Se la serie dei contenitori della materia nel cosmo termina al suo livello più basso con le molecole inorganiche, quando queste, in un pianeta come la Terra, si combinano fra loro in forme sempre più complesse, la serie dei contenitori riprende a crescere con il formarsi della vita. Se l'evoluzione della materia inorganica è a scendere, l'evoluzione della materia vivente è a salire: a partire da piccole molecole inorganiche, per successive combinazioni chimiche, vengono a formarsi molecole più grandi e complesse, prima i monomeri, poi, con la loro polimerizzazione, gli acidi nucleici e le proteine; infine, a partire da questi polimeri, si formano, per combinazioni complesse, gli organismi unicellulari che evolvono nella forma degli organismi pluricellulari, ecc.
Per semplificare, riducendo l'universo della vita a regni, generi, specie e individui, possiamo affermare che la vita è il contenitore dei regni vegetali e animali, che i regni sono contenitori dei generi, e questi sono contenitori delle specie, le quali contengono i singoli organismi. Ma i singoli organismi sono, a loro volta, contenitori molto complessi di tessuti, organi, ecc., che sono i contenitori effettivi delle cellule.
Astraendo dalla ben nota estinzione delle specie, la maggior parte dei biologi sa bene che le specie si conservano a spese di una continua strage di individui. Questa idea, che è stata accettata sebbene a malincuore perché presuppone un consistente dispendio, non può essere relegata alle sole specie. Qualsiasi contenitore biologico è soggetto a questa legge del dispendio. Si può dire di più: quando consideriamo tutta la serie dei contenitori biologici, risulta evidente che più in alto si sale, più piccoli sono i numeri del dispendio, e, viceversa, più in basso si scende nella scala dei contenitori, più aumenta, potremmo dire in ragione geometrica, la quantità di vita che viene sprecata per garantire la necessaria esistenza del complesso.
Così, i generi estinti sono molto inferiori alle specie estinte, e gli individui, sebbene effimeri in relazione alle specie, sono duraturi se paragonati alle cellule che li costituiscono. L'organismo pluricellulare è un vero e proprio universo di complessità e la necessità della sua esistenza è garantita da diversi organi e tessuti, ognuno dei quali esiste a spese di una continua strage di cellule.
Di conseguenza, quando consideriamo i grandi numeri di cellule che continuamente muoiono e sono sostituite da nuove cellule, per garantire ciecamente l'esistenza di un organo o di un tessuto, e poi andiamo ad analizzare la cellula come complesso, occorre avere ben chiaro in mente che ci dobbiamo attendere uno spreco ancora maggiore dei suoi costituenti molecolari. Così, la produzione, l'eliminazione e il rinnovo delle proteine è un processo enormemente dispendioso, di gran lunga più dispendioso del processo di produzione, eliminazione e rinnovo cellulare.
Se i biologi molecolari fossero guidati da una simile idea, non starebbero a ragionare attorno alla singola proteina, al suo funzionamento, ecc., ma capirebbero che, con numeri così grandi (tanto più grandi, in quanto tutto si volge in tempi molto brevi), il turn over o equilibrio funzionale, ovvero l'omeostasi, può essere solo una questione di frequenze statistiche.
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Tratto da "Il caso e la necessità - L'enigma svelato - Volume Terzo Biologia" (1993-2002) Inedito