domenica 28 novembre 2010

L'inevitabile fallimento della fisica teorica - parte prima

Premessa: l'imprevedibile durata della "tolemaica stringhista"

Lee Smolin è forse l'unico teorico della fisica contemporanea che abbia avuto il coraggio di smascherare le gravi difficoltà che attanaglia­no la fisica teorica (matematica), fino al punto di prefigurarne un quasi inevitabile fallimento. Lo ha fatto naturalmente dall'interno, senza potersi liberare da quella rete di tutele che avvolge ogni appar­tenente alla comunità scientifica, impedendogli di "uscire dai ranghi". Anche perché un fisico matematico, immunizzato fin dalle aule univer­sitarie contro il virus dello spirito critico persino di fronte a pale­si assurdità, finisce col non possedere altro modo logico di pensare che quello metafisico-matematico. E' per questo motivo che, come vedre­mo, le soluzioni proposte da Smolin sulla crisi valgono molto meno del­la sua descrizione della crisi stessa.

Il filo conduttore del suo libro, "L'UNIVERSO SENZA STRINGHE Fortuna di una teoria e turbamenti della scienza" (2006), è una tesi più volte ripetuta dall'autore in svariate versioni. Nell'introduzione troviamo una versione da tragedia greca per la generazione dei fisici contemporanei: "La storia che narrerò -scrive Smolin- si potrebbe interpretare come una tragedia. Per parlare chiaro -rivelando il finale-, abbiamo falli­to: abbiamo ereditato una scienza, la fisica, che aveva continuato a progredire a tale velocità così a lungo che spesso veniva presa a mo­dello per altri generi di scienza. La nostra comprensione delle leggi della natura ha continuato a crescere rapidamente per oltre due secoli, ma oggi, nonostante tutti i nostri sforzi, di queste leggi non sappiamo con certezza più di quello che sapessimo nei lontani anni settanta".


Nella tesi dell'autore, dunque, è dalla fine degli anni '70 che la fisica non ha compiuto alcun vero progresso, deludendo le aspettative della sua generazione: "Si può dire che nel 1981 la fisica aveva alle sue spalle duecento anni di crescita esplosiva". "Poi, all'inizio degli anni Ottanta, tutto si fermò di colpo". La sua tesi, in sostanza, segna una netta linea di demarcazione tra un lungo periodo di progresso e un breve periodo di stagnazione, ancora in corso.

Ora, se non fosse per la comprensibile delusione di una generazione di fisici che si sono visti surclassare da altri scienziati, ad esem­pio dai biologi molecolari, la situazione della fisica non dovrebbe es­sere considerata così tragica, perché almeno due secoli di continui progressi avrebbero dovuto garantirle molte certezze e risultati stabi­li e affidabili. Ma, leggendo attentamente il libro di Smolin, ci si rende conto che la tragedia della fisica contemporanea coinvolge anche il passato, il quale, nonostante i vantati progressi, non ha lasciato altro che problemi irrisolti.

E' per questo che la lettura dell'"UNIVERSO SENZA STRINGHE" permette di rafforzare la nostra tesi sull'irrealtà della fisica del Novecento, che si è  trovata, a partire dagli anni '20-'30, tra l'incudine della relatività generale e il martello della meccanica quantistica, entram­be teorie convenzionali e fittizie, perciò false nel senso proprio del termine: puri modelli del pensiero matematico astratto senza corri­spondenza con la realtà materiale.

Nonostante Smolin si limiti a denunciare la crisi della fisica del­l'ultimo trentennio, nel suo libro fornisce, magari inconsapevolmente, elementi che avvalorano il fallimento della fisica come inevitabile conclusione di una scienza secolare sviluppata teoricamente nella for­ma dell'utile convenzione matematica, che non poteva perciò evitare la crisi in quanto incapace di rendere conto dei processi reali della evo­luzione della materia nel cosmo.

Sulla base del materiale fornito da Smolin, uno dei protagonisti di questa fase della fisica, svolgeremo la nostra indagine critica per av­valorare e sostanziare la nostra tesi, non prima però di quest'ultima osservazione: come vedremo, tutto parte dalla delusione nei confronti di una teoria, quella delle stringhe, che si è  vista proiettata improv­visamente in alto, ai vertici della comunità scientifica (dopo decenni di stasi) e solo perché le precedenti teorie si erano impantanate. Ma questo tardivo successo è solo apparente: rappresenta soltanto un ri­piego che minaccia un ancor più grave e duraturo impantanamento, pro­prio perché gli stringhisti, appena proiettati nelle alte sfere della comunità dei fisici, hanno tutta l'intenzione di rimanerci raf­forzando le proprie posizioni anche grazie a un proselitismo forzoso senza per altro preoccuparsi dei risultati scientifici, ben sapendo che da un secolo, in fisica, si va avanti con aggiustamenti ad hoc, senza buttare via niente.

La storia insegna, inoltre, che situazioni simili a quella "tolemaica" possono durare a lungo, quando sono sostenute da una lunga consuetudine ideologica, etica e teologica. Quindi, per l'imprevedibi­le durata della "tolemaica stringhista", occorre tener presente che questa teoria si è ben installata nel centro anglosassone della comu­nità scientifica mondiale.

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Scritto nel 2010

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