mercoledì 25 dicembre 2013

L'indeterminismo dei coniugi Rose e la trascurata dialettica caso-necessità

I coniugi Hilary e Steven Rose hanno scritto a due mani il libro "GENI, CELLULE e CERVELLO" (pubblicato nel 2012), nel quale, per evitare la dialettica caso-necessità, contrappongono al determinismo riduzionistico la soluzione indeterministica, soluzione che  attribuiscono persino a Marx e Darwin: "Entrambi questi giganti delle teorie sociali e biologiche del diciannovesimo secolo erano radicalmente indeterministi (fatte salve la stranezza dell'idea degli stadi del progresso storico di Marx e alcune delle speranze progressistiche di Darwin). Noi condividiamo questo indeterminismo: gli uomini possono costruirsi la propria storia, ma la fanno in circostanze che comprendono sia la loro esistenza sociale corporea sia la loro esistenza biologica incorporata nella società".

Nel precedente libro, come abbiamo visto, Steven Rose aveva attribuito alla società e alla tecnica la capacità di plasmare ogni uomo. Nel contempo, egli aveva lasciato irrisolta la vecchia contrapposizione tra il determinismo democriteo e l'indeterminismo epicureo. Ma, in questo libro, assieme alla moglie Hilary, egli sceglie (a torto) l'indeterminismo di Epicuro, per poter respingere (a ragione) il determinismo riduzionistico  di Democrito. La scelta non deve stupire: l'indeterminismo è un prodotto degli anni Sessanta che ha plasmato la "contestazione" e, con essa, i coniugi Rose.

Potremmo domandarci: ma perché, ancora oggi, è così difficile accettare la soluzione dialettica caso-necessità, anche se divulgata soltanto negli ultimi quattro anni e da un autodidatta? Accettarla significherebbe ammettere che la soluzione poteva venire solo da uno studioso isolato e non "plasmato" dalla comunità scientifica. Però i coniugi Rose, che giustamente hanno denunciato la corruzione presente nel campo della ricerca scientifica, sempre più dominata dal capitale finanziario, potrebbero anche guardare con favore alla teoria di un autodidatta che risolve una millenaria questione. E, del resto, dovrebbero conoscerla se citano Evelyn Keller, confermando ciò che l'autodidatta aveva scoperto da solo molti anni fa, e fatto conoscere nel 2009 con il suo opuscolo dal titolo "Chi ha frainteso Darwin?", e cioè che fondamentale è il DNA come complesso, come magazzino di sequenze nucleotidiche e non il singolo gene, (in quanto tale inesistente). E del resto, come ricordano i coniugi Rose, la Keller aveva affermato che il secolo del gene era ormai scaduto.

Non potendo risolvere la questione del determinismo riduzionistico, al quale giustamente non attribuiscono alcun fondamento, anche loro, però, cedono al condizionamento delle mode del momento, ad esempio, oggi, quella della epigenetica (la quale, comunque, rappresenta pur sempre un passo di avvicinamento alla dialettica scoperta dall'autodidatta). I Rose sostengono, infatti: "I geni non sono più immaginati come unità che agiscono in modo indipendente (ben detto!), bensì come in continua interazione sia l'uno con l'altro sia con i livelli multipli dell'ambiente in cui sono immersi (ben detto!)".

Riguardo al determinismo riduzionistico vale la pena di riprendere la loro critica: "Il progetto genoma umano non si è semplicemente appoggiato alle tecnologie molecolari e all'informatica:... il progetto dipendeva da una visione fortemente riduzionista degli organismi viventi. Gli esseri umani e le altre creature sarebbero comprensibili riducendoli ai loro costituenti molecolari e questi, su tutti il DNA, sono descritti come macromolecole di informazioni. Sviluppatasi contemporaneamente alla biologia molecolare, la tecnologia informatica, con gli apporti della teoria dell'informazione, non ha fornito solo la strumentazione e la potenza di calcolo, ma anche le metafore organizzative all'interno delle quali sono stati analizzati i dati e create le teorie".

Critica affatto giusta questa, che continua con la segnalazione dei principali protagonisti della concezione metaforica della biologia molecolare: Crick e Dawkins, e il secondo più fanatico del primo. "Come in molti altri casi è stato Richard Dawkins a dirlo nel modo più chiaro: la vita è digitale e non analogica. Crick può aver coniato la metafora informatica, ma è stato Dawkins a portarla alla sua logica conclusione", sostenendo che la metafora è la realtà: "Il dogma centrale di Crick era stato pronunciato con una certa dose di prudente ironia, ma Dawkins non è ironico: insiste sulla verità pura e semplice dell'"illusione del DNA"."

I coniugi Rose, nel loro libro, hanno ricostruito correttamente la storia della rivoluzione darwiniana e lo sviluppo successivo della biologia, fornendo anche alcuni elementi dei quali l'autore di questo blog ammette non essere stato a conoscenza, e confermandogli (se ce ne fosse stato bisogno) i forti limiti relativi alla serietà e all'onestà della comunità scientifica. Ma il punto fondamentale viene sintetizzato in questa domanda: "Che cosa evolve?" Domanda alla quale vengono date risposte diverse a seconda delle scuole alle quali gli scienziati della vita appartengono.

Riducendo all'osso la questione fondamentale: la concezione fondata sui singoli geni era troppo ingenua e le sue inferenze non confermate dalla sperimentazione. "Come osservarono causticamente Gould e Lewontin, non erano altro che storie costruite ad hoc". Possiamo, però, tranquillamente aggiungere che questo è ciò che accade in tutte scienze naturali e da troppi decenni. Naturalmente i coniugi Rose non potevano limitarsi soltanto alla critica corrosiva, dovevano affermare anche qualcosa di costruttivo e positivo. Ed ecco l'epigenetica "termine coniato da Waddington negli anni cinquanta e attualmente uno degli ambiti di ricerca più caldi della biologia molecolare".

Per concludere questo post, peccato che i coniugi Rose, in un libro che non risparmia nessuno, dopo esser giunti alla conclusione che  il determinismo riduzionistico genetico è fallito da tempo e che quello neurobiologico è prossimo alla dichiarazione di fallimento, non sappiano fare altro che metafisicamente sostenere la validità del loro opposto diametrale, l'indeterminismo epicureo, senza prendere in considerazione la dialettica caso-necessità.

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