venerdì 3 febbraio 2012

Hegel, l'interna contraddizione di tutte le cose

Secondo Hegel ("Logica"), il pensiero metafisico ha sempre respinto la contraddizione, come qualcosa che "non si può né rappresentare né pensare", ritenendola, "sia nella realtà, sia nella riflessione pensante, come un'accidentalità, quasi un'anomalia e un transitorio parossismo morboso". All'opposto egli sostiene che "Tutte le cose sono in se stesse contradditorie". Non solo, ma che "bisognerebbe prendere la contraddizione come la più profonda e la più essenziale (delle determinazioni). Poiché di fronte ad essa l'identità non è che la determinazione del semplice immediato, del morto essere; la contraddizione invece è la radice di ogni movimento e vitalità; qualcosa si muove, ha un istinto e un'attività, solo in quanto ha in se stesso una contraddizione"

Guidati da questa idea della contraddizione intrinseca alle cose, i maestri della dialettica materialistica, Marx ed Engels, hanno analizzato la società, la storia umana, e anche la natura, come evoluzione di processi in se stessi contraddittori. Quindi hanno cercato e anche trovato determinate contraddizioni, specifiche di quei processi, giustificandole concettualmente come contraddizioni dialettiche. Ma che cosa è una contraddizione dialettica?

Hegel dice: "La comune esperienza riconosce poi essa stessa che si dà per lo meno una quantità di cose contraddittorie, di contraddittorie disposizioni, etc", e fornisce come esempio la contraddizione del movimento: "Qualcosa si muove, non in quanto in questo Ora è qui, e in un altro Ora è là, ma solo in quanto in pari tempo è e non è in questo qui. Si debbono concedere agli antichi dialettici le contraddizioni ch'essi rilevarono nel moto, ma da ciò non segue che pertanto il moto non sia, sibbene anzi che il moto è la contraddizione stessa nella forma dell'esserci". Hegel fornisce anche altri esempi di contraddizione dialettica: "sopra" e "sotto", "padre" e "figlio": il sopra è quello che non è sotto, ed è solo in quanto vi è un sotto, e viceversa; il padre è l'altro del figlio, e viceversa; il padre, al di fuori della relazione padre-figlio, è un uomo in generale, ecc.

Insomma, ovunque troviamo contraddizioni, sia nelle minuzie che nelle cose importanti. Ma dire contraddizione, così in maniera pura e semplice, astratta, è dire qualcosa di generico. Non è un caso che, ad esempio, Engels, trattando questioni di dialettica, abbia specificato alcune polarità come quantità-qualità, repulsione-attrazione, ecc. Le polarità dialettiche non sono altro che concetti polari mediante i quali possiamo pensare, concepire e riflettere le contraddizioni di tutte le cose. E quando si dice che la contraddizione è "la più profonda e la più essenziale" delle determinazioni, si dice una verità, sia pure ancora non precisata, non definita.

Tutto questo volume è dedicato alla definizione e precisazione della principale contraddizione dialettica, che abbiamo individuato nella polarità caso-necessità. In altre parole esiste una contraddizione fondamentale che rappresenta, per così dire, la generatrice di tutte le altre contraddizioni, ovvero esiste una polarità fondamentale per tutte le altre polarità dialettiche.

Ciò che ha impedito, fino ad oggi, di definire e dichiarare apertamente che la dialettica di caso e necessità è il fondamento di tutte le contraddizioni dialettiche, è stato il predominio del determinismo riduzionistico e la conseguente connessione di causa ed effetto applicata alle singole cose, la cui influenza millenaria sul pensiero umano ha imbarazzato persino i maestri della dialettica materialistica.

Ma se si accetta che ogni cosa è una contraddizione, nessuna cosa potrà essere effetto di una causa, altrimenti sparirebbe la contraddizione. La connessione di causa ed effetto ha sempre sostenuto quel modo di pensare le cose come non contradditorie. Del resto Hegel aveva scoperto che il rapporto causa-effetto non è un vero rapporto di connessione, perché, essendo l'effetto identico alla causa, il suddetto rapporto si riduce a una tautologia.

La scuola marxista si è trovata quindi in una profonda difficoltà, perché, pur accettando il principio generale di contraddizione, ha mantenuto il principio della connessione deterministica di causa ed effetto, e non solo con le dovute cautele espresse da Engels, ma pretendendo che la causalità fosse la principale connessione di tutte le cose, quindi il principale strumento concettuale per riflettere la natura e la storia dell'uomo.

Ma se tutto fosse necessario, come pretende la connessione causale di tutte le cose, dove porre la contraddizione, quando il caso viene sistematicamente ignorato, e persino il concetto di possibilità non viene preso in seria considerazione perché troppo legato al caso stesso? Come tentiamo di dimostrare, è la connessione di causa ed effetto che, spodestando il caso, ha eliminato artificialmente la contraddizione di tutte le cose, perché ha respinto la contraddizione generatrice di tutte le contraddizioni.

Se Hegel ha giustamente rilevato che la contraddizione domina tutte le cose, ma non è stato in grado di specificare la principale e fondamentale contraddizione logica, è solo perché avrebbe dovuto sbarazzarsi una volta per tutte della causalità, cosa questa che è risultata improba persino per dei rivoluzionari come Marx ed Engels. Marx se ne è sbarazzato di fatto, perché non c'è nesso nel Capitale che possa essere qualificato come causalistico, deterministico (e questa è la ragione più profonda della delusione manifestata da molti marxisti). Ma se lo ha potuto fare nello studio di una particolare scienza, non ha potuto farlo in generale, ossia scrivendo una nuova logica dialettica.

Ci permettiamo soltanto di raccogliere il testimone e portarlo alla meta: 1) dimostrando che la principale contraddizione che guida l'evoluzione della materia (inorganica, vivente e sociale) è la polarità dialettica caso-necessità, 2) tentando di approfondirne tutte le implicazioni, per impostare correttamente, e possibilmente risolvere, le principali questioni rimaste irrisolte nella teoria della conoscenza, nelle scienze della natura e nella storia dell'uomo.

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Tratto da "Il caso e la necessità - L'enigma svelato - Volume primo  Teoria della conoscenza" (1993-2002) Inedito
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