venerdì 20 dicembre 2013

Conferme parziali sulla critica dialettica alla genomica

Le idee di questo blog sembrano iniziare a girare, anche se parzialmente e non del tutto correttamente. E' ciò che intendiamo mostrare affrontando alcuni libri pubblicati di recente*. Possiamo cominciare dalle considerazioni tratte da "L'ULTIMO MISTERO DELLA EREDITARIETA'" (2011) di Richard C. Francis. L'autore sostiene che "La mente umana sembra essere predisposta verso il preformismo", soprattutto "quando si tratta di spiegare fenomeni complessi come lo sviluppo (o l'evoluzione)". Insomma, ci si richiama al preformismo, e di conseguenza al "creazionismo" e alla "mente di dio", perché tutto appare troppo complicato: questo sostiene Francis. Possiamo aggiungere questa personale riflessione: che la complessità naturale è troppo ostica per il determinismo umano; perciò il determinismo doveva necessariamente essere attribuito a una entità superiore, onnipotente: una divinità, appunto.

Ma rilevante è il fatto che Francis neghi il determinismo genomico come processo reale, per considerarlo semplicemente una metafora. Non è più il genoma che dirige: "L'idea del ruolo direttivo del genoma è piuttosto una interpretazione metaforica di questo processo..." Peccato, però, che, subito dopo, introduca egli stesso un'altra metafora: "la prospettiva del ruolo direttivo della cellula".

Sembra quasi che gli scienziati, abituati a dirigere o a essere diretti nei loro laboratori, non riescano a evitare di concepire la natura a loro immagine e somiglianza: per essi la natura deve dirigere, e i suoi processi devono essere diretti; insomma, in natura devono agire meccanismi direttivi deterministici. Ma la realtà naturale è fatta di molteplici processi ciecamente necessari perchè dispendiosi, i cui risultati efficaci sono soltanto rarità statistiche. In conclusione questo autore, pur opponendosi al determinismo genomico, non riesce ad opporsi al determinismo in quanto tale. E, per il momento, ci accontentiamo di questa conclusione. 

Comunque, è interessante enumerare le nuove idee che Francis ha introdotto nel suo libro del 2011, e che coincidono con quelle che l'autore di questo blog ha esposto in "Chi ha frainteso Darwin?" nel 2009.

1) La prima tesi che Francis respinge è quella del grande numero di geni, anche oltre 100.000, che per lungo tempo erano stati ipotizzati dalla maggioranza dei biologi molecolari. Egli ricorda che i geni della specie umana sono ritenuti oggi attorno ai 25.000, numero più vicino ai 30.000, indicati dai De Robertis più di venti anni fa, nel loro trattato, e che chi scrive aveva considerato, già allora, come più realistico.

2) La principale tesi dell'autore di questo blog, sulla genomica, è da lungo tempo la seguente: il genoma è assimilabile a un grande magazzino di materia prima (acidi nucleici), senza alcun ruolo direttivo. Questa tesi viene confermata da Francis quando sottrae alla genomica il suo ruolo direttivo per affidarlo all'epigenomica.

3) La tesi dell'importanza dell'ambiente sostenuta da chi scrive, a proposito della differenziazione cellulare, è confermata dalle conclusioni citate da Francis sugli esperimenti di Driesch: "il potenziale di ogni cellula non è determinato da quali cromosomi (o quali geni) ci siano nel suo nucleo ma dipende invece dalla sua posizione nell'embrione". E "anche parecchio al di là dello stadio pluripotente sono le interazioni cellulari a influenzare il differenziamento cellulare, e anche il processo inverso: lo sdifferenziamento".

4) Ancora, l'affermazione di Francis che l'RNA è venuto prima del DNA, e che, nella sua forma autonoma, è rimasto come stadio virale, è stata anticipata da tempo in questo blog.

5) Infine, la tesi principale -già anticipata all'inizio del post- del valore puramente metaforico del ruolo direttivo del genoma: "L'idea del ruolo direttivo del genoma è piuttosto un'interpretazione metaforica di questo processo, informata da una serie di intuizioni extrascientifiche (...). Se teniamo a bada queste intuizioni, divengono possibili altre interpretazioni, e una di esse è quella che io chiamo la prospettiva del ruolo direttivo della cellula".

A parere di chi scrive, occorre però precisare che il cosiddetto ruolo "direttivo" della cellula può valere solo se la consideriamo come complesso, perché se la consideriamo solo come uno dei numerosi elementi di un complesso (tessuto o organo), allora la cellula è assoggettata al caso, ad esempio dell'apoptosi, ecc.

Infine, come ultima considerazione personale, la seguente: per la scienza umana sembra che qualcosa o qualcuno in natura debba sempre dirigere, a immagine e somiglianza dei laboratori diretti sempre da scienziati che hanno fatto carriera. Ma persino i direttori di istituti di ricerca devono comprendere che ciò che essi indagano riguarda una natura che non segue la logica del meccanismo direttivo deterministico.

* Questi libri riguardano soprattutto la neurologia e le sue ultime novità, che "Le Scienze" ha pubblicato durante il 2013.

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