martedì 15 gennaio 2019

"L'ordine del tempo" 2017: recente libro del fisico Carlo Rovelli

Interessante è il titolo dell'introduzione "Forse il mistero più grande è il tempo". Poiché l'introduzione prende in considerazione il tempo come il più grande dei misteri, il titolo del libro avrebbe dovuto essere: "L'ordine misterioso del tempo". Ma continuiamo: "Mi fermo e non faccio nulla. Non succede nulla. Ascolto lo scorrere del tempo". Frase d'effetto, ma falsa. Impossibile fermarsi e non fare nulla. Ho provato a non fare nulla in questo preciso momento, ma non ci sono riuscito, a parte il pizzicore al naso che ho dovuto grattare, non so quanti pensieri abbiano affollato la mia mente, tra i quali, il pensiero che un fisico dovrebbe risolvere questioni della fisica senza occupare altri territori, sapendo che le questioni filosofiche in fisica hanno spesso superato il limite della decenza.

Ma il mio problema principale, in questo momento, è quello di cogliere l'essenza dell'errore di Rovelli. La mia prima idea è stata che fosse un errore mistico, la seconda che la fisica teorica fosse piena di soluzioni mistiche, piena di teorie metafisiche fuori della realtà. Una specie di religione. E' sufficiente questa frase, una fra le tante che troviamo nella prima pagina: "L'universo dipana il suo divenire trascinato dal tempo, secondo l'ordine del tempo". Di fronte a una simile affermazione, non ho argomenti, ma sono sufficienti un punto esclamativo e uno interrogativo !?

La specie umana, dalla quale esce qualche sparuto fisico teorico, non vive l'Universo, vive semmai, in qualche suo raro rappresentante, il misticismo delle infinite religioni sorte nel passato. E chissà perché Rovelli, in questa prima pagina, citi la mitologia indù che, sono le sue parole, "rappresenta il fiume cosmico nell'immagine divina di Sìva che danza: la sua danza regge lo scorrere dell'universo, è il fluire del tempo. Cosa c'è di più universale e evidente di questo scorrere?" Arrivato alla vecchiaia potrei dare questa risposta: ci sono numerose generazioni scomparse nel nulla, e ogni individuo arriva alla fine della vecchiaia sperando che il trapasso sia lieve, nei limiti del possibile.

Ma di che diavolo sto parlando? Pensavo di dover parlare di fisica... e, invece, ho voltato la prima pagina e già nella seconda ho potuto leggere frasi mistiche sul tempo. Si può concedere un'attenuante a Rovelli soltanto perché, come lui scrive: "La natura del tempo è stata al centro del mio lavoro di ricerca in fisica teorica per tutta la mia vita". Ma il seguito lascia perplesso chi, come l'autore di queste note, ritiene che il tempo sia un concetto umano, assai poco mistico, molto concreto e che serva a molti usi, dalla fisica, alla biologia e, soprattutto, alla storia... 

Rovelli afferma: "La natura del tempo è stata al centro del mio lavoro di ricerca in fisica teorica per tutta la mia vita". Nonostante ciò, sembra che il concetto di tempo presenti ancora misteri per lui, se deve domandarsi: "Perché ricordiamo il passato e non il futuro? Siamo noi a esistere nel tempo o il tempo a esistere in noi? Cosa significa davvero che il tempo "scorre"? Cosa lega il tempo alla nostra natura di soggetti?" Infine, tanto per andare oltre, si chiede: "Cosa ascolto, quando ascolto lo scorrere del tempo?" La domanda avrebbe dovuto essere un'altra: perché il concetto di tempo della fisica ci porta così vicino al misticismo religioso? La risposta si trova nel passato della fisica, da Einstein a Dirac.

Ma passiamo alle conclusioni di questa introduzione. Scrive Rovelli: "Il libro è diviso in tre parti ineguali. Nella prima, riassumo quello che ha compreso del tempo la fisica moderna. E' come tenere fra le mani un fiocco di neve: man mano che lo studiamo ci si scioglie fra le dita fino a sparire." Mi domando se sia valida questa metafora... "Pensiamo comunemente il tempo come qualcosa di semplice, fondamentale, che scorre uniforme, incurante di tutto, dal passato verso il futuro, misurato dagli orologi. Nel corso del tempo si succedono in ordine gli avvenimenti dell'universo: passati, presenti e futuri; il passato è fissato, il futuro è aperto... Bene, tutto questo si è rivelato falso".

Questa conclusione riflette il pensiero metafisico, non dialettico, di un fisico che prima concepisce un tempo metafisico a strati, che, poi, si sfalderebbe. Ma, non potendo mostrare realisticamente lo sfaldarsi del tempo che cosa gli poteva rimanere per concludere? La risposta è quasi esilarante: "La prima parte del libro è il racconto di questo sfaldarsi del tempo. La seconda parte quello che resta alla fine. Un paesaggio vuoto e ventoso (sic!) che sembra aver perso qualsiasi traccia di temporalità. Un mondo strano, alieno; ma il nostro mondo. E' come arrivare in alta montagna, dove sono solo neve, roccia e cielo". Che se avesse scelto la metafora dell'alto mare avrebbe dovuto dire: dove sono solo acqua, onde e cielo... Ma che cosa c'entra tutto questo con "L'ordine del tempo"?

Mi chiedo: può venire voglia di continuare a leggere un libro dove l'autore annuncia al lettore: "La prima parte del libro è il racconto di questo sfaldarsi del tempo. La seconda parte descrive quello che resta alla fine... Un mondo strano, alieno, ma il nostro mondo... Un mondo essenziale che riluce di una bellezza arida, tersa e inquietante" .  Tutta questa poesia è scomodata soltanto per annunciare il proprio, prosaico lavoro su una delle tante strade percorse dai fisici teorici. Infatti, Rovelli scrive: "La fisica su cui lavoro, la gravità quantistica, è lo sforzo di comprendere e dare senso coerente a questo paesaggio estremo e bellissimo: il mondo senza tempo".

E ancora: "La terza parte del libro è la più difficile, ma anche la più viva e vicina a noi. Nel mondo senza tempo deve comunque esserci qualcosa che dia poi origine al tempo che noi conosciamo (sic!), con il suo ordine, il passato diverso dal futuro, il dolce fluire". Perché dolce? "Il nostro tempo deve in qualche modo emergere intorno a noi, alla nostra scala, per noi". Insomma, il narcisismo del fisico teorico non può rinunciare al misticismo relativo alla superbia della sua scienza.

L'unica frase significativa e oggettiva, perciò, valida che troviamo in questo libricino è quella che chiude l'introduzione: "Perché alla fine -forse- il mistero del tempo riguarda ciò che siamo noi, più di quanto riguardi il cosmo". Ma noi siamo transeunti, singolarmente considerati siamo attimi fuggenti, così come sono attimi fuggenti, meno che foglie al vento, le dottrine come la fisica quantistica.

Volendo proseguire, dovremmo accettare i paradossi dello scorrere del tempo sia oggettivo che soggettivo. Infatti, scrive Rovelli: "Bastano pochi microgrammi di LSD perché la nostra esperienza del tempo si dilati in modo epico e magico". "Per quanto tempo è per sempre?" chiede Alice; "A volte, solo un secondo" risponde il Coniglio Bianco. Ci sono sogni che durano attimi dove tutto sembra raggelato per un'eternità. Ore volano come minuti e minuti opprimono lenti come fossero secoli".

Concluderò, qui, affermando che ci sono diverse età per ogni singolo essere umano, età che sembrano godere di un tempo infinito, come quella della fanciullezza, ed età che sembrano soffrire di un tempo breve, sempre più breve, come quello della vecchiaia, la quale s'inoltra su un sentiero oscuro, sempre più vicino alla morte. Questo è l'ordine del tempo di qualsiasi persona, volente o nolente.

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