giovedì 16 febbraio 2012

III] James Watson, la candida franchezza di un enfant terrible

(Continuazione) Se l'errore di Pauling poteva tranquillizzare sul momento Watson e Crick, a disturbare la serenità dei due "cacciatori di Nobel" fu il timore che, dopo un simile errore, l'illustre chimico si sarebbe gettato a corpo morto sulla struttura del DNA fino a quando non l'avesse risolta, perciò -dice Watson- sperammo che i chimici, suggestionati dal genio di Pauling, non andassero subito a verificare i particolari erronei del suo modello.

Occorreva, però, stringere i tempi. Ora Watson aveva un buon pretesto per andare a trovare Maurice e Rosy con il preciso scopo di ottenere informazioni utili: mostrare loro l'errore di Pauling. Rosy, però, non si lasciò impressionare troppo, perché per lei "neppure la più lontana traccia di prova sperimentale consentiva a Linus o a chiunque altro di postulare una struttura elicoidale per il DNA. La maggior parte dei miei argomenti -scrive Watson- erano quindi superflui, perché si era convinta che Pauling aveva torto non appena io avevo menzionato l'elica".

Ma quando Rosy alluse, con la sua solita reticenza, ai propri dati sperimentali, Watson partì all'attacco, provocandola: "Io ero al corrente dei suoi esperimenti più di quanto lei non credesse. Parecchi mesi prima Maurice mi aveva illustrato la natura dei suoi cosiddetti risultati antielica. Poiché Francis mi aveva assicurato che si trattava di un'argomentazione speciosa, chiusi gli occhi e mi buttai, sostenendo che a lei mancava la competenza necessaria per interpretare esattamente le fotografie ai raggi X. Se solo avesse studiato un pò di teoria, si sarebbe resa conto che quei tratti considerati una sicura prova antielica derivavano da lievi distorsioni, rese inevitabili dalla necessità di inserire un'elica regolare in un reticolo cristallino".

Avendo compreso che Watson aveva appreso, a sua insaputa, i risultati del proprio lavoro, Rosy reagì con rabbia: lei sapeva che l'informatore di Watson era il detestato Wilkins; probabilmente temeva che l'elica potesse essere la soluzione, ma aveva bisogno di tempo per perfezionare i suoi esperimenti e per giungere alla soluzione: la fretta di Watson, lo spionaggio di Wilkins, la concorrenza frenetica di entrambi la ossessionavano, e ora era stata messa con le spalle al muro. Com'era prevedibile, Rosy lasciò il campo, e lo fece proprio nel momento in cui Wilkins si deciderà a consegnare a Watson l'ultimo frutto del suo spionaggio. Ma lasciamo parlare lo "storico":

"Restai di stucco quando mi confessò che con l'aiuto del suo assistente Wilson aveva fatto di nascosto delle copie di alcune fotografie prese con i raggi X da Rosy e da Gosling. Avrebbe così potuto riprendere in pieno il lavoro con un minimo di svantaggio (!). E finalmente saltò fuori la notizia più grossa: fin dalla metà dell'estate Rosy aveva ottenuto la prova di una nuova forma tridimensionale del DNA. Essa compariva ogni volta che le molecole di DNA erano circondate da una forte quantità di acqua. Quando chiesi a che cosa somigliasse lo schema, Maurice andò nella stanza vicina a prendere una riproduzione della nuova forma ch'essi chiamavano la struttura "B". Come vidi la fotografia rimasi a bocca aperta e sentìi il cuore battermi più forte. Quella nuova forma era incredibilmente più semplice di quelle ottenute in precedenza (struttura "A"). Inoltre la croce nera delle riflessioni al centro della foto poteva nascere soltanto da una struttura elicoidale. La struttura "A" non dava la certezza assoluta di una struttura elicoidale, né la possibilità di stabilire con sicurezza quale tipo di simmetria elicoidale comparisse. Con la struttura "B", invece, bastava guardare la fotografia per individuare alcuni parametri elicoidali fondamentali".

Wilkins ammise che, ormai, la prova dell'esistenza di un'elica era schiacciante, mentre Watson si preoccupò subito di sapere se qualcuno avesse già sfruttato le rivelazioni della foto "B". Tranquillizzato dalla risposta negativa di Wilkins, non solo non farà partecipe quest'ultimo delle proprie informazioni relative ai dati di Chargaff e di Griffith, ma si mise a fare il dubbioso ... "La vera difficoltà era l'assenza di qualsiasi ipotesi strutturale che permettesse loro di inserire le basi con regolarità nell'interno della elica. Sempre che Rosy avesse visto giusto nell'immaginare (sic!) le basi al centro e il supporto all'esterno. Maurice mi confidò di essere quasi convinto che Rosy avesse ragione, ma (!) io restavo scettico, perché né Francis né io eravamo ancora riusciti a vedere con i nostri occhi le prove sperimentali che lei portava" .

Watson pretendeva di vedere con i propri occhi le "stigmate" delle basi al centro dell'elica, pretendeva anche quest'ultima prova: da Rosy aveva avuto la conferma fotografica della doppia elica e ora voleva la conferma delle basi al centro, non bastandogli l'idea esatta. E con quale ingenuo candore egli avanza le sue pretese! Dalla storia narrata da Watson risulta, senza ombra di dubbio, che né lui né il suo compare avevano scoperto o intuìto alcun contrassegno del DNA; in compenso si erano appropriati 1) dei dati di Chargraff, del resto pubblici e disponibili a tutti, 2) dei calcoli di Griffith, tenuti segreti a tutti, e la cui connessione con i dati di Chargaff  tenuta segreta allo stesso Griffith, 3) della fotografia sulla struttura "B" di Rosy, carpita da Wilkins e mostrata a Watson, 4) dell'idea di Rosy delle basi al centro e del supporto zucchero-fosfato all'esterno.

Se dobbiamo credere al racconto di Watson sul proprio successivo comportamento, c'è da rimanere sbalorditi: egli si intestardì sull'appaiamento tra le basi, simile col simile, rifiutando l'appaiamento complementare; e insistette sulla disposizione delle basi all'esterno respingendo l'idea di Rosy delle basi al centro. Perché Watson offre di sé un'immagine così poco lusinghiera? Perché egli deve giustificare il fatto, sottolineato anche dallo storico Olby, che al ritorno dal suo proficuo viaggio, né lui né Crick furono in grado di venire a capo della struttura del DNA, nonostante ne avessero in mano ormai tutti gli elementi. Su questo ritardo si può solo ipotizzare che essi preferirono lasciar passare del tempo perché non fosse troppo evidente il merito di Rosalind Franklin nella scoperta della doppia elica di DNA.

Ciò che dovrebbe stupire dal punto di vista della scienza, ma non stupisce dal punto di vista della cosiddetta comunità scienifica, è che siano stati premiati due spie di informazioni e il loro complice, rispettivamente Watson, Crick, e Wilkins, mentre non sono stati premiati gli unici che avevano fornito i dati scientifici per la soluzione, e cioè, Franklin, Chargaff e Griffith.

Risparmiamo al lettore la narrazione del momento in cui Watson finalmente si sbarazzò di ogni incertezza e si decise di costruire il modello della doppia elica, che fece esultare Crick perché poté annunciare nientemeno che la scoperta del "segreto della vita". In realtà, la doppia elica di DNA, come dimostreremo, è soltanto la forma materiale di una macromolecola contrassegnata da una specifica complementarità biochimica. La scoperta di questa forma, per quanto importante, non ha permesso ancora oggi, a mezzo secolo di distanza, la scoperta del vero segreto della vita.

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Tratto da "Il caso e la necessità - L'enigma svelato - Volume terzo  Biologia (1993-2002) Inedito

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