sabato 23 giugno 2018

L'inizio della dialettica caso-necessità nel diario di studio

Il solito commentatore che non vuole apparire mi ha chiesto se avevo ancora l'inizio del mio diario di studio e se potevo postarlo. Ho cercato tra il mio materiale scritto nelle cartelle, l'ho trovato e mi sono deciso ... 

"Gennaio 2013. Ho scritto sul blocco note del mio computer: "Dal 1993, ogni anno,  per venti anni, ho consumato un quadernone di 100 pagine, nel quale ho sintetizzato tutto ciò che riguardava i miei studi: dai nuovi libri letti e compulsati ai loro estratti e alle sintesi in bella copia; dai programmi di lavoro di lungo, medio e breve periodo alle valutazioni sui progressi fatti, ecc. ecc.

Dopo aver accumulato in questo modo una ventina di quaderni annuali fino al 2012 , ho deciso di sbarazzarmene, non prima, però, di averli riletti e di averne tratta una sintesi molto ristretta". In questo modo è uscito fuori il "Diario breve di un autodidatta".

Di questo diario ventennale la parte principale riguarda il primo decennio: il diario dei primi dieci anni di lavoro, 1993-2002, dedicati ai tre volumi fondamentali dal titolo: "Il caso e la necessità - L'enigma svelato-  I Teoria della conoscenza - II Fisica - III Biologia".

Quando arriverà il momento, e la decisione di postare a puntate questo "diario breve" sarà presa, comincerò dal Settembre 1995, ossia dal periodo del primo bilancio complessivo di studio, riguardante il primo triennio (1993-95)."


" Inizio diario breve. I

Settembre 1995. Dopo quasi tre anni di intenso lavoro su teoria della conoscenza, fisica e biologia, mi sono posto il problema dell'approfondimento in bella copia distinguendo tre livelli: 1) per istruirsi, imparare nozioni, ecc. non c'è bisogno di molto: è sufficiente leggere libri, sottolinearli e farne brevi estratti (lo si può fare anche nelle peggiori condizioni economiche, sociali e psicologiche); 2) circostanze relativamente favorevoli possono permettere un lavoro a mosaico con approfondimenti parziali, con risposte parziali a problemi particolari; 3) ma, per passare ai temi più generali, più profondi, con un lavoro sistematico, affrontando problemi tra loro connessi, le cui soluzioni permettano passi avanti nella conoscenza, occorrono un'assoluta concentrazione e il massimo sforzo: condizioni possibili soltanto se la mente è libera da ogni altra preoccupazione.

Fino ad oggi, a partire dal 1993, mi sono potuto permettere soltanto i primi due livelli, raramente il terzo. Ma è arrivato il momento del lavoro sistematico in profondità, anche se la situazione "finanziaria" familiare non è affatto buona.

Poiché il punto di partenza è la "connessione di tutte le cose" -e la principale connessione di tutte le cose da me scoperta è quella della dialettica caso-necessità, per la quale la connessione di causa-effetto rappresenta il fittizio nesso deterministico ottenuto sacrificando il caso-, al momento non ho bisogno di appesantire la parte puramente teorica. Ho trovato la soluzione e devo verificarla nelle scienze della natura.

Vediamo il piano di lavoro sulle scienze naturali.

I) Per la FISICA portare avanti: 1) la soluzione della polarità onda-particella (ci sono vicino); 2) la questione dei costituenti ultimi della materia: non possiamo vederli qui e ora; solo fornendo energia possiamo ricostruire il passato delle particelle (negli acceleratori); questa è la soluzione; 3) allo stesso modo, vediamo apparentemente solo l'universo lontano, ma lontano vediamo realmente soltanto il suo passato; 4) l'entropia: il suo reale significato va concepito in relazione all'automovimento della materia, che dipende dalla soluzione della questione della restituzione dell'energia dissipata; 5) cosmologia: dal big bang al big crunch, da definire.

II) Per la BIOLOGIA, 1) la teoria di Darwin: evoluzione e selezione naturale, risolta con la legge del dispendio in connessione alla polarità caso-necessità; 2) applicare questa soluzione anche alla biologia molecolare, contro il dogma centrale DNA-RNA-Proteine; la statistica al posto del codice genetico puro e semplice -che poi semplice non è; 3) la questione degli introni, del DNA ricombinante e dei transgeni, anche qui sono molto vicino alla soluzione generale; 4) definizione dei principali regni della vita: virus, procarioti, eucarioti = evoluzione cellulare; 5) sull'origine della vita: fecondazione, gestazione e nascita; 6) immunologia: è paradossale, ma questo ramo della scienza, che studio solo da pochi mesi, non presenta per me alcun mistero perché la soluzione statistica viene fuori così facilmente che gli immunologi non sono riusciti a nasconderla del tutto dietro le loro pretese deterministiche.

Infine, devo individuare le principali questioni generali di teoria della conoscenza che sono state evitate dalla comunità scientifica mediante argomentazioni speciose che hanno contribuito alla confusione generale delle scienze della natura (torre di Babele).
 

Maggio 1996. E' arrivato il momento di dedicarmi alla TEORIA DELLA CONOSCENZA: approfondire la teoria di Hegel dalla "Enciclopedia" e dalla "Logica". Il rifiuto del caso e la sottolineatura del determinismo da parte di Lenin mi hanno spinto ad affrontare le due principali opere di Hegel, grazie alle quali poter approfondire le principali polarità dialettiche, soprattutto in relazione al caso e alla necessità.

Risolte, grazie a Hegel, le questioni dialettiche (possibilità-realtà, caso-necessità, ecc.), affrontare in seguito anche altri autori: da Aristotele a Cartesio, a Kant, ecc., ai moderni Kuhn, Popper, ecc. Sulla base delle mie attuali conoscenze di fisica, biologia e storia umana, e con il sostegno della concezione dialettica caso-necessità, credo che sarà una lavoro proficuo: un balzo in avanti nello studio di teoria della conoscenza.

Luglio 1996
. La full immersion su Hegel è durata due mesi - lavorando 12 ore al giorno- (maggio e giugno), con il seguente risultato: circa 100 pagine di estratti dattiloscritti dalla Logica e circa 80 pagine dalla Enciclopedia. Totale 180 pag + circa 20 di sintesi = 200 pagine.

Fine anno. Ho elaborato le "Tesi del 1996" che riguardano la teoria della conoscenza, la fisica e la biologia. Queste tesi stabiliscono i punti fermi per l'approfondimento dei temi riguardanti la stesura dei tre volumi (Teoria della conoscenza, Fisica e Biologia). Sono soddisfatto.

Gennaio 1997. La questione del determinismo di Lenin. Occorre tenere presente che la mancanza di conoscenza delle scienze delle natura è stata per lui il principale ostacolo alla comprensione del rapporto caso-necessità. Del resto, è vissuto soltanto 54 anni, la maggior parte dei quali dedicati allo studio della economia politica e della storia, alla pubblicistica e all'organizzazione del partito rivoluzionario, infine, a una rivoluzione che ha logorato il suo fisico, debilitato da una malattia ereditaria, fino alla morte prematura.

Potendo dedicare alle scienze naturali solo un paio di anni, Lenin è rimasto un dilettante che ha dovuto fidarsi delle autorità scientifiche dell'epoca. Perciò ha potuto solo tentare di applicare ai controversi risultati sperimentali della fisica e della biologia del suo tempo i princìpi marxisti elaborati da Engels nell'Antidhuring (la "Dialettica della natura" era rimasta chiusa in un cassetto della scrivania dello stupido Liebknecht). Troppo poco per non fraintendere e per non insistere sul determinismo riduzionistico come fondamento della scienze naturali, compiendo così un inevitabile, ma fondamentale, errore di teoria della conoscenza.  


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martedì 19 giugno 2018

Un pò per celia... alle prese con la memoria a breve

Una mattina stavo leggendo, un pò svogliato, il libro di Boncinelli, "La vita della nostra mente" (2011), ero sdraiato col corpo sollevato da due cuscini, perciò quasi seduto per poter lavorare meglio, quando, arrivato alla pag 79 sulla memoria, mi sono chiesto: ma perché sto ancora nel letto, invece di alzarmi? Data l'ora dovrei, anche, pensare alla colazione.

Vuoto mentale: insomma, non ricordavo il motivo per il quale leggevo a letto, invece di alzarmi e andare alla scrivania. Ma poi la memoria ha fatto il suo mestiere e sono scoppiato in una risata. Per capire il motivo della risata occorre una premessa.

domenica 17 giugno 2018

"Storia della tecnologia": un libro che vale la pena di consultare

"Storia della tecnologia" di Luisa Dolza (2008)

"Questo volume cerca pertanto di sfatare alcuni luoghi comuni sull'ingegno e sulle tecniche. Già Platone aveva riconosciuto l'importanza della tecnica nel Protagora, dove narra il mito di Prometeo e ne mette in luce il rapporto vitale e conflittuale con la nostra esistenza".

L'autrice cita il "Protagora" di Platone dove si narra che Prometeo, vedendo che tutti gli esseri viventi avevano mezzi per vivere, mentre l'uomo era nudo e indifeso, "non sapendo quale mezzo di salvezza procurare all'uomo, rubò a Efesto e Atena il sapere tecnico e il fuoco, perché era impossibile esercitare le arti senza fuoco- e li donò all'uomo (320c-323c)"

Nel mio caso potrei dire, immodestamente, d'aver rubato, agli "Dei" della scienza d'ogni epoca, il "fuoco"  tenuto nascosto della  dialettica  caso-necessità  per  "bruciare"  il  determinismo di causa-effetto. Per questo scopo cercherò di mostrare che la validità del rapporto causa-effetto, nella storia della tecnologia, è debitrice del rapporto caso-necessità relativamente alle singole scoperte tecnologiche.

venerdì 15 giugno 2018

5] Boncinelli: "Uno sguardo "oltre la siepe": futuro o futuribile?"

Con questo breve post concludiamo la critica a "La vita della nostra mente" di Boncinelli. "Da sempre l'uomo ha sognato l'immortalità, escogitando gli stratagemmi possibili per raggiungerla". Questa lapidaria affermazione è frutto della mente di Boncinelli, perché nella storia umana non si ricorda niente di simile, se non il desiderio d'essere immortalati nel ricordo delle future generazioni, come lo sono stati, ad esempio, Socrate, Aristotele e Platone tra gli antichi greci. Ma Boncinelli insiste: "Proviamo a lavorare di fantasia e a vedere che fine ha fatto oggi il sogno dell'immortalità".

E, subito dopo, pretende, per così dire, di imparentare il preteso sogno dell'immortalità della specie umana con  la realtà della lunga esistenza della vita terrestre nel suo complesso, dal suo esordio alla fase attuale. Se questo non è andare fuori tema che cosa è? Forse che l'uomo, se sognasse l'impossibile immortalità, troverebbe consolazione per la lunga durata della vita terrena, a cominciare dal genoma "quasi eterno"?

martedì 12 giugno 2018

4] Boncinelli: "Invecchiare nel corpo (e nella mente?)"

"Con l'avanzare del tempo la mente, al pari del corpo, comincia a sentire il peso degli anni. Perché la mente -lo abbiamo visto- fa parte del corpo, anche se nel suo pieno fulgore sembra discostarsene integralmente e in condizioni normali invecchia più lentamente". Che nella giovinezza e nella maturità il corpo e la mente di una persona in salute vadano all'unisono è un fatto certo. Poi, con il passare degli anni, il corpo comincia a cedere e anche la mente comincia a perdere colpi. Secondo Boncinelli: "In condizioni normali, non patologiche, non è affatto detto che la mente, il cervello e il sistema nervoso debbano invecchiare con lo stesso ritmo del corpo: possono invecchiare molto meno, e in genere così accade. Il perché non lo conosciamo..."

La realtà è, forse, un pò più diversificata. L'invecchiamento riguarda sia il corpo che il cervello, ma il diverso grado dipende dal comportamento personale: ad esempio un atleta che mantiene in forma il proprio corpo, ma esercita molto poco il suo cervello, sarà senz'altro penalizzato in vecchiaia da carenze cerebrali. Il contrario, la carenza fisica, riguarderà, invece, lo studioso che passa la maggior parte del suo tempo seduto alla scrivania. Perciò, considerando che Boncinelli si sarà dedicato molto più allo studio che al movimento ginnico, c'è da ritenere che senta di più il peso della vecchiaia prima nel corpo che nella mente. Ciò non vuol dire, però, che con gli anni, a cominciare dall'anzianità e a seguire con primi segni della vecchiaia, la mente non possa giocare brutti scherzi anche a chi l'ha allenata nello studio della filosofia, delle scienze e della storia.

sabato 9 giugno 2018

3] Boncinelli: "La questione della coscienza"

"La coscienza: "la madre di tutti i problemi"."

"E veniamo alla questione della coscienza. Che cosa accade al vertice di tutto quanto abbiamo descritto e che ci fa talvolta percepire qualcosa o un intero mondo con grande evidenza e immediatezza?"  Boncinelli affronta la questione della coscienza, con le seguenti domande: "Che cosa ci fa dire: "penso questo", "credo questo", "sento questo", voglio questo"?"

Ma la coscienza dell'uomo non può avere a che fare con simili domande. Le domande devono essere poste sulla realtà del mondo esterno, perché se sono poste sul fittizio mondo della mente allora si finisce nel soggettivismo. Perciò, lo studioso che si pone simili domande non fa che partire da se stesso prevaricando la realtà del mondo. L'esaltazione dell'autocoscienza, se non si risolve nella conoscenza superiore dello studioso, dello scienziato che riflette la realtà del mondo, si risolve nella costruzione di un proprio mondo soggettivo.

Riguardo all'autocoscienza, Boncinelli afferma: "tendiamo a pensare che sia appannaggio esclusivo della nostra specie". Ma avrebbe dovuto affermare che soltanto la specie umana possiede una qualità della quale i singoli esseri umani non sempre fanno buon uso: la coscienza. Anzi, più spesso del dovuto, prevale il cattivo uso della coscienza e non soltanto nella politica, ma persino nell'attività scientifica . Invece, egli accarezza le tendenze fantascientifiche dell'uomo, quando, dopo aver scritto: "tendiamo a pensare che sia appannaggio esclusivo della nostra specie questa autocoscienza", avanza il dubbio che anche alcuni macchinari costruiti dall'uomo possano arrivare alla coscienza. E non è finita perché le coscienze aumentano di numero quando egli arriva a concepire "tre forme o tre livelli di coscienza".

venerdì 8 giugno 2018

2] Boncinelli: "Come si forma il cervello"*: il problema della perdita della memoria

La corteccia cerebrale: "è l'organo più prezioso che possediamo. Il possesso della corteccia cerebrale caratterizza univocamente i mammiferi; nessun altro vertebrato ne è dotato. E' certo però che tra la corteccia di un porcospino, di un coniglio, di un carnivoro e di un primate superiore c'è una enorme differenza. Per numero di neuroni, per superficie e per complessità di connessioni a essa associate". Tutto ciò è ovvio. Ma ecco la conclusione di cui si sentiva proprio... la mancanza: "La corteccia umana è molto grande: se la dovessimo dispiegare occuperebbe  lo spazio di una tovaglia di un metro per due". Naturalmente riesce a stare in un cranio perché si ripiega in solchi e avvallamenti.

Per i miei scopi tralascerò le descrizioni particolareggiate, limitandomi a brevi sintesi come la seguente: "Con la nascita la moltiplicazione dei neuroni nel cervello cessa: i neuroni che abbiamo alla nascita sono quelli che ci accompagneranno tutta la vita. Ciò che aumenterà ancora è, come abbiamo visto, il numero, la velocità e l'efficienza delle connessioni tra i neuroni esistenti". Boncinelli sottolinea anche l'importanza, per l'uomo, della corteccia frontale, particolarmente sviluppata, con funzioni superiori "come l'elaborazione di ricordi, l'associazione fra concetti diversi, il pensiero astratto, l'immaginazione e la creazione. E' la corteccia frontale che fa di noi quello che siamo".

martedì 5 giugno 2018

1] "La vita della nostra mente" (2011) di Edoardo Boncinelli

"Introduzione. La mente che studia se stessa"

Secondo Boncinelli conosciamo molto della mente umana, ma, leggendo il suo saggio, quella che risulta carente è l'oggettività scientifica, perché sono più spesso i luoghi comuni ad imporsi. Insomma, sostenere che il cervello del bambino, quello dell'adulto e quello dell'anziano differiscono tra loro, ma anche tra diversi individui... questa banalità vale per qualsiasi altro organo umano, ad esempio il cuore, il fegato, lo stomaco, ecc.

Boncinelli è uno scienziato del senso comune che non si rende conto dei limiti del suo modo di procedere. Per esempio, scrive: "Nel corso del libro vedremo che il cervello del bambino non è quello dell'adulto, e questo -a sua volta- non è sempre quello dell'anziano. I tratti fondamentali rimangono, ovviamente, sempre gli stessi, ma alcune caratteristiche evolvono, prima maturando e consolidandosi, poi decadendo progressivamente, con una velocità che non è fissata inderogabilmente dalla natura, che può essere molto diversa da individo a individuo, e che è suscettibile di modulazione di interventi esterni". Ma chi conduce il gioco della evoluzione?

"Si parte da zero", è il titolo del primo paragrafo che inizia così: "Nessuno nasce adulto, anche se per molti aspetti tendiamo a pensare di esserlo sempre stati ..." Ma questa idea, così come le sue conseguenze, potrebbero venire in mente soltanto a uno smemorato. La proposizione che segue è qualcosa di paradossale, per non dire assurdo: "Senza il bambino l'adulto non ci sarebbe; una mancata evoluzione della fase infantile avrebbe conseguenze catastrofiche per alcuni aspetti chiave della percezione, dell'ideazione e dell'espressione". Che cosa è che non va in queste considerazioni? Proprio la pretesa di dimostrare qualcosa di intelligente partendo da premesse tipiche del senso comune.

sabato 2 giugno 2018

Un pò per celia e un pò per non morir... un bel dì vedremo...

Da un pò di tempo, quando apro il computer mi rendo conto d'essere immediatamente colpito da una vistosa contraddizione tra le prime immagini che esso mi offre di una natura meravigliosa e incontaminata e le successive immagini di una natura, e soprattutto di una umanità, contaminate da ogni sorta di malanni.

Non c'è orrore che la natura e la specie umana non mostrino, ogni giorno, a tutti, vecchi, grandi e piccini, d'ogni razza, nazionalità e religione, mediante ogni genere di mezzi di comunicazione, dalla vecchia radio alla non più giovane televisione, al moderno computer e ai telefonini. Insomma, la violenza naturale e quella artificiale, ossia, terremoti, guerre, ecc. in tutte le loro forme, da quelle singole a quelle collettive, rappresentano un orrore senza fine .
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