
Ma sia la dissacrante satira di Voltaire che la difesa codina e bacchettona della "bontà del mondo" di Kant non colsero il vero problema: infatti, il pessimismo del primo e l'ottimismo del secondo non furono altro che opposti atteggiamenti psicologici nei confronti dei mali del mondo che il terrremoto di Lisbona aveva evocato.
La vera questione riguardava allora, e continua a riguardare oggi, l'essenza della necessità (dell'ordine) di questo mondo: in primo luogo, se essa concerne i singoli eventi, fenomeni, individui, oppure i complessi; in secondo luogo, se essa è finalizzata e causale come avviene nell'opera dell'uomo, o è cieca e incosciente; infine, soprattutto, se il raggiungimento della necessità (dell'ordine) è economico o dispendioso.