martedì 17 agosto 2010

Scienza della natura oggi: lode ai tecnici e biasimo ai teorici

Per criticare il soggettivismo con un semplice motto, diventato un luogo comune, si è sempre detto: "la matematica non è un opinione". Oggi si dovrebbe dire che non solo la matematica, ma tutti i rami della scienza e della teoria della conoscenza sono diventati opinioni. Il pluralismo delle opinioni è stato l'inevitabile conseguenza del pluralismo relativistico, entrambi prodotti della crescita esponenziale di gruppi di scienziati (nell'accezione di Kuhn) che creano paradigmi per ogni quisquiglia. Ormai la comunità scientifica può vantare un numero di addetti ai lavori superiore alla somma di tutti quelli esistiti nel passato.

Una paradossale conseguenza è quella rilevata nella "letteratura" scientifica, che si sta riempiendo di contributi cospicui non solo per il numero di pubblicazioni (che fanno curriculum) ma anche per il numero di coautori. Articoli di dieci-venti pagine prodotti a più mani non si limitano a piccoli numeri, 3, 4, 5, ma salgono a 50, 100, 500, coautori e oltre. L'esempio più stupefacente citato ("Le scienze", Maggio 2009) è un articolo firmato da oltre 2000 "scienziati", i cui cognomi riempiono ben 19 pagine.

In una simile situazione, la caccia a nuovi paradigmi strani è sempre aperta: non c'è argomento che non meriti l'onore di essere qualificato come paradigma per risolvere un apparente "rompicapo". In particolare nella fisica delle particelle e delle alte energie, la faccenda si presenta, sebbene un pò diversa, altrettanto contradditoria: a fornire "opinioni" da verificare "sperimentalmente" sono i matematici teorici astratti; poi ci sono i tecnici che costruiscono grandiosi macchinari come l'LHC. Ma questi enormi macchinari risultano inutili agli scopi per i quali sono stati costruiti, e non per colpa dei "tecnici" che fanno bene il loro mestiere.

Del resto, viviamo in un epoca nella quale il divario tra teoria e tecnologia è talmente profondo da lasciare interdetti: riusciamo a costruire macchine superbe, e non riusciamo a fornire una teoria appena decente per le principali scienze della natura. Paradossalmente è proprio la nostra abilità tecnologica che danneggia la nostra capacità teorica: se la natura fosse un grande meccanismo e se tutti i suoi processi fossero dei meccanismi, noi avremmo in pugno l'universo. Ma la natura è dialettica.
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