Dire che non c'è niente di eterno, eccetto la materia in movimento (Engels), e che non c'è niente di immortale, eccetto la mors immortalis (Marx), significa affermare due princìpi incondizionati della dialettica materialistica: in primo luogo, che la materia è eterna e dunque non ha né inizio né fine; in secondo luogo, che le forme materiali in quanto hanno sempre un'origine, hanno anche un termine. Pertanto, anche l'universo originato nel big bang deve avere un termine nel big crunch. E tutto ricomincia da capo: i cicli della materia si succedono, ogni volta originandosi, espandendosi, dando luogo alla evoluzione delle forme materiali (che hanno un inizio, uno sviluppo, un regresso e un termine), contraendosi e infine concludendosi. Di conseguenza tutto ciò che è necessario in un ciclo non può essere assolutamente necessario, ma solo contingentemente e relativamente necessario.
Se poi consideriamo la materia organica, questa si manifesta attraverso la vita di singoli organismi casuali ed effimeri, mentre necessaria e duratura è l'esistenza dei complessi di questi organismi. Ma, se anche ordini, generi, ecc. scompaiono definitivamente, persino in tempi cosmologici relativamente brevi, ciò significa che la necessità della loro esistenza era solo relativa e condizionata. Di eterno e incondizionato c'è solo la dialettica naturale di caso e necessità.
Se poi consideriamo la materia organica, questa si manifesta attraverso la vita di singoli organismi casuali ed effimeri, mentre necessaria e duratura è l'esistenza dei complessi di questi organismi. Ma, se anche ordini, generi, ecc. scompaiono definitivamente, persino in tempi cosmologici relativamente brevi, ciò significa che la necessità della loro esistenza era solo relativa e condizionata. Di eterno e incondizionato c'è solo la dialettica naturale di caso e necessità.
Possiamo in generale affermare che l'originario caos della materia, ad ogni ciclo, ha in sé la necessità della evoluzione naturale, nella quale una necessità relativa e condizionata sorge sull'ampia base della casualità oggettiva. Il caso oggettivo (assolutamente indeterminabile in termini di leggi scientifiche) si rovescia continuamente nel suo opposto, nella necessità relativa e condizionata (analizzabile scientificamente) dei processi naturali con i loro risultati complessivi in tutte le direzioni.
In una nota della "Dialettica della natura", Engels osservava: " ... ancora una volta il colossale spreco di materia e di movimento della natura. Nel sistema solare tutt'al più, forse, tre pianeti sui quali possono esistere vita ed esseri pensanti nelle condizioni attuali. E per loro tutto questo gigantesco apparato".
Se Engels riteneva un "colossale spreco" il fatto che solo (!) tre pianeti del sistema solare potessero permettere la vita e gli esseri pensanti, che cosa dovremmo dire noi, oggi? Non poteva egli certo immaginare, in un epoca in cui l'ingenuo ottimismo era giustificato dalla scarsità delle osservazioni cosmologiche, quale immenso apparato sia occorso per originare la vita e la coscienza; ma la sua riflessione "è di una importanza infinita": essa coglie perfettamente l'essenza della reale evoluzione della materia, la quale può essere espressa in primo luogo come legge del dispendio.
La natura evolve fino all'uomo soltanto sulla base di "un colossale spreco di energia e di movimento". Ma questo rappresenta solo un lato della dialettica caso-necessità, il lato che possiamo attribuire al caso relativo ai singoli oggetti, eventi, organismi, ecc. Il dispendio non è tutto, ad esso si accompagna sempre la legge dell'eccezione statistica che possiamo attribuire alla cieca necessità dei complessi sorti dal dispendio stesso. La legge del dispendio e della eccezione statistica rappresenta il principio incondizionato, polare, della dialettica caso-necessità.
C'è voluta una colossale dissipazione di energia originaria, perché una parte minima, ma pur sempre cospicua, di essa riuscisse ad evolvere in sistemi di galassie. C'è voluto un numero incredibile di galassie, perché una fra tante potesse rappresentare il luogo di origine di un sistema solare come il nostro. In altre parole, sono occorsi miliardi e miliardi di stelle e di relativi pianeti perché dalla gigantesca urna del cosmo potesse uscir fuori, con quella necessità dell'eccezione statistica che ha per fondamento il caso dei grandi numeri, il pianeta eccezionale che ha originato la vita. E così di seguito, sono occorsi miliardi e miliardi di generazioni di procarioti, perché potesse uscir fuori, come eccezione statistica, la cellula eucariotica, punto di partenza della evoluzione delle specie animali, a loro volta punto di partenza per l'eccezionale venuta al mondo della specie umana.
In una nota della "Dialettica della natura", Engels osservava: " ... ancora una volta il colossale spreco di materia e di movimento della natura. Nel sistema solare tutt'al più, forse, tre pianeti sui quali possono esistere vita ed esseri pensanti nelle condizioni attuali. E per loro tutto questo gigantesco apparato".
Se Engels riteneva un "colossale spreco" il fatto che solo (!) tre pianeti del sistema solare potessero permettere la vita e gli esseri pensanti, che cosa dovremmo dire noi, oggi? Non poteva egli certo immaginare, in un epoca in cui l'ingenuo ottimismo era giustificato dalla scarsità delle osservazioni cosmologiche, quale immenso apparato sia occorso per originare la vita e la coscienza; ma la sua riflessione "è di una importanza infinita": essa coglie perfettamente l'essenza della reale evoluzione della materia, la quale può essere espressa in primo luogo come legge del dispendio.
La natura evolve fino all'uomo soltanto sulla base di "un colossale spreco di energia e di movimento". Ma questo rappresenta solo un lato della dialettica caso-necessità, il lato che possiamo attribuire al caso relativo ai singoli oggetti, eventi, organismi, ecc. Il dispendio non è tutto, ad esso si accompagna sempre la legge dell'eccezione statistica che possiamo attribuire alla cieca necessità dei complessi sorti dal dispendio stesso. La legge del dispendio e della eccezione statistica rappresenta il principio incondizionato, polare, della dialettica caso-necessità.
C'è voluta una colossale dissipazione di energia originaria, perché una parte minima, ma pur sempre cospicua, di essa riuscisse ad evolvere in sistemi di galassie. C'è voluto un numero incredibile di galassie, perché una fra tante potesse rappresentare il luogo di origine di un sistema solare come il nostro. In altre parole, sono occorsi miliardi e miliardi di stelle e di relativi pianeti perché dalla gigantesca urna del cosmo potesse uscir fuori, con quella necessità dell'eccezione statistica che ha per fondamento il caso dei grandi numeri, il pianeta eccezionale che ha originato la vita. E così di seguito, sono occorsi miliardi e miliardi di generazioni di procarioti, perché potesse uscir fuori, come eccezione statistica, la cellula eucariotica, punto di partenza della evoluzione delle specie animali, a loro volta punto di partenza per l'eccezionale venuta al mondo della specie umana.
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Tratto da "La dialettica caso-necessità - L'enigma svelato - Volume primo Teoria della conoscenza (1993-2002) Inedito.