domenica 6 novembre 2016

Julian Barbour e la pretesa fine del tempo

Secondo il motto "non si butta via niente, perché tutto può essere riciclato", Julian Barbour, autore di "LA FINE DEL TEMPO. La rivoluzione fisica prossima ventura" (1999), recupera l'antica concezione di Parmenide. Dopo aver premesso: "Due diverse visioni del mondo si sono scontrate fino ai primordi della civilità, da quando due tra i più antichi filosofi greci presero posizione contrapposte in materia di tempo e mutamento: Eraclito che sosteneva la necessità dell'eterno scorrere del tutto, e Parmenide che pensava addirittura che il tempo e il moto non esistessero", l'autore "rassicura" il lettore: "io invece sosterrò che l'eterno fluire eracliteo (...) forse non è che una radicata illusione. Vi condurrò in un punto in cui il tempo finisce".

Egli dice che a cambiargli l'esistenza fu una frase letta in un articolo di Paul Dirac, che riguardava il tentativo di unificazione della meccanica quantistica con la relatività generale: "Questo risultato mi ha portato a dubitare del fatto che l'esistenza di quattro dimensioni sia un requisito essenziale della fisica". Riferimento questo abbastanza ambiguo se si pensa che in seguito le dimensioni concepibili sono arrivate a 10 + 1. Ma per farla breve, anche in considerazione del fatto che poche sono le cose sensate o almeno comprensibili e non ambigue di Barbour, la sua principale tesi è espressa nel seguente passo: "sono convinto (!) che il tempo non esista affatto e che il moto sia una pura illusione. Di più: penso che queste mie idee siano suffragate da prove fisiche anche solide. Ho una visione e voglio parlarne".

Insomma, vuole persuadere sulla sua parola! E, su questa base soggettiva, auspica quanto segue: "Ma l'unione di relatività generale e meccanica quantistica potrebbe portare alla Fine Del Tempo, cioè a una situazione in cui il tempo cessa di avere un ruolo fondamentale in fisica. Ci accorgeremo che il tempo non esiste, e questo, credo potrebbe essere la prossima rivoluzione -anche se per ora è solo uno scorcio assai parziale del nuovo panorama. Che gran finale!"

Anche Barbour scalpita per partecipare al "gran finale" della GUT, riflettendo il tempo attuale, la società della globalizzazione, immersa in un eterno presente che respinge il pensiero del futuro e affida il passato alla "fine della storia". In una società simile non stupisce che possano prevalere geometrie statiche platoniche e atemporali parmenidee: "Come vedremo tra poco, da trent'anni si ha il sentore che il tempo potrebbe non esistere (!), e che la gravità quantistica -cioè l'unificazione tra relatività generale e meccanica quantistica- porterebbe a un universo statico (!)".

Ora, per far scomparire il tempo, occorre far scomparire l'evoluzione della materia: infatti, solo se nulla cambia, il tempo, come concetto e come misura, non serve più, così da poterlo eliminare e da poter affermare: "dobbiamo fare un altro passo in direzione di una nuova realtà, in cui nulla si muove, neppure la terra, e regna la staticità". "Io, personalmente, sono stato portato da questa riflessione ad abbracciare con gioia (sic!) il presente. E' qui, esiste, e forse è meglio di quanto pensiamo. Carpe diem".

In sostanza, l'autore di "LA FINE DEL TEMPO" non ha fatto altro che applicare alla fisica la concezione della fine della storia che ignora il passato e non vuole neppure prendere in considerazione il futuro. Egli dimentica, però, che dichiarare l'esistenza del presente significa conservare il tempo, perché anche il presente è temporale. Anzi, in quanto temporale, esso non può evitare di essere definito  mediante gli altri due concetti temporali: il passato e il futuro.

Barbour crede di sfuggire alla contraddizione sostituendo il presente temporale con l'"Adesso". In questo modo crede di eliminare il tempo come successione di passato, presente e futuro. Al posto della successione temporale egli pone gli "Adesso diversi". Infine, scade in una banalissima utopia scrivendo: "Ho bisogno di un nome per la terra degli "Adesso"." "Così chiamo PLATONIA il "paese" corrispondente. Il nome rispecchia la perfezione matematica e il paesaggio atemporale. In Platonia niente cambia. I suoi punti sono tutti gli istanti di tempo, tutti gli Adesso; semplicemente sono, una volta per tutte".

Per concludere, questo tipo di teoria è vecchio, non solo perché è preso pari pari dall'antico pensiero parmenideo e platonico, ma anche perché è una teoria alla Jacobi (a suo tempo ridicolizzata da Hegel), il quale concepiva solo l'immediatezza. Ora, quando Barbour riduce tutto agli istanti di tempo, agli "Adesso", non elimina affatto il tempo, si limita semplicemente a spezzettarlo in atomi temporali giustapposti: 1+1+1... all'infinito. Così facendo non esclude il tempo, esclude l'esistenza di una evoluzione della materia, ovvero, esclude un movimento evolutivo della materia nello spazio e nel tempo.

"LA FINE DEL TEMPO" di Barbour riflette alcune deleterie tendenze della fisica contemporanea, che la comunità dei fisici e le riviste scientifiche accreditano, accettano di divulgare o lasciano correre perché  tutti sono compromessi dalla mancanza di serietà. Ne possiamo abbozzare una lista: 1) la tendenza a concretizzare i modelli matematici in realtà fittizie che, "in linea di principio", sono riducibili alla "più fondamentale" delle scienze: la matematica; 2) il persistente solipsismo, sia pure rinnegato a parole: ognuno ha la sua personale visione da porre al centro del mondo; 3) la tendenza a inventare nuove metafore, sempre più originali e assurde; 4) la pretesa d'essere approvati nei propri esperimenti ideali, nei propri esempi e nelle proprie analogie sempre più banali e prive di pensiero; 5) l'utilizzo di logiche che si appoggiano soltanto sulla parola dell'autore di turno; 6) l'invenzione di formulette "salvatutto" come, ad esempio, gli "Adesso"; 7) infine, soprattutto, l'adagiarsi sulla moda del momento. Oggi prevale la moda della "fine della storia" che pretende ridurre l'esistenza umana a un eterno presente. 



                     
                        

2 commenti:

  1. Ma qui non si hanno le competenze per cercare di reputare Barbour.

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  2. Se lo dice lei... Ma il problema non sono le competenze... Non si tratta di questioni burocratiche.

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