sabato 28 agosto 2010

Il dispendio nella religione e nell'etica

"La chiesa riconosce sette peccati capitali e non ammette che tre virtù teologali. Noi abbiamo dunque sette prìncipi di rimorso contro tre fonti di consolazione! Triste problema questo qui: 3:7 = L'uomo: x". Balzac, nel suo "Trattato della vita elegante", intuisce che persino la chiesa è costretta ad ammettere la prevalenza dei peccati sulle virtù: insomma, c'è una sorta di dispendio, ammesso come dogma, nel rapporto tra il male e il bene. E Balzac intuisce il dispendio con il suo corollario, l'eccezione statistica: "Il male sa concludere degli accomodamenti, il bene segue una linea severa. Da questa legge eterna noi possiamo ricavare un assioma... il bene non ha che un modo, il male ne ha mille".
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