mercoledì 23 gennaio 2019

Scienza per la conoscenza o soltanto scienza per il profitto?

Seguo da una decina di anni, ossia da quando mi sono deciso di utilizzare il computer, gli editoriali di "Scienza in rete" e "Le Scienze" Posso, perciò, fare la seguente osservazione: all'inizio trovavo articoli interessanti dal punto di vista della teoria della scienza. Ma da un pò di tempo, negli anni più recenti, c'è stata una "caduta" nella direzione della scienza intesa come investimento e produzione per il profitto, valutabile in termini finanziari.

Gli articoli relativi  ai progressi delle scienze della natura, ossia ai progressi della teoria scientifica e delle nuove scoperte, ormai latitano. Sembra che non si abbia più tempo né voglia di sviluppare e verificare sperimentalmente nuove teorie scientifiche.

martedì 15 gennaio 2019

"L'ordine del tempo" 2017: recente libro del fisico Carlo Rovelli

Interessante è il titolo dell'introduzione "Forse il mistero più grande è il tempo". Poiché l'introduzione prende in considerazione il tempo come il più grande dei misteri, il titolo del libro avrebbe dovuto essere: "L'ordine misterioso del tempo". Ma continuiamo: "Mi fermo e non faccio nulla. Non succede nulla. Ascolto lo scorrere del tempo". Frase d'effetto, ma falsa. Impossibile fermarsi e non fare nulla. Ho provato a non fare nulla in questo preciso momento, ma non ci sono riuscito, a parte il pizzicore al naso che ho dovuto grattare, non so quanti pensieri abbiano affollato la mia mente, tra i quali, il pensiero che un fisico dovrebbe risolvere questioni della fisica senza occupare altri territori, sapendo che le questioni filosofiche in fisica hanno spesso superato il limite della decenza.

Ma il mio problema principale, in questo momento, è quello di cogliere l'essenza dell'errore di Rovelli. La mia prima idea è stata che fosse un errore mistico, la seconda che la fisica teorica fosse piena di soluzioni mistiche, piena di teorie metafisiche fuori della realtà. Una specie di religione. E' sufficiente questa frase, una fra le tante che troviamo nella prima pagina: "L'universo dipana il suo divenire trascinato dal tempo, secondo l'ordine del tempo". Di fronte a una simile affermazione, non ho argomenti, ma sono sufficienti un punto esclamativo e uno interrogativo !?

La specie umana, dalla quale esce qualche sparuto fisico teorico, non vive l'Universo, vive semmai, in qualche suo raro rappresentante, il misticismo delle infinite religioni sorte nel passato. E chissà perché Rovelli, in questa prima pagina, citi la mitologia indù che, sono le sue parole, "rappresenta il fiume cosmico nell'immagine divina di Sìva che danza: la sua danza regge lo scorrere dell'universo, è il fluire del tempo. Cosa c'è di più universale e evidente di questo scorrere?" Arrivato alla vecchiaia potrei dare questa risposta: ci sono numerose generazioni scomparse nel nulla, e ogni individuo arriva alla fine della vecchiaia sperando che il trapasso sia lieve, nei limiti del possibile.

domenica 13 gennaio 2019

La realtà fisica secondo Carlo Rovelli

"La scienza è questo. Il pensiero scientifico esplora e ridisegna il mondo, ce ne offre immagini via via migliori: ci insegna a pensarlo in modo più efficace. La scienza è un'esplorazione continua di forme di pensiero. La sua forza è la capacità visionaria di far crollare idee preconcette, svelare territori nuovi del reale e costruire nuove e più efficaci immagini del mondo". E l'autore vorrebbe poterlo fare amichevolmente, come rispondere alla domanda: "Ma tu, come pensi che stiano davvero le cose?" Insomma, la sincerità innanzi tutto...

Lasciamo perdere le leggende e prendiamo in considerazione Democrito con i suoi atomi, combattuto da Platone e Aristotele. Rovelli rifà brevemente tutta la storia a partire dall'antica Grecia e conclude: "Purtroppo ci è rimasto tutto Aristotele, sul quale si è poi ricostruito il pensiero occidentale, e niente Democrito. Forse, se ci fosse rimasto tutto Democrito e niente Aristotele, la storia intellettuale della nostra civiltà sarebbe stata migliore".  E' molto probabile.

venerdì 11 gennaio 2019

Determinismo riduzionistico in biologia: Edoardo Boncinelli e Steven Rose a confronto

Partiamo dal primo autore: nel Marzo 2010,  Boncinelli si domandava, nella sua rubrica sulla rivista "Le Scienze", "Genoma completato?" Pare proprio di no. Nel 2000 fu pomposamente annunciato il completamento del genoma, ma non era esatto. Nel 2003 ci fu un secondo annuncio. "Infine -scrive Boncinelli- nel 2006 fu pubblicata la versione dichiarata definitiva. Ma ancora oggi ci sono numerosi scienziati che ci lavorano. Perché?". Perché se all'inizio si è utilizzata una miscela di DNA di diverse persone, in seguito, "si è verificato che i genomi di individui diversi sono molto diversi fra loro, molto più di quanto si pensasse, e possono contenere anche centinania di migliaia di differenze, piccole e non".

mercoledì 9 gennaio 2019

Boncinelli ravveduto sulla determinazione causale?

Su  Le Scienze di novembre 2014 usciva un interessante articolo dal titolo "Non prendetevela con la mamma. Il ruolo nella crescita dei figli suggerito dall'epigenetica va preso con cautela", dove, giustamente, Boncinelli scriveva: "L'essere umano ha sempre bisogno di trovare nessi causali e spiegazioni anche laddove non esistono, e individua conseguentemente un capro espiatorio, perché non riesce  ad accettare l'idea che qualcosa sia accaduto per combinazione oppure per motivi al momento sconosciuti". E, come esempio portava l'idea circolata allora che l'autismo fosse dovuto alle vaccinazioni.

Il passo che segue è degno di attenzione perché se si ammette che gli individui sono influenzabili dalle madri, ma anche dai parenti, dalla società, ecc. tutto ciò può anche essere concepito come sfera del caso. Scriveva infatti Boncinelli: "Una particolare condotta da parte di una mamma potrebbe quindi condizionare in negativo la salute e la personalità del figlio o della figlia, senza contare che esisterà probabilmente anche un padre, dei nonni -sia dal punto di vista dei geni che del comportamento- una cerchia di parenti e amici, la società in generale, e soprattutto le combinazione casuali della vita, interna ed esterna, di questa persona". 

domenica 6 gennaio 2019

Alcuni scampoli per l'anno nuovo

Molti ritengono giustamente che l'uomo sia causa dei suoi prodotti tecnologici, ma ritengono a torto che anche la natura sia causa dei prodotti naturali: ad esempio, che la selezione naturale sia causa della evoluzione delle specie, o più, in particolare, che il genoma sia causa dello sviluppo dell'organismo come preciso meccanismo biologico che garantisce la sintesi delle proteine ecc. ecc.

La mia teoria sostiene, invece, come ha chiarito Engels, che se uno schioppo si guasta, possiamo aggiustarlo perché, in  quanto lo abbiamo prodotto, conosciamo la causa del guasto. Invece, riguardo ai prodotti naturali, non siamo in grado di "aggiustare" nulla perché non esiste alcuna causa. In questo momento non ricordo se e dove Engels abbia messo a confronto, su questo tema della determinazione causale, i prodotti della natura e quelli dell'uomo.

venerdì 4 gennaio 2019

La possibile fine del capitalismo

Vicino alla fine della mia "carriera" di studioso autodidatta, che ha concepito la senescenza del capitalismo, scopro, grazie a Internet, che esistono studi recenti sul capitale di Marx, che prendono in considerazione la fine dell'egemonia continentale, la fine del capitalismo e altro ancora: argomenti che avevo cominciato ad affrontare con titubanza. Potrei riprendere questi studi partendo dalla prefazione di Riccardo Bellofiore a "La fine del capitalismo. Dieci scenari", 2016, di Giordano Sivini. Come vedremo, sintetizzando molto, l'argomento non è soltanto denso di contenuti complessi, ma è complicato dalla necessità di edulcorare processi economici e politici la cui crisi è foriera di eventi drammatici e persino tragici per la specie umana.

Scrive Bellofiore nella sua prefazione: "La fine del capitalismo. Dieci scenari" di Giordano Sivini è un volume di piccole dimensioni ma di grande utilità. Il libro è, nella sua gran parte, una rassegna del discorso sociologico-economico sul capitalismo, soprattutto recente, al vaglio della questione dell’approssimarsi di una sua ‘fine’, se non di un suo già sperimentato collasso. In capitoli che accoppiano sinteticità a chiarezza espositiva l’autore riesce a dar conto dei caratteri principali della riflessione di alcuni dei pensatori al centro del dibattito odierno sul nodo di una ‘fase terminale’ del capitalismo". Questa è anche l'ipotesi che da anni vado proponendo nella forma marxiana della caduta inarrestabile del saggio medio del profitto, accompagnata da inevitabili conflitti militari, persino nucleari!

martedì 1 gennaio 2019

Questioni di metodo dell'indagine storica: confronto tra determinismo riduzionistico e dialettica caso-necessità

In "L'Europa, l'Asia e la crisi" (2008), La Barbera, in un passo, combina insieme tre principi: 1) la legge dell'azione e della reazione reciproca di Hegel, ripresa successivamente da Engels, 2) il parallelogramma delle forze e la risultante non voluta di Engels, 3) la combinazione multiforme dei fattori di Cervetto. Questi tre principi vengono dall'autore connessi al principio di Clausewitz della guerra come continuazione della politica con altri mezzi, principio che fu fatto proprio dallo stesso Marx e tramandato dalla scuola marxista.

Il passo è il seguente: "Se la guerra prosegue la politica con altri mezzi, guerra e politica condividono sul piano generale le medesime leggi. Ciò vale in primo luogo per le regolarità della risultante non voluta e del carattere di processo proprio di ogni catena di eventi. L'esito di un confronto non coincide con l'intento di una singola volontà politica, ma scaturisce dal parallelogramma delle forze e dalle pluralità di volontà che si elidono o vi si combinano. Ogni caso politico è una dinamica, dunque muove lungo uno sviluppo che va analizzato nei nessi di una combinazione multiforme di fattori, nella loro azione e reazione reciproca".

Come si vede, il concetto di combinazione multiforme di fattori si aggiunge ai concetti della scuola marxista di derivazione engelsiana e marxiana. Occorre, però, osservare che questa idea di Cervetto si imperniava su fondamenti deterministici (fattore, regolarità) e riduzionistici (singoli eventi). Ma una "combinazione multiforme di fattori" è un ossimoro, perché comprende sia il termine deterministico di "fattore" sia la locuzione aleatoria di "combinazione multiforme".
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...