Per tenermi aggiornato, senza dover perdere troppo tempo con quotidiani e riviste on line, seguo, ormai da diversi anni, gli editoriali domenicali di Eugenio Scalfari, convinto che, anche quando non sono d'accordo, acquisisco informazioni rilevanti sulla politica italiana, europea e internazionale o trovo considerazioni importanti tralasciate dall'autore.
In occasione del referendum italiano gli stimoli sono stati diversi. In ordine la "crisi epocale che ha colpito perfino l'America con la vittoria di Donald Trump e che colpisce in modo particolare l'Europa (e l'Italia), un continente che stenta terribilmente a unificarsi". In questo modo Scalfari è certamente consapevole di tranquillizzare l'egemonia USA, alludendo con il termine di disfacimento all'Italia e all'intera Europa, termine che dovrebbe essere una carezza per le orecchie della governance Trump.
Leggendo velocemente le note di Scalfari su personaggi importanti della politica e della cultura giuridica italiana, quali Prodi, Veltroni e Zagrebelsky, ricordando anche le loro passate esperienze politiche, trovo considerazioni abbastanza scontate e sulle quali non c'è nulla di rilevante da dire, ma, all'improvviso, di fronte agli occhi, la conclusione che stabilisce la vera questione del futuro mondiale.
Scrive Scalfari: "Ora aspettiamo i risultati. Una nuova fase si apre. Speriamo che sia appunto una fase di riforme positive e speriamo che l'Italia si dia carico di se stessa e anche dell'Europa, senza la quale non si sopravvive in una società globale dove contano soltanto gli stati continentali".
Lo ammetto: non pensavo che Scalfari giungesse ad affermare così chiaramente che, ormai, contano soltanto gli stati continentali. Mi piacerebbe, perciò, sapere da lui quale continente (in formazione) conta di più in questo secolo con grande dispiacere dell'America di Trump. Ma mi permetto di anticipare la risposta: l'Eurasia.
L'Eurasia è ancora solo un continente geografico non ancora politico. Politicamente annovera due realtà, Ue e Cindia, che sono in formazione sia come due entità econonico-politiche distinte, sia, potenzialmente, come un'unica entità geostrategica.
In occasione del referendum italiano gli stimoli sono stati diversi. In ordine la "crisi epocale che ha colpito perfino l'America con la vittoria di Donald Trump e che colpisce in modo particolare l'Europa (e l'Italia), un continente che stenta terribilmente a unificarsi". In questo modo Scalfari è certamente consapevole di tranquillizzare l'egemonia USA, alludendo con il termine di disfacimento all'Italia e all'intera Europa, termine che dovrebbe essere una carezza per le orecchie della governance Trump.
Leggendo velocemente le note di Scalfari su personaggi importanti della politica e della cultura giuridica italiana, quali Prodi, Veltroni e Zagrebelsky, ricordando anche le loro passate esperienze politiche, trovo considerazioni abbastanza scontate e sulle quali non c'è nulla di rilevante da dire, ma, all'improvviso, di fronte agli occhi, la conclusione che stabilisce la vera questione del futuro mondiale.
Scrive Scalfari: "Ora aspettiamo i risultati. Una nuova fase si apre. Speriamo che sia appunto una fase di riforme positive e speriamo che l'Italia si dia carico di se stessa e anche dell'Europa, senza la quale non si sopravvive in una società globale dove contano soltanto gli stati continentali".
Lo ammetto: non pensavo che Scalfari giungesse ad affermare così chiaramente che, ormai, contano soltanto gli stati continentali. Mi piacerebbe, perciò, sapere da lui quale continente (in formazione) conta di più in questo secolo con grande dispiacere dell'America di Trump. Ma mi permetto di anticipare la risposta: l'Eurasia.
L'Eurasia è ancora solo un continente geografico non ancora politico. Politicamente annovera due realtà, Ue e Cindia, che sono in formazione sia come due entità econonico-politiche distinte, sia, potenzialmente, come un'unica entità geostrategica.
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