati già raggiunti dal progetto LHC. Limitandoci a due brani significativi, possiamo leggere: 1) "E' comunque importante che molte delle innovazioni in campo tecnologico che LHC ha richiesto, dalla criogenia all'uso di nuovi materiali, dall'elettronica alla distribuzione e trattamento dei dati, trovino oggi applicazioni in altri campi (medico, industriale e così via) a vantaggio della vita di ogni giorno". 2) "La distribuzione, custodia e elaborazione dei dati si basa su una griglia di calcolo, la cosiddetta Grid, che consiste di 150 centri di calcolo in tutto il mondo, collegati da connessioni molto veloci. Questo è l'unico modo di fare ricerca a livello veramente globale, in progetti che coinvolgono scienziati di tutto il mondo, e richiedono massicce operazioni di calcolo".

Soprattutto l'esistenza di questa enorme potenzialità di calcolo su grandi numeri, costruita per il funzionamento del Large Hadron Collider, ha una fondamentale importanza scientifica per ogni disciplina delle scienze naturali, perché permette di affrontare, con qualche speranza di successo, i grandi numeri della natura e il suo conseguente enorme dispendio. E ciò del tutto indipendentemente dai risultati di LHC, finalizzati alla conferma della teoria standard, ossia alla scoperta del chimerico bosone di Higg.

* Questa è l'ultima volta che lo scrivente porrà l'articolo davanti a LHC, perché ormai tutti trattano questo acronimo come fosse un nome proprio. Quindi, si deve adeguare non scrivendo più, ad esempio, che "l'LHC non ha trovato il bosone di Higgs", ma che "LHC non lo ha trovato e, soprattutto, non lo può trovare".

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Scritto nel 2011

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