mercoledì 19 gennaio 2011

La dialettica asimmetria-simmetria della materia III

III  In natura prevale l'asimmetria del dispendio

Su "Le Scienze" di gennaio 2011, troviamo tre esempi di perfetta simmetria, citati da Elena Castellani nella sua rubrica "scienza e filosofia": esempi nei quali la logica matematica ha creato da se stessa le condizioni puramente astratte e aprioristiche dell'assoluta simmetria, che però la realtà naturale non conferma. I tre esempi, di per sé, non dimostrano nulla, perciò non li prendiamo neppure in considerazione, mentre possiamo osservare che Castellani li ha presi in considerazione soltanto perché sarebbero accomunati dal principio leibniziano di "ragion sufficiente": "Nulla accade senza che ci sia una ragione sufficiente perché sia così e non altrimenti".

Possibile che una filosofa della fisica sia costretta a ripescare Leibniz, e per una faccenda che sappiamo bene come è andata a finire? Se Leibniz fece affidamento sulla ragion sufficiente fu solo perché all'epoca era quasi impossibile sottrarsi alla concezione di un mondo  preciso e ordinato, economico e razionale, in quanto creazione divina. Perciò egli concepì un mondo economico, il migliore dei mondi possibili (che, comunque, il terremoto di Lisbona mise in crisi e il Candido di Voltaire ridicolizzò).

Certamente, una simile impostazione può soltanto favorire la logica matematica e nozioni quali la simmetria, ma c'era proprio bisogno di tornare a quei tempi? Insomma, a che cosa servono i tre esempi, accomunati dalla ragion sufficiente? Servono soltanto ad avvalorare una logica di tipo matematico che ha bisogno di concepire il mondo naturale come preciso e ordinato, economico e razionale per giustificare la nozione di simmetria. Però la natura non segue né il principio di non contraddizione né la perfetta simmetria della situazione iniziale, che, come sostiene Castellani, "implica la completa equivalenza tra le alternative presenti (...): non c'è quindi una ragion sufficiente per operare una scelta tra esse, e la situazione iniziale rimane invariata".

Ma se il mondo fosse soggetto a queste condizioni, avremmo a che fare con condizioni inadatte all'evoluzione della materia e della vita, situazioni simili a quella di una Terra che "fusse restata un globo immenso di cristallo", che "io stimerei un corpaccio inutile al mondo", come affermò Galileo, per bocca di Sagredo, nel "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo". E riguardo a coloro che ricercano princìpi immutabili di perfetta simmetria, ecco che cosa augurava loro Sagredo: "Questi meriterebbero d'incontrarsi in capo di Medusa, che gli trasmutasse in istatue di diaspro o di diamante, per divenir più perfetti che non sono".

Ora, se si parte dal principio di perfetta simmetria, come pretende il matematico fisico, qualora il mondo presentasse delle rare asimmetrie, queste ovviamente sarebbero delle eccezionali "rotture" di simmetria. Ma, se partiamo dalla gigantesca, reale asimmetria del dispendioso cosmo, nel quale la materia che evolve rappresenta soltanto il 5% della materia complessiva, saranno le simmetrie reali a presentarsi come eccezioni, come eccezionali "rotture" di asimmetria.

Castellani, invece, che fa? Pretende collegare il concetto di simmetria al concetto di causa, sulla falsariga di Pierre Curie che arrivò alla banale e falsa conclusione che "le simmetrie delle cause si devono ritrovare negli effetti. In altre parole, se le cause hanno una certa simmetria, questa simmetria non può andare persa negli effetti (da cui la seguente regola: sono possibili solo quegli "effetti" che rispettano quella data simmetria). L'effetto può invece essere più simmetrico della causa: cioè una simmetria non ha bisogno di una giustificazione (di una ragione sufficiente) per esserci, a differenza di quanto avviene nel caso di una rottura di simmetria".

Questo è completo capovolgimento della realtà! Occorre rovesciare: nella realtà è la simmetria, soprattutto quella perfetta, che deve essere giustificata, spiegata, mentre l'asimmetria è ovunque, al pari del caso e del disordine, che stanno all'origine dei fenomeni e dei processi naturali. Invece, Castellani affida la validità della concezione della simmetria a una inesistente causalità: "Il principio, per essere applicabile, richiede che siano soddisfatte alcune condizioni, come la validità della descrizione causale, la conoscenza della "causa completa" per un certo effetto e la corretta determinazione delle simmetrie in gioco". Solo a queste condizioni deterministiche si può stabilire "che possono verificarsi solo quei fenomeni che sono compatibili con determinate condizioni di simmetria".

Dopo aver ripreso un determinismo che da lungo tempo non si vedeva in fisica, a parte quello di Bell, Castellani si chiede: "Ma il principio è valido? La discussione su questo punto è ancora aperta. Sicuramente si può dire che, al contrario di quanto viene a volte sostenuto, la sua validità non è messa in discussione dal fenomeno noto in fisica come "rottura spontanea di simmetria": in questo caso, infatti, la simmetria non và persa, ma è solo in qualche modo "nascosta"."

Insomma, se a sostenere il principio di simmetria c'è solo il principio di causalità, come pretende Castellani, ciò comporta un problema insolubile, a meno di non rivolgersi alle variabili nascoste del determinista Bell, cadendo dalla padella alla brace. Il determinismo, comunque, in qualsiasi forma venga presentato, non è adatto a indagare la natura. Allora che cosa rimane della "simmetria"? Rimane il continuo appello alla "rottura della simmetria", tanto più frequente quanto più i fenomeni della fisica appaiono asimmetrici.

Certo che, fino a quando ci si attarderà sui quark e sulle stringhe, e su altre teorie fuori del mondo, occorrerà attendere parecchio per avere la conferma che non c'è filosofia della scienza che tenga: alla fine, il dispendio naturale si manifesterà obbligatoriamente anche ai matematici fisici e ai loro filosofi.

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Scritto nel 2010

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