giovedì 6 gennaio 2011

La dialettica repulsione-attrazione della materia (parte quarta)

Concludiamo questa monografia in quattro parti con il seguente paragrafo tratto sempre da "Caso enecessità - L'enigma svelato - Secondo volume  Fisica" (1993-2002)

La concezione termodinamica del tempo non riflette i reali tempi lunghi dell'evoluzione

L'affermazione della irreversibilità termodinamica del tempo, per la quale il tempo è concepibile semplicemente come dissipazione di energia in un'unica direzione, dall'ordine al disordine, sulla cui erroneità abbiamo già discusso esaurientemente, ha prodotto l'opposta paradossale idea che se fosse possibile una reversibilità del tempo, allora i massi caduti da una montagna dovrebbero riunirsi di nuovo sulla sua sommità, oppure i vecchi dovrebbero tornare neonati e altre "sublimi sciocchezze" di questo genere, del quale Maxwell fu uno dei primi creatori.

Questa idea non tiene presente che se ogni forma materiale è il prodotto di un grande dispendio di energia, è anche il risultato di un lavoro naturale complesso e specifico, risultato raro ed eccezionale, che non può in alcun modo essere riportato allo stato originario. Così la forma vivente della materia, che si differenzia in una miriade di specifiche forme viventi, è qualcosa che può avere, in sé soltanto, la capacità di originarsi, quindi di svilupparsi nel tempo fino a regredire e perire definitivamente.

Ora, quando la vita sarà cessata nell'universo attuale, mentre non potrà mai verificarsi un'assurda reversibilità del tempo della materia, che ripercorra il cammino inverso della vita, evoluta fino al suo termine, per farla concludere con la sua origine, potrà invece verificarsi una reale reversibilità del ciclo che restituisca gravitazionalmente tutta l'energia originaria nel collasso finale, per il ciclo successivo, dal quale ci possiamo aspettare di nuovo un'origine rara ed eccezionale della vita.

La maggior parte dei termodinamici ritengono che ciò appartenga al regno della speculazione, perché secondo loro non esistono prove di una evoluzione ciclica dell'universo. Le prove, invece, ci sono, anche se sono sparse tra le varie branche della fisica: così in fisica delle particelle gli acceleratori dimostrano la tendenza della materia alle alte energie a decadere fino alla forma stabile del protone; così in cosmologia le nubi di gas d'idrogeno, per contrazione gravitazionale, restituiscono energia attiva precedentemente dissipata. Il fatto è che tutti, chiusi nella propria specialità disciplinare, sono ciechi di fronte ai nessi che si possono trarre se si eliminano gli steccati. E' ciò che mostreremo nel preseguo del nostro studio.

Qui ci limitiamo a sottolineare la circostanza per la quale il tempo "entropico" non può riflettere il reale tempo della evoluzione della materia nel cosmo: poiché è la gravità che chiude il ciclo, rendendolo alla fine reversibile, e poiché è l'incommensurabile serbatoio di energia potenziale gravitazionale (derivato da tutta l'energia attiva dissipata) a convertirsi alla fine del ciclo in energia termica radiante (nel big crunch), possiamo dedurne che la reversibilità reale non ha nulla a che vedere con la reversibilità termodinamica, con la direzione inversa della cosiddetta freccia del tempo; essa dipende semplicemente dalla gravità delle masse, da intendersi come serbatoio potenziale di energia attiva. La direzione inversa è faccenda puramente spaziale, dovuta alla contrazione gravitazionale della materia. Il tempo, inteso come successione degli eventi, non ne viene minimamente toccato. L'universo compie la sua marcia a ritroso nello spazio, non nel tempo.

Dal punto di vista cosmico, il tempo va dunque concepito come tempo specifico dell'evoluzione, un tempo durante il quale avvengono i processi di trasformazione delle forme materiali, che sono irreversibili, non soltanto perché avviene una dissipazione di energia, ma soprattutto perché ogni forma materiale è una contraddizione dialettica di caso e necessità, di disordine e ordine, di evoluzione e involuzione, di dissipazione e conservazione, la quale fa sì che ogni forma materiale abbia il suo tempo specifico di esistenza: un'origine, un'evoluzione, un'involuzione e un termine. E ancora, questa irreversibilità delle forme materiali, così come la irreversibilità della dissipazione dell'energia, non è ancora tutto: occorre considerare la reversibilità della energia potenziale gravitazionale, garantita al termine del ciclo.

Riassumendo, possiamo affermare che l'evoluzione della materia nel cosmo è caratterizzata dalla legge del dispendio di energia termica e cinetica, e dalla sua conversione in energia potenziale gravitazionale. Su questa base, il movimento della materia produce forme materiali evolutive che rappresentano l'ordine necessario, raro ed eccezionale, a partire dal disordine casuale, originario, prodotto dal big bang. Ogni ciclo dell'universo può essere considerato composto di due fasi principali: la prima, caratterizzata dalla predominanza della evoluzione irreversibile, fondata sul grande dispendio di energia attiva; la seconda, caratterizzata dalla predominanza dell'involuzione reversibile, che restituisce alla fine l'energia già dissipata e trasformata in gravitazione.

Se, infine, guardiamo alla prima parte evolutiva del ciclo, ci accorgiamo che ogni momento della evoluzione è, in senso dialettico, contemporaneamente involuzione: lo è nel senso generale che ogni produzione di forme materiali comporta dissipazione di energia; lo è nel senso particolare che ogni forma materiale ha un suo specifico ciclo di sviluppo: un suo tempo specifico, terminato il quale, essa scompare; lo è nel senso che, come vedremo in biologia, ogni forma materiale vivente progressiva è nel contempo un regresso, in quanto riduce molte altre possibili direzioni; e la stessa direzione evolutiva che essa rappresenta, raggiunto il suo culmine, degenera e perisce; lo è, infine, nel senso che tutto ciò che nasce è degno di perire: perciò le forme materiali sono transeunti, mentre la materia è eterna.

Ma la concezione "entropica" del tempo non può vedere tutto questo: essa fissa il suo sguardo sulla dissipazione dell'energia e non riesce a staccarsene. Così, accecata dalla buia e fredda notte dell'entropia, non può più vedere la grandiosa e lucente evoluzione cosmica.

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