venerdì 22 novembre 2019

Sempre alle prese col problema della verità scientifica

Riguardo al recente numero di le Scienze (Novembre 2019) c'è un punto sul quale vorrei tornare: il realismo scientifico, argomento questo sul quale in passato ho scritto diversi post su Elena Castellani, che compare in ogni numero di Le Scienze, da molti anni, sulla pagina dedicata a "Scienza e filosofia". Ancora una volta, questa professoressa di filosofia si è posta domande sul realismo della conoscenza scientifica. 

Nel presente articolo dal titolo "Verità e "prospettivismo" sottotitolo "La raginevole efficacia dell'integrazione di prospettive nella scienza", la Castellani fa, ancora una volta, a pugni con la realtà, esordendo con il seguente passo: "Diversità in relazione alla scienza si può discutere in molti modi, ma una domanda centrale è: le teorie scientifiche di successo ci offrono un resoconto veritiero della realtà?"

Da tempo vado sostenendo che nella scienza fisica la verità è fittizia, e lo è soprattutto da quando Einstein si è imposto sui fisici, sempre alle prese con difficoltà insormontabili, con una teoria fittizia relativistica. Ma nonostante numerosi fisici geniali quasi quanto Einstein, Castellani aggiunge alla precedente frase: "Ci si chiede, in sostanza, se la rappresentazione che le teorie ci danno del mondo (cioè la sua "immagine scientifica") corrisponda a come il mondo è fatto davvero".

Per farla breve, Castellani fornisce questa soluzione: "Le posizioni al riguardo sono diverse, con oscillazioni che vanno da un puro strumentalismo, secondo cui le teorie non sono considerate né vere né false perché semplici strumenti per ordinare e prevedere i fenomeni, a un convinto realismo, che non solo  s'impegna sulla verità di teorie  di successo, ma identifica nel carattere veritiero delle teorie la migliore spiegazione del loro successo.. Tra questi due estremi si collocano posizioni di vario tipo, a seconda del rilievo dato alla nozione di verità nella scienza e della funzione che le viene attribuita".

Ma scegliere una simile spiegazione della scienza fisisica, fondata soltanto "a seconda del rilievo dato alla nozione di verità nella scienza e della funzione che le viene attribuita", significa non finirla mai di escogitare nuove spiegazioni, come dimostra appunto anche questo recente articolo di Castellani. E' sufficiente seguire il capoverso dal titolo "Antirealismo e relativismo", nel quale l'autrice ripesca il prospettivismo del quale Thomas Kuhn fu un pioniere aggiungendo: "Ma il prospettivismo non deve implicare per forza una presa di posizione antirealista, come succede in Khun. Per il realismo prospettico, l'appartente "relativizzazione" della verità alle prospettive può essere appunto coniugata con una forma di realismo".

E così tutto diventa possibile, basta aggiungere: "La questione che si pone è come questo possa essere realizzato..." ma qui mi fermo, aggiungendo che Castellani non parla di suo o a vanvera, deve soltanto commentare l'ultima "trovata", per comprendere la quale riportiamo l'ultimo capoverso dell'articolo:

"Integrazioni difficili

Se e come questo compromesso tra prospettivismo e realismo possa essere raggiunto dipende sensibilmente da che cosa si consideri una "prospettiva scientifica" (è difficile, per esempio, pensare d'integrare visioni del mondo come quella tolemaica e copernicana in un sistema unitario) e dalle articolazioni che danno alla posizione di realismo prospettico i filosofi della scienza che la difendono.

Tra questi si distinguono in particolare Ron Giere, Paul Teller, e, soprattutto, Michela Massimi, che sul tema ha ottenuto un importante finanziamento della Comunità Europea con un progetto dal titolo Perspectival Realism."
Ecco, come tutti i carmi finiscono... in gloria.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...