mercoledì 16 marzo 2011

In attesa dei risultati di LHC I

Poiché l'attesa dei risultati di LHC non sarà breve, occupiamola con una serie di post sul predominio della matematica pura in fisica teorica che LHC, si spera, contribuirà a scalzare.

Le pretese della matematica pura

I matematici puri del Novecento hanno fatto fin troppo affidamento sulla incomprensibilità della loro disciplina, e solo per questa ragione hanno ritenuto di potersi sottrarre al giudizio della teoria della conoscenza. Non solo, ma in quanto si affidano a una logica indipendente e autosufficiente, sulla quale chi non appartiene alle loro file non può dare valutazioni di merito, hanno potuto sostenere che non esiste altra logica fondamentale che la logica matematica, e che, di conseguenza, la conoscenza umana è fondamentalmente una questione di matematica pura. Beata allora la fisica, in quanto unica scienza della natura che può utilizzare pienamente i risultati di questa matematica, senza limite alcuno.

Ma la logica matematica, in se stessa, è in grado soltanto di valutare la coerenza di assiomi, equazioni e modelli prodotti dalle elaborazioni dei matematici puri. E troppo spesso, trattandosi di prodotti matematici molto complicati, resi ancor più incomprensibili da astrusi modelli "fisici", vengono ammesse correzioni ad hoc anche truffaldine, pur che siano accettate dal consenso generale della comunità dei fisici.

Ad esempio, il sofferto passaggio dalla relatività ristretta alla relatività generale è stato mediato da un aggiustamento matematico, trasformando una pretesa quarta dimensione temporale, radice quadrata di -1 moltiplicata per ct, in una generica quarta dimensione x4, da cui la bizzarra conclusione di avere a che fare con una dimensione immaginaria a causa del numero immaginario, radice quadrata di -1, che ha giustificato la pretesa esistenza di un universo quadrimensionale immaginario. E questo imbroglio è stato accettato per consenso generale.


Il fatto che i matematici siano gli unici in grado di comprendere le matematiche da loro stessi create, e perciò possano far passare per buono qualsiasi raffinato imbroglio, non significa che essi siano in grado di decidere della realtà fisica dei loro modelli. E il loro consenso generale non è affatto una garanzia della realtà fisica delle loro "libere creazioni mentali". D'altra parte, è anche vero che chi non ha conoscenze di matematica avanzata non è in grado di valutare gli assiomi, i teoremi, i modelli e le equazioni utilizzate in fisica. Quindi, il tentativo di valutare la matematica "applicata" alla fisica, al di fuori della logica matematica stessa, appare in se stesso contraddittorio, se non impossibile. Sembra una via senza uscita.

Una cosa, però, è certa: anche se chi scrive non è tecnicamente in grado di stabilire quale forma matematica possa essere veramente utile a riflettere l'universo reale e i reali processi della materia, è tuttavia in grado di valutare che l'attuale matematizzazione della fisica non può assolvere questo compito, anche perché sono gli stessi matematici fisici a rifiutarlo preferendo continuare a costruire pezzo per pezzo una gigantesca costruzione irreale e fittizia, nonostante i pressanti appelli dei fisici sperimentali che non sanno più che cosa cercare e dove cercare.

Anche se il compito logico che ci assumiamo, di smascherare il convenzionalismo fittizio della matematica pura applicata alla fisica, non è affatto facile, esistono almeno due punti fermi sui quali possiamo fare affidamento: 1) la realtà della evoluzione naturale è in se stessa dialetticamente contraddittoria; la matematica pura segue, invece, il principio di non contraddizione e produce modelli astratti che seguono i princìpi di semplicità e di economia: tutto l'opposto della natura che è contraddittoria, complessa e dispendiosa; 2) la natura è contraddittoria perché la sua evoluzione segue la dialettica caso-necessità: la realtà naturale si manifesta come cieca necessità fondata sul caso, mediante processi molto dispendiosi; la matematica pura, al contrario, nonostante respinga da sempre il principio di contraddizione, ha finito con il contraddirsi perché, nella elaborazione dei modelli fisici, ha seguìto, nel Novecento, criteri opposti, ora deterministici ora indeterministici.

In conclusione, l'universo, nel suo complesso, è una chiara manifestazione di dispendio di energia (materia): per questo motivo, non si possono accettare teorie che semplifichino e minimizzino l'evoluzione dispendiosa della materia nel cosmo, ma soprattutto occorre respingere come non realistiche le teorie fondate su modelli matematici astratti e puramente convenzionali.

--------

Scritto nel 2011

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...