venerdì 20 agosto 2010

Il serio e il comico del pensiero condizionato

Quando, nel 1794, uscì la seconda edizione de "La religione", Kant fu accusato dal gabinetto del governo prussiano di screditare la religione, e venne invitato a usare meglio della sua fama e del suo talento, secondo le "intenzioni sovrane". La conseguenza fu che egli dovette rispondere scusandosi e promettendo di non trattare più argomenti religiosi.

Questo episodio, fra i tanti che si potrebbero citare, del dominio delle "intenzioni sovrane" sul pensiero degli studiosi, filosofi e scienziati di ogni tempo, può spiegare più facilmente di qualsiasi puntigliosa critica delle loro tesi, il fatto che quelle tesi dovevano essere pur sempre un compromesso tra i risultati raggiunti dal libero cervello e gli aggiustamenti apportati dal cervello "suddito", per renderli accettabili agli occhi sovrani.

Ma non sempre la dipendenza e l'ossequio della scienza nei confronti dei poteri dominanti produce effetti seri per la teoria della conoscenza, talvolta produce anche effetti comici, come nell'episodio riferito da Hegel nella "Enciclopedia". Nel 1805, Napoleone visitò l'università di Pavia intrattenendosi con gli accademici, ai quali pose diverse domande. Al medico Carminati chiese quale differenza trovasse tra la morte e il someglio (sonno). Scrive Hegel: "Confuso il vocabolo infranciosato dell'italiano sonno, il professore avviluppossi in ambagi, confrontando la morte con il suo meglio".
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