mercoledì 26 gennaio 2011

Realtà, realismo e realismo ingenuo I

I  Premessa

La questione della realtà del mondo esterno riguarda soltanto la fisica teorica, molto meno la fisica sperimentale e per nulla affatto la biologia. Il biologo, a qualsiasi disciplina appartenga, non ha dubbi sulla realtà materiale (vivente) che ha di fronte e che vuole comprendere. Invece, soprattutto da quando la matematica ha preso il sopravvento in fisica, è sorto il problema della realtà esterna, quella delle particelle e quella del cosmo.

Mach, ad esempio, ha sempre negato la realtà degli atomi, concedendo di poter accettare la teoria atomica solo se si fosse confermata l'ipotesi migliore e più utile. Di recente, su "Le Scienze" di Dicembre 2010, Hawking e Leonard Mlodinow hanno sostenuto che "La maggior parte di noi ritiene che esista una realtà oggettiva, e che i nostri sensi e la scienza diano direttamente informazioni sul mondo naturale". Però, subito dopo, ammettono che il realismo si sia incrinato e vada sostituito con un'altra concezione, opposta.

Vediamola: "Il mondo che conosciamo è costruito dalla mente umana usando come materiale grezzo i dati sensoriali, ed è plasmato dalla struttura interpretativa del nostro cervello". Questa concezione altro non è che il cosiddetto "costruttivismo" che da diversi decenni attribuisce all'uomo una particolare forma di scienza, quella che costruisce da sé il mondo esterno. Ma il costruttivismo si è semplicemente aggiunto ad altre forme di soggettivismo scientifico di origine kantiana.

Traiamo questi spunti di riflessione dal recente numero di "Le Scienze" (Gennaio 2011), nel quale Castellani citando Mach e Bellone citando Hawking e Mlodinow ritornano sulla questione della realtà del mondo e sul realismo: la prima, per ricordare che "Per quanto sembri strano al giorno d'oggi non impegnarsi rispetto all'esistenza di entità come gli atomi, questa forma di antirealismo è una posizione abbastanza diffusa, anche tra gli scienziati" (sottinteso, tra i matematici fisici); il secondo, per ricordare come "solo la libera ricerca possa invece essere d'aiuto nei nostri tentativi di adattarsi all'ambiente senza cadere fra le braccia di quel realismo ingenuo (!) secondo il quale, come è stato detto di recente, la cultura non si mangia".

Sembra di notare qui due opposte preoccupazioni: quella di Castellani relativa all'antirealismo e quella di Bellone relativa al "realismo ingenuo": preoccupazioni tipiche, rispettivamente, della filosofia della scienza e della fisica teorica, entrambe comunque legate al recentissimo dibattito sulla realtà, sul realismo e sul realismo ingenuo. Dibattito iniziato su "Le Scienze", subito dopo il guasto tecnico occorso all'LHC. E oggi, che questo capolavoro della tecnologia ha ripreso a funzionare, molti temono, almeno dai primi risultati, di non veder confermata nessuna delle ipotesi previste. Dunque, può sorgere il problema o di doversi affannare per un ennesimo aggiustamento ad hoc o di dichiarare bancarotta fraudolenta.

Perciò, a cominciare dalla ripresa dell'attività dell'LHC a febbraio, sarà necessario seguirne le vicende sperimentali e teoriche. E, per poterlo fare con cognizione di causa, approfondiremo alcune questioni rimaste in sospeso, che attendono una risposta teorica. A questo scopo uscirà una serie di post introduttivi sotto il titolo: LHC e i tempi lunghi della conoscenza reale. Ma ancor prima, nei prossimi tre post, affronteremo la questione della realtà, svilita da un fin troppo radicato realismo convenzionale e da un esecrabile "realismo ingenuo".

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Scritto nel 2011

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