martedì 20 dicembre 2016

Sulla durata della specie umana

Chiedete a qualcuno che cosa ne pensa del fatto che l'uomo possa  estinguersi molto presto nei tempi geologici, ad esempio fra 100.000 anni o anche molto prima. La risposta sarà un netto rifiuto. (Chi scrive lo ha ricevuto, sensa troppi complimenti, anche da sua figlia). Paradossalmente ogni persona accetta, bene o male, razionalmente, l'idea di scomparire entro un massimo di cento anni, ma non ammette che la specie umana possa scomparire, ad esempio, entro centomila anni.

Il fondamento dell'idea della lunga durata della specie umana sembra potersi sostenere sulla convinzione che l'uomo, se non si distruggerà da solo, potrà vivere con i propri mezzi così a lungo da preoccuparsi della propria estinzione per cause naturali, persino, paradossalmente, per la morte del nostro Sole, prevista fra circa 5 miliardi di anni. Preoccupazione questa, manifestata anche da alcuni scienziati nei loro libri di divulgazione!

Ma esiste anche il paradosso opposto. Ricordo che all'epoca della guerra fredda, negli anni della minaccia nucleare USA-URSS, non c'era volume scientifico che non concludesse adombrando un'umanità che si sarebbe potuta estinguere per conflitti nucleari. Ed è altrettanto vero che, ancora oggi, alcuni sono catastrofisti molto a breve termine, immaginando scenari di cataclismi improvvisi per la caduta di enormi meteoriti. Ma non c'è scienziato, scrittore, ecc. che, anche immaginando simili cataclismi, non concluda sostenendo che almeno un pugno di uomini sopravviverebbe continuando a perpetuare la specie umana ancora per lungo tempo.

Ciò che, invece, non vuole entrare nelle menti non solo della società civile, ma persino della comunità scientifica, anch'essa dominata dal senso comune, è che 1) la specie umana è un prodotto ciecamente necessario dell'evoluzione dispendiosa che ha eliminato molte specie sue cugine in tempi molto brevi persino in senso geologico, cioè in poche centinaia di migliaia di anni; 2) in questo senso, la nostra specie è l'unica con cervello sviluppato che sia sopravvissuta alla selezione-evoluzione naturale del genere homo; 3) perciò, essendo sorta di recente e in tempi molto brevi, come eccezione statistica di piccoli numeri, inevitabilmente sarà un risultato di breve durata della lunga evoluzione della materia.

In definitiva, la specie umana è sorta come il "cigno nero" di Taleb, come la più rara delle eccezioni statistiche che hanno accompagnato la cieca evoluzione della materia vivente. Rarità che si è manifestata anzitutto nell'evoluzione di un cervello sviluppato e, conseguentemente, nello sviluppo della coscienza che può essere, beninteso, coscienza scientifica della realtà, ma anche falsa coscienza.

Per concludere, è la falsa coscienza dell'attuale scienza, dominata dal senso comune, che respinge la coscienza della durata della specie umana, ovvero la coscienza dei suoi tempi di evoluzione, e cioè la sua origine, il suo sviluppo e la sua inevitabile fine.

Paradosso conclusivo: la coscienza umana individualista accetta, anche se malvolentieri, la morte singola, perché non può respingere questa realtà che si svolge sotto i suoi occhi e che empiricamente può quasi toccare con mano; ma non accetta la morte complessiva, ossia non accetta che la sua specie possa estinguersi, perchè questa è un'esperienza impossibile, e il senso comune sembra non voler ammettere verità ottenute con l'oggettiva riflessione scientifica.

E pensare che una specie umana soltanto un pò civilizzata, con una tecnologia di bassissima qualità, comparve soltanto qualche migliaio di anni fa, mentre un iniziale progresso tecnologico si può calcolare a partire da alcuni secoli. Ma, è soltanto nei decenni più recenti che c'è stata un'evoluzione tecnologica così rapida che è difficile nel nostro tempo trovare libri seri che trattino della specie umana avendo come orizzonte futuro della sua esistenza anche un solo secolo. Insomma, la nostra specie sembra essersi ridotta a "vivere alla giornata"... con i tempi che corrono...


P.S. (16/02/2017) Comunque, sembra che, di recente, pochi siano quelli che si pongono il problema della durata della specie umana, perché la maggioranza, anche degli studiosi, sembra avere la mente occupata in... quisquiglie e pinzillacchere. 

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