venerdì 2 dicembre 2011

Zeilinger: la metafora del mondo come informazione al posto della realtà scientifica

Anton Zeilinger, autore di "Il velo di Einstein" (2003), nell'ultimo capitolo dal titolo molto significativo "Il mondo come informazione", sostiene che "la scelta dello strumento da usare in un esperimento determina quale grandezza fisica si può osservare; il che non presuppone necessariamente che questa grandezza fisica esista prima della osservazione". Quindi cita Bohr, che affermò: "E' sbagliato pensare che sia compito della fisica scoprire come è fatta la natura. La fisica tratta di ciò che si può dire della natura". Formula questa che favorì il soggettivismo idealistico. E l'aggiunta, in perfetto stile popperiano, dell'autore conferma l'assunto: "Nel caso della fisica quantistica abbiamo già visto che con i nostri strumenti, in fondo, poniamo domande alla natura, che in un modo o nell'altro risponde, se siamo fortunati".

In altro luogo abbiamo criticato questa impostazione, tipica del modo di operare dei servizi segreti nel periodo della guerra fredda. Ma Zeilinger ha in mente qualcosa di più raffinato e in sintonia con il nostro tempo, dominato da Internet e dalle informazioni computerizzate. Così, prima scopre come "principio fondamentale" l'informazione, intesa come risultato della osservazione, poi si domanda: "Ciò forse significa che tutto è solo informazione? Addirittura che forse la realtà non esiste?" E risponde: "Non possiamo semplificare la cosa fino a questo punto".

Fino a che punto, allora, l'informazione può sostituire la realtà? "Il fatto che la realtà non sia accessibile direttamente non significa certo che non esista, ma la sua esistenza non può essere dimostrata (!), sebbene ci siano quanto meno alcuni indizi della presenza di una realtà indipendente da noi". Questa concessione minimalista, fatta solo per evitare l'accusa di idealismo (ritenere che tutto accada all'interno della mente umana), si accontenta di indizi sull'esistenza della realtà esterna, il primo dei quali è il fatto che quando si fanno le stesse misurazioni, esse devono concordare. "Un secondo indizio dell'esistenza di una realtà indipendente da noi è dato dalla casualità nei singoli processi quantistici". Ma di questo caso, del tutto estraneo alla nostra influenza, "non possiamo darne una dimostrazione logica inconfutabile". A questo punto l'autore compie il seguente escamotage: "Ciò che si può sapere diventa il punto di partenza per fare ipotesi sulla realtà".

Ma come si può sapere a priori ciò che si può sapere? La risposta è reticente: "Secondo la fisica classica, e anche il senso comune, la realtà viene prima e l'informazione sulla realtà è invece qualcosa di derivato e secondario. Ma forse (!) anche il contrario è vero (sic!). Tutto ciò che abbiamo sono solo le informazioni, le nostre impressioni sensoriali, le risposte a domande che facciamo noi. La realtà viene dopo: è derivata e dipendente dalle informazioni che riceviamo".

Insomma Zeilinger ha creato un'antinomia metafisica, una contrapposizione diametrale: 1) da un lato la realtà è primaria e l'informazione è derivata, 2) dal lato opposto, la realtà è derivata e l'informazione è primaria. E nessuno può dimostrare la verità di 1) o 2) per la semplice ragione che la logica matematica vero-falso, 0-1, è inadeguata a rispondere. Del resto, dal punto di vista della logica dialettica, questa opposizione non esiste, perché la materia è la realtà primaria dalla quale è evoluto l'uomo e con lui la mente scientifica che si pone problemi di conoscenza.

Non sempre, però, la mente umana riesce nell'obiettivo di conoscere la realtà; anzi, come cerchiamo di dimostrare, essa sembra andare preferibilmente fuori strada, come ci conferma anche Zeilinger. In che modo ce lo conferma? Semplicemente eguagliando i due poli che ha appena posto in opposizione diametrale: realtà = informazione. Scrive, infatti, "Possiamo così formulare la nostra idea di fondo in un modo ancor più radicale. Visto che evidentemente non ci può essere alcuna differenza tra la realtà e l'informazione (sic!), affermiamo che l'informazione è la materia principale dell'universo"! Conclusione che rappresenta un vero e proprio sofisma completamente illogico. Insomma, una logica assurda fatta spacciare per soluzione definitiva.

Ma, anche ammettendo per assurdo di dar credito a una simile identità tra realtà e informazione, rimarrebbe la seguente contraddizione: mentre la realtà non può essere erronea, l'informazione può esserlo. Nulla ci garantisce informazioni precise, prive di errori. Ignaro di questa incoerenza logica, l'autore si sbilancia completamente a favore della identità tra realtà e informazione, pur con qualche residuo scrupolo: "Nella nostra concezione, allora, l'informazione, la conoscenza, è la materia primordiale dell'universo. Possiamo chiedere: la conoscenza di chi? Chi deve avere le informazioni? Questo non porta a un solipsismo puro, cioè a presupporre che nel mondo esista solo una coscienza, la propria, e che tutto avvenga al suo interno? Spesso anche l'interpretazione di Copenaghen è accusata di essere puramente soggettivista, perché ammetterebbe l'esistenza del mondo solo nella coscienza dell'osservatore".

Zeilinger conosce la questione, però respinge l'accusa di solipsismo assicurando, sulla sua parola, il valore della "ipotesi radicale: realtà e informazione sono la stessa cosa". E aggiunge: "La nostra affermazione precedente, secondo la quale l'informazione è la materia primordiale dell'universo, è ora da considerarsi anche nel senso di questa unità tra realtà e informazione".

Ma non sembra finita qui, se l'autore, per un ulteriore scrupolo, deve spendere altre parole sulla "realtà reale" (sic!). "Nella nostra analisi abbiamo visto che questa "realtà reale", almeno nel mondo quantistico, non sarà mai accessibile". Avrebbe dovuto aggiungere: parola di solipsista. Perché, se la realtà (ovviamente reale) non fosse accessibile, che cosa rimarrebbe? Soltanto la realtà fittizia e convenzionale. E questo è ciò che succede da decenni in fisica, dove spuntano, come funghi, i più diversi paradigmi apparentemente risolutivi, quali appunto "il mondo come informazione" di Zeilinger. Paradigmi che riflettono soltanto le stramberie uscite dalle menti di singoli autori.

Scritto nel 2008

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