sabato 25 settembre 2010

I confini dell'io sono definiti dalla coscienza

Nel suo articolo "I batteri e i confini dell'io", Gottfried Schatz sostiene che il corpo umano è colonizzato dai batteri in una misura tale da dilatare e rendere incerti i confini dell'io. Ponendoci in quest'ordine di idee, potremmo anche accentuare la cosa ricordando che nel nostro corpo ospitiamo (anzi il nostro corpo è costituito di) moltissime colonie di cellule e non solo di tipo eucariotico, bensì anche ancestrali, somiglianti ai batteri (come lo sono i linfociti del sistema immunitario) o ai virus (come lo sono gli spermatozoi del sistema riproduttivo).

La biologia sperimentale ha scoperto nell'ultimo trentennio che il nostro corpo è costituito di numerosissime colonie di cellule di ogni tipo, di batteri e virus, e in quantità molto superiori a quelle che si potevano immaginare al tempo di Schrodinger e del suo famoso "Che cosa è la vita?". Ora, anche se è difficile, per il modo di pensare deterministico riduzionistico della biologia cellulare, accettare questo complicatissimo universo che è l'individuo umano, realmente un contenitore di contenitori assai diversificati, come non vederne l'estrema complessità?

Allora, se isoliamo da questa complessità solo un contenitore esterno, quello dei batteri che colonizzano il nostro corpo, per poi rapportarlo con un altro elemento che non appartiene propriamente alla biologia, ovvero l'io (la coscienza), così da affermare che questo io ne viene disturbato, viene da pensare che non ci siamo. Ma di quale io stiamo parlando? La risposta a questa domanda ci viene dal modo di pensare dell'autore dell'articolo, il quale arriva fino a dubitare della "lealtà" dei suoi 5-7 kg di mitocondri con la seguente argomentazione: "Siccome sono stati in me sin dall'inizio, io li considero parte del mio io (!). Però, ora che ne conosco l'origine, non sono più così sicuro. E se penso ai 2 o 3 kg di batteri che mi hanno colonizzato dopo la nascita, i confini del mio io divengono confusi (sic!)".

Sperando di non dispiacere troppo l'autore, ci vediamo costretti a pensare che la confusione cui va incontro il suo io abbia un'altra origine che le colonie batteriche: si tratta di ciò che una volta si chiamava "deformazione professionale": infatti, se si guarda a se stessi solo dal punto di vista della biologia cellulare, fino al punto di sentirsi toccati dalla naturale esuberanza di batteri, la cui cieca funzione è del resto quella di tenere in allenamento il nostro sistema immunitario, si cade in un giudizio deformato dalla propria professione.

L'io è qualcosa di diverso da persona a persona, ma in comune la specie umana dovrebbe avere la coscienza, almeno come potenzialità. Però, se un biologo di professione o un divulgatore professionista riduce i confini del suo io, della sua coscienza, a tal punto da sentirsi in dovere di esclamare: oh my good, quanti batteri hanno invaso e fanno vacillare il mio io, la cosa migliore che si possa pensare è che non si renda conto della sua deformazione professionale; la cosa peggiore, che strizzi l'occhio alla moda degli "effetti speciali" e del facile "sensazionalismo".

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