Riferendoci ancora agli "ATTI" del convegno "SCIENZE E RELIGIONI" del 2007, un'altra preoccupazione della teologia odierna riguarderebbe una scienza che pretendesse fare a meno dell'ordine divino. Secondo Vincenzo Caputo del Politecnico delle Marche esisterebbero oggi due posizioni contrastanti in seno alla teologia cattolica.
1) La prima che sostiene non essere un problema rilevante per la teologia l'evoluzione darwiniana. Come ha affermato Mons. Carlo Molinari nel 1984: "a qualsiasi conclusioni gli scienziati potranno pervenire sul fatto e sulla modalità dell'evoluzione (...) il teologo non avrà motivo di turbamento o di compiacimento". Inoltre "Lo stesso Papa Giovanni Paolo II sostenne, in un discorso del 1986, che l'evoluzione è più che una teoria".
2) La seconda posizione è, invece, intransigente nei confronti della spiegazione darwiniana della evoluzione (Schonborn, 2005; Ratzinger, 2006): "tale controversia attiene soprattutto alle implicazioni sul comportamento e la morale umana: la descrizione del processo evolutivo -privo di orientamento e condizionato dalla contingenza- fornita da Darwin viene ritenuta infatti moralmente pericolosa poiché potenzialmente in grado di sprofondare il credente nell'abisso del relativismo etico, dell'ideologia e dell'ateismo".
In conclusione, per Caputo: "Teologi e religiosi si stanno schierando più o meno apertamente con il movimento pseudo-scientifico dell'Intelligence Design, realizzando così una sorta di "santa alleanza ecumenica" antidarwiniana col fondamentalismo evangelico che ha costituito la molla del movimento neo-creazionista".
E' evidente che tra le recenti posizioni della teologia cattolica e quelle più progressiste del periodo di Woityla, c'è stato un rovesciamento che Danilo Copechi, storico della scienza, cerca di spiegare. Innanzi tutto, occorre considerare le condizioni sociali nelle quali il cattolicesimo dell'Occidente viene a trovarsi: "E' indubbio che la società occidentale stia attraversando un processo di laicizzazione generalizzato, inoltre la chiesa cattolica deve fronteggiare la concorrenza delle altre religioni". In questa fase: "La posizione della gerarchia cattolica sembra non essere tanto quella di promuovere la predicazione della fede quanto di promuovere dei valori etici cattolici con la pretesa che possano essere fondanti per tutti".
Ma vediamo l'ultimo contributo degli "ATTI" del convegno "SCIENZE E RELIGIONI" del 2007, quello del teologo Rafael Pascual, membro dei "Legionari di Cristo": un'altra voce a favore della conciliazione tra "Scienza e religione nel dibattito intorno all'evoluzione..." La sua impostazione è chiarita nel modo seguente: "Vedo attualmente in Germania, ma anche negli Stati Uniti, un dibattito abbastanza accanito tra il cosiddetto creazionismo e l'evoluzionismo, presentati come fossero alternative che si escludono: chi crede nel Creatore non potrebbe pensare all'evoluzione e chi invece afferma l'evoluzione dovrebbe escludere Dio. Questa contrapposizione è un'assurdità, perché da una parte ci sono tante prove scientifiche in favore di una evoluzione che appare come una realtà che dobbiamo vedere e che arrichisce la nostra conoscenza della vita e dell'essere come tale. Ma la dottrina dell'evoluzione non risponde a tutti i quesiti e non risponde soprattutto al grande quesito filosofico: da dove viene "tutto" e come il tutto prende un cammino che arriva finalmente all'uomo".
Per sua stessa ammissione Pascual ammette, e non è l'unico, che la teologia non ha ancora risposto al grande quesito filosofico, ovviamente perché non l'ha risolto. Poiché, però, neppure gli evoluzionisti l'hanno risolto, e i teologi ritengono che la biologia non possa rispondere, almeno da sola, a un quesito filosofico non essendone competente, che cosa rimane? Rimane l'ammissione di una duplice incapacità che dovrebbe allearsi.
Ma perché la teologia non avrebbe ancora risolto il grande quesito? Se è vero che "Nei suoi recenti insegnamenti al riguardo si sottolinea che l'uomo non esiste per caso, ma è il frutto di un disegno di Dio, ed è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio. Il suo destino è eterno. Da questo deriva la sua dignità, la sua libertà e la sua responsabilità. L'uomo è proprio "l'unica creatura nel mondo visibile che Dio abbia voluto 'per se stessa'". [Giovanni Paolo II, 1980]. E' anche vero che "tutto questo non vuol dire che non ci sia posto per il caso nei processi naturali. Infatti come è stato segnalato in un recente documento della Commissione Teologica Internazionale: secondo la concezione cattolica della causalità divina, la vera contingenza nell'ordine del creato non è incompatibile con una Provvidenza divina intenzionale. La causalità divina e le casualità create differiscono radicalmente in natura e non soltanto di grado. Quindi, persino l'esito di un processo naturale veramente contingente può ugualmente rientrare nel piano provvidenziale di Dio per la creazione".
In questa versione, finalismo divino e caso non sarebbero più inconciliabili, e quindi il caso potrebbe rientrare nel piano provvidenziale divino, ovvero sotto l'ala della provvidenza divina, come, del resto, già Leibniz lo aveva collocato. Ma Pascual ci ricorda che si può andare ancora più indietro: "Infatti era già riconosciuto da Tommaso d'Aquino nel lontano secolo XII: Effetto della Divina Provvidenza non è soltanto che una cosa avvenga in un modo qualsiasi; ma che avvenga in modo contingente o necessario. Perciò quello che la Divina Provvidenza dispone che avvenga infallibilmente e necessariamente, avviene infallibilmente e necessariamente; quello che il piano della Divina Provvidenza esige che avvenga in modo contingente avviene in modo contingente".
Dunque, associando alla divina provvidenza, indistintamente e separatamente, sia il caso che la necessità, un teologo come Pascual spera di conciliare la teologia con la scienza attuale, per quanto in difficoltà sia quest'ultima? Un minimo di pudore, però, dovrebbe impedire alla scienza di accettare una così diretta dipendenza della natura dalla Divina Provvidenza. A questo punto sostenere, come fa Pascual, che l'Intelligent Design confonderebbe il piano scientifico con quello filosofico non è che migliori la situazione, soprattutto se si aggiunge: "Ma, in modo simile, da parte dei sostenitori dell'evoluzione, bisogna non confondere il piano strettamente scientifico con le questioni di carattere filosofico, come quella appunto del finalismo nei processi evolutivi".
Insomma, la Teologia qui sembra offrirsi quale giusto mezzo tra due opposti estremismi: il creazionismo e lo scientismo, accomunati dai loro contrapposti fondamentalismi. Insomma, la pretesa è che la filosofia (della scienza) sia lasciata ai teologi. Come si vede, nella sostanza, nulla è cambiato, dal tempo del "Caso Galileo", riguardo alle pretese della teologia e riguardo allo scopo pontificio. Ciò che è cambiato è il mezzo: non più il rogo e la tortura dell'inquisizione attuata o solo minacciata, ma qualche scappellotto in più e qualche raccomandazione in meno.
Salve, ho conosciuto questo blog (per caso, direbbe Lei), e ho trovato molte sue idee nonché l'approccio multidisciplinare e unificante per molti versi affatto interessanti. Mi interesserebbe approfondire il Suo pensiero ma non ho ben capito sei Lei abbia pubblicato i Suoi scritti.
RispondiEliminaCordialmente,
A2.
Per un errore di distrazione diversi commenti mi sono sfuggiti. Errori tipici della vecchiaia. Anche se in ritardo le rispondo. I miei volumi principali scritti tra il 1993 e il 2002 sono stati "pubblicati" parzialmente in questo blog. I titoli sono 1) "La dialettica caso-necessità nella teoria della conoscenza" 2) "... in Fisica" 3) "... in biologia". (Ogni post tratto dai paragrafi dei miei libri comunque cita questi titoli). Ai quali si aggiungono altri due libri di storia scritti dal 2003 al 2008. Insomma, materiale di approfondimento teorico non manca. La saluto cordialmente.
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