giovedì 26 agosto 2010

La catastrofe che sconvolse il secolo dei lumi

Il disastroso terremoto che rase al suolo Lisbona nel 1755 mise in crisi la concezione della tendenza economica verso il meglio della natura, ponendo in risalto un dispendioso fenomeno naturale. Ne seguì un dibattito, a livello europeo, sull'ordine e la benignità del mondo. In questo dibattito si mise in luce Voltaire definendo ottimistica la visione di Leibniz e ridicolizzandola nel Candido (pubblicato nel 1759). La canzonatura è riassunta nel motto di Leibniz, "Noi viviamo nel migliore dei mondi possibili", ripetuto dal protagonista alla fine di tutte le sue numerose disavventure.

Ma sia la dissacrante satira di Voltaire che la difesa codina e bacchettona della "bontà del mondo" di Kant non colsero il vero problema: infatti, il pessimismo del primo e l'ottimismo del secondo non furono altro che opposti atteggiamenti psicologici nei confronti dei mali del mondo che il terrremoto di Lisbona aveva evocato.

La vera questione riguardava allora, e continua a riguardare oggi, l'essenza della necessità (dell'ordine) di questo mondo: in primo luogo, se essa concerne i singoli eventi, fenomeni, individui, oppure i complessi; in secondo luogo, se essa è finalizzata e causale come avviene nell'opera dell'uomo, o è cieca e incosciente; infine, soprattutto, se il raggiungimento della necessità  (dell'ordine) è economico o dispendioso.
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