Riguardo all'evoluzione dell'universo, Heinz Pagels, in "Universo simmetrico" (1988), ricordava i due scenari opposti che sono stati ipotizzati a partire dalle masse di "grumi" che popolavano originariamente il cosmo: "[1] alcuni scienziati pensano che i primi grumi fossero molto grandi e avessero masse e dimensioni dell'ordine di quelle degli attuali ammassi e superammassi di galassie. In seguito essi si sarebbero frantumati in grumi di dimensioni galattiche. [2] Altri ritegono che i primi grumi fossero relativamente piccoli e avessero dimensioni e masse paragonabili a quelle delle attuali galassie, di cui avrebbero costituito gli embrioni. Secondo questa concezione, dopo essersi formate, le galassie cominciarono ad aggregarsi, costituendo gli ammassi e i superammassi che vediamo oggi". In parole povere: o "prima gli ammassi, poi le galassie" o "prima le galassie, poi gli ammassi".
Sebbene sia un'eccessiva semplificazione dei complessi materiali che si formano nel cosmo, le due teorie sopracitate rappresentano le opposte concezioni dell'universo denominate, rispettivamente, "a scendere" e "a salire". Ora, perché è quest'ultima che sta prevalendo nella comunità dei fisici? Si potrebbe rispondere: perché è quella che più si adatta all'antropocentrismo. L'uomo, e in particolare il fisico teorico, sembra non volere o non potere accettare qualcosa che inizi con grandi dimensioni e in seguito si frantumi e si diradi, mentre riesce a concepire spontaneamente che all'inizio qualcosa si presenti piccolo e poi, col tempo, cresca di dimensioni; ossia, che all'inizio le cose siano separate e poi si aggreghino. Un simile modo di vedere, infatti, rispecchia l'esistenza umana individuale e sociale. Ma è, indubbiamente, segno di uno smisurato narcisismo, del resto tipico dei fisici teorici, pretendere che l'evoluzione del cosmo ricalchi le modalità tipiche dell'evoluzione umana.
Ora, nella concezione preferita dai fisici teorici dell'universo a salire, dovrebbe assumere particolare rilevanza la reciproca gravitazione, come Newton scoprì per il sistema solare. A questo proposito, dobbiamo prendere in considerazione Leonard Susskind e il suo libro del 2007: "PAESAGGIO COSMICO. Dalla teoria delle stringhe al megaverso", dedicandogli parecchio tempo e spazio... in questo post. Cominciamo dalla seguente affermazione riguardo alla gravitazione: "Possiamo dire che il Sole influenza il moto della Terra oppure, usando termini più sofisticati, che il Sole crea un campo gravitazionale, il quale a sua volta influisce sul moto di altri oggetti come i pianeti".
Potremmo anche dire, però, usando termini più realistici, che la grande massa del Sole prevale gravitazionalmente sui pianeti: dunque, il suo campo gravitazionale altro non rappresenta che la sua azione gravitazionale; anche se, occorre aggiungere, nessuno ha mai compreso perché una massa materiale debba esprimere gravitazionalmente una reciproca attrazione. Come abbiamo ipotizzato in altra sede, la gravitazione altro non esprime che un "deficit di massa", cioè esprime quell'energia cinetica perduta nella formazione del grave che, nel contempo, acquista energia potenziale rappresentativa della gravitazione stessa (chiamata erroneamente forza di gravità).
Consideriamo la seguente affermazione di Susskind: "Ma se energia e massa sono la stessa cosa, la frase si può anche leggere come "l'energia è la sorgente del campo gravitazionale". In altre parole tutte le forme di energia influenzano il campo gravitazionale e di conseguenza il moto delle masse vicine". Idea questa che non sarebbe male se, però, fosse precisato che l'energia repulsiva è l'opposto dell'attrazione gravitazionale (e, perciò, è l'opposto dell'energia potenziale gravitazionale). Insomma, repulsione e attrazione si sottraggono reciprocamente, non si sommano. Questa precisazione sembrerebbe tanto ovvia da essere superflua, ma i fisici teorici ci hanno abituato a non dare per scontato nulla.
Sembra quasi che Susskind abbia compreso il punto debole del concetto fisico di Interazione che domina il cosiddetto campo delle forze nella fisica quantistica producendo l'equiparazione tra attrazione e repulsione, per cui forza ed energia paiono essere interscambiabili. Ma, invece di correggere questa assurdità, egli identifica a tal punto energia e massa da inferire che l'energia del vuoto avrà un campo gravitazionale. Così che, poiché l'energia del vuoto è concepita come repulsiva, egli finisce col teorizzare una specie di antigravità tendente a far separare le galassie le une dalle altre.
La confusione, qui, deriva dal non distinguere più l'attrazione dalla repulsione, ossia la "forza" dall'"energia", così da concepire l'assurdità dell'energia del vuoto, ossia una repulsione del vuoto non si sa bene da chi prodotta. Allora, secondo Susskind, quando Einstein decise di lasciar perdere la costante cosmologica fu come se avesse voluto negare ogni forma di energia al vuoto, ammessa, invece, dai fisici quantistici. Ma "noi", egli afferma, pensiamo "che i tremori quantistici diano luogo inevitabilmente a una energia nello spazio vuoto". E aggiunge: "La teoria classica di Einstein sulla gravità sarà la più bella di tutte le teorie, ma non sembra adattarsi al mondo dei quark". E con questa conclusione è come se affermasse: il mondo dei quark è certo, la relatività generale potrebbe anche essere sbagliata. Chi scrive ritiene, invece, che in fisica teorica tutto sia sbagliato.
Andiamo avanti: quando la fisica quantistica teorizza che la forza di gravità è trascurabile per gli elettroni in un atomo o per un quark in un protone, ma al diminuire delle distanze tra le particelle essa comincia a farsi sentire, sostiene che la forza attrattiva comincerebbe a farsi sentire proprio quando a farsi sentire dovrebbe, invece, essere il suo opposto: l'energia repulsiva! Qui la confusione tra attrazione e repulsione raggiunge il suo apice.
Anche nel passo che segue possiamo vedere come Susskind confonda tra loro energia e forza, repulsione e attrazione, arrivando a concludere: "Tutte le forze aumentano di intensità al diminuire della distanza, ma quella gravitazionale cresce molto più rapidamente delle altre (?). In effetti (!), quando la separazione tra le particelle raggiunge la distanza di Planck, la forza di gravità è ormai di gran lunga più intensa delle forze elettriche e anche delle forze che tengono assieme i quark. Se il paradosso delle scatole cinesi (cose fatte di cose sempre più piccole) resterà dominante, le particelle elementari potrebbero rivelarsi costituite da oggetti ancora più piccoli, tenuti insieme -qualunque cosa questo significhi- dalla gravità".
Qui Susskind capovolge la realtà. Occorre rovesciare: a distanze sempre più piccole l'energia cresce in maniera esponenziale così da dar luogo alla prevalenza dei decadimenti in mancanza di ulteriore aumento di energia. Insomma, i quark, nell'universo primordiale, sono durati allo stato libero finché sono stati sostenuti dall'enorme energia esterna. Dopo di che sono decaduti, perdendo energia, dando origine ai protoni e, complessivamente, creando la gravitazione.
Ma se proprio vogliamo trovare, a distanze molto piccole, ciò che accomuna la gravitazione al cosiddetto legame delle particelle entro gli atomi, dovremmo dire che questo legame è il "difetto di massa": in parole povere, è la perdita di energia repulsiva nel cosmo che crea effettivamente la forza attrattiva, ossia il collante che tiene bloccato quel che rimane dei quark nei protoni e quel che rimane dei protoni nei nuclei atomici ecc.
Inoltre è il "difetto di massa" [che più correttamente andava chiamato "difetto di energia (repulsiva)"] di un corpo massivo nel cosmo che lo tiene unito e produce la sua capacità gravitazionale, ossia, la sua effettiva, specifica gravitazione. Tanto è vero che il cosiddetto buco nero, che si forma grazie a un collasso che espelle la maggior parte dell'energia interna, è il corpo che possiede la massima densità della materia ed esercita, a sua volta, la massima attrazione gravitazionale concepibile per un corpo cosmico.
Dopo aver capovolto tutto, Susskind arriva, comunque, a sostenere qualcosa di corretto attribuendolo, però, ad altri fisici: "Forse la soluzione è che la nostra teoria della gravità, cioè la relatività generale, è semplicemente sbagliata. Alcuni fisici, a dire il vero, hanno tratto questa conclusione...". Finalmente un lodevole risultato che attendevo da tempo. Peccato, però, che abbiano bisogno di questa giusta ammissione per compiere errori ancor più madornali. Infatti, dopo un discorso confuso, l'autore conclude: "Davvero c'è qualcosa che non quadra". Quindi, senza alcuna remora, ripesca la costante cosmologica: "Se il peggior errore di Einstein si rivelasse in realtà una delle sue più grandi scoperte?"
Certo che si può fare di tutto, anche a costo di creare profonde incoerenze per la comunità dei fisici: se per un secolo essa ha acclamato Einstein il più grande genio del Novecento per una teoria che dovesse risultare errata, mentre dovesse essere riconosciuta corretta, ossia vera, la soluzione che Einstein aveva considerato il suo peggiore errore, dovremmo concludere che o per un secolo l'intera comunità mondiale della fisica è stata incommensurabilmente idiota, oppure che ai fisici tutto è permesso e concesso: qualsiasi teoria e qualsiasi suo capovolgimento; così, ciò che ieri era considerata una banalità, domani potrà trasformarsi in una mirabilia, e viceversa. Ecco il mondo delle fiabe della la matematica-fisica teorica!
In tutto questo c'è veramente qualcosa di assurdo, ma chi scrive sa di che cosa si tratta: è l'incosciente e frettolosa pretesa di creare soluzioni "geniali", comunque fittizie, da parte di una marea montante di matematici-fisici-teorici cresciuti troppo di numero e di aspirazioni, ma non di intelligenza teorica. Ciò comporta una mania di grandezza (matematica) che la natura dovrebbe farsi carico di soddisfare. Ma la natura non ha alcune intenzione di blandire e vezzeggiare le grandiose manifestazioni delle menti matematiche, per il semplice motivo che essa è un "corpaccione" privo di coscienza, completamente indifferente alle fisime matematiche della superbia umana.
Comunque, nel vano tentativo di far quadrare i conti, alcuni come Susskind hanno ripreso la costante cosmologica di Einstein, la cui esistenza, a loro dire, garantendo oltre il 70% della materia mancante dell'universo, risolverebbe "i due maggiori enigmi della cosmologia: 1) la piattezza dell'universo che verrebbe garantita dalla presenza di questa percentuale di massa o energia, 2) la discrepanza tra l'età apparente dell'universo e quella della stelle più vecchie, perchè la costante cosmologica allungherebbe la vita dell'universo da 10 a 14 miliardi di anni, ossia poco più dell'età delle stelle più antiche".
Alla costante cosmologica è legata anche un'altra teoria ad hoc che da tempo si è imposta nella comunità dei fisici e più precisamente dei cosmologi: l'Inflazione, che Susskind chiama il nuovo Modello Standard Cosmologico. "Per capire il meccanismo che sta dietro all'inflazione -egli scrive- dobbiamo capire come si comporta un universo dotato di una costante cosmologica positiva". Per impedire il futuro prevalere della gravitazione nell'universo, egli afferma che anche se il raggio dell'universo raddoppia, triplica, ecc., la densità del vuoto rimane sempre la stessa, così che il suo effetto repulsivo non diminuisce mai.
Questo nuovo modello è tratto da una vecchia ipotesi di Guth e Starabinsky, secondo la quale l'inflazione sarebbe la conseguenza di una costante cosmologica, più grande alle origini dell'universo e in seguito diminuita. Tra le varie condizioni strane e fittizie di questa teoria, la seguente: l'inflazione non riuscirebbe a "spianare" le fluttuazioni quantistiche, che producono "pieghe", ovvero lievi variazioni di densità che in seguito sarebbero cresciute per divenire galassie. "La conclusione è che l'universo è molto più grande della porzione a noi visibile, e che la sua espansione sta accelerando sotto l'effetto di una piccola costante cosmologica".
Abbreviamo la sintesi di questa insulsa parte del libro di Susskind riportandone soltanto le conclusioni: "La connessione fra la teoria quantistica del mondo microscopico e la struttura su grande scala dell'universo astronomico e cosmologico è uno dei massimi risultati della cosmologia. Concludiamo... riassumendo le due cose più importanti che abbiamo imparato dalle osservazioni cosmologiche negli ultimi dieci anni. Per prima cosa una scoperta davvero sconvolgente (sic!): esiste davvero una costante cosmologica. Le sue prime 119 cifre decimali si annullano ma, clamorosamente, la centoventesima è diversa da zero (!?). Il secondo punto di enorme interesse è che la teoria dell'inflazione ha ricevuto una forte conferma dallo studio della radiazione cosmica di fondo. Sembra proprio (sic!) che l'universo sia di molti, moltissimi ordini di grandezza più esteso della porzione a noi visibile. Si tratta di due scoperte cruciali, ma anche vagamente (?) inquietanti".
Inquietante è il fatto che queste non sono scoperte reali né tanto meno realistiche: sono scoperte illusorie, soltanto fittizie, pure ombre di scoperte; e, forse, proprio per questo sono pretenziose, ponendo limiti molto stretti: così, un simile universo richiederebbe "una calibrazione estremamente accurata" (!) "Come abbiamo già avuto modo di osservare, l'universo sembra essere stato progettato su misura" (sic!). Insomma, l'autore si diverte a fare l'equilibrista sul punto di cadere nel creazionismo, provocando suspence, per poi riprendersi. Sembra, comunque, il suo un atteggiamento accattivante, tipico di chi aspira a vedersi riconosciuta la propria concezione, persino al prezzo di strizzare l'occhio contemporaneamente ai "progressisti" e ai teologi. Del resto, queste idee sull'universo sono ispirate alle elaborazioni di cosmologi "mistici", quali Alan Guth, AndreJ Linde, Alexander Vilenkin e Paul Steinhardt.
Per concludere citiamo la seguente domanda retorica di Susskind: "L'idea dell'inflazione eterna, la sua prolifica creazione di ogni sorta di universi bolla, è forse una folle allucinazione fantasmagorica?" Lo è! Lo è! Anche se lui lo nega e alla maniera del vecchio Jacobi: "Io non lo credo". Alla fine, però, se ne esce con una reticente ammissione: "Ma come sia possibile che una bolla finita e in espansione sembri, vista dall'interno, un universo infinito è uno dei paradossali misteri della geometria non euclidea relativistica"! Insomma, una fisica dei misteri, una fisica sempre più incomprensibile a caccia di misteri, non nel senso di svelarli, bensì nel senso di crearli.
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