venerdì 11 febbraio 2011

LHC e i tempi lunghi della conoscenza II

L'inevitabile contrasto tra i teorici  e gli sperimentali

Secondo Suskind ("Il paesaggio cosmico" 2006), i critici della teoria delle stringhe appartengono a due ambienti:

I] "I teorici della materia condensata convinti che la teoria giusta sia "emergente". La fisica della materia condensata è lo studio delle proprietà della materia comune in forma solida, liquida e gassosa. Secondo questa scuola, lo spazio e il tempo emergono da qualche ben definito oggetto microscopico allo stesso modo in cui i reticoli cristallini e i superconduttori emergono dal comportamento collettivo di un gran numero di atomi. In molti casi il comportamento emergente è pressoché indipendente dai dettagli microscopici particolari". Dunque, i punti di partenza sono dettagli  inutili. "I fisici, si sostiene, dovrebbero sforzarsi di capire le regole e i meccanismi dell'emergenza stessa; in altre parole, dovrebbero studiare la fisica della materia condensata", dove evidentemente il ruolo dello sperimentatore prevarrebbe su quello del teorico matematico!

II] "Un'altra fonte di critica viene da alcuni fisici sperimentali delle alte energie (certamente non da tutti), infastiditi dal fatto che i nuovi fenomeni implicati dalla teoria delle stringhe sono troppo lontani dalle possibilità di verifica sperimentale, come se questa fosse colpa dei teorici". E di chi dovrebbe essere la responsabilità? Non è poi così strano che gli sperimentali pretendano che i teorici si occupino soprattutto di problemi connessi alla fisica attuale o per l'immediato futuro. Ma Susskind osserva: "Ai giorni nostri gli esperimenti di fisica sono divenuti talmente grandi e complicati che ci vogliono decenni per portarli a termine. I giovani teorici brillanti sono come esploratori irrequieti: vogliono andare dove li porta la curiosità; e se questa li porta nel grande mare dell'ignoto, pace".

Ovunque vadano, l'oggettivo contrasto tra teorici e sperimentali è in questo modo svelato: da un lato cresce il numero dei tecnici che sono impegnati nella costruzione e nella gestione di enormi macchinari per sperimentazioni di lungo periodo (che sembrano non dare risposte positive a ipotesi prodotte dai teorici), i quali temono di perdere finanziamenti e lavoro, perché, presto o tardi, governi e privati si stancheranno della mancanza di risultati. Nel versante opposto, i teorici vanno in tutte le direzioni attirati dalla possibilità di partecipare alla gara della teoria finale. Vanno in ogni direzione, nel vasto mare del tutto matematico formale e del nulla reale.

Susskind, diplomaticamente, cerca una mediazione che appare, però, sempre più una chimera: "La maggior parte degli sperimentali davvero validi non fanno molto caso a ciò che pensano i teorici: costruiscono gli apparati che sono in grado di fare. La maggior parte dei fisici teorici davvero validi non fanno molto caso a ciò che fanno gli sperimentali: costruiscono le loro teorie seguendo il loro istinto e vanno dove li porta l'intuito. Tutti sperano che prima o poi le due strade s'incrocino, ma quando e dove ciò avverrà nessuno lo può sapere con certezza".

Nella sua nonchalance, Susskind finge di dimenticare che, ad esempio, tutti gli sperimentali sono interessati alla scoperta della particella di Higgs, non meno dei teorici che l'hanno prevista e calcolata. Perciò, l'eventuale fallimento (prevedibile) dei risultati dell'LHC, sul quale nessuno a tutt'oggi ha speso una sola parola seria, danneggerebbe anche i teorici ancora legati alle conferme o smentite degli sperimentali. Favorirebbe, invece, quei teorici, come lo stesso Susskind, le cui teorie vanno ben oltre la possibilità presente e futura della sperimentazione umana, con il risultato di premiare la mistificazione pura del formalismo matematico.
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