martedì 7 maggio 2013

Il tempo a disposizione dello studio per la conoscenza

Umberto Eco e Claudio Magris: un'intuizione felice con ulteriori sviluppi

Con una certa sorpresa e soddisfazione l'autore di questo blog ha potuto felicitarsi con se stesso, ma implicitamente anche con Claudio Magris e Umberto Eco, per una osservazione che, se non nella forma, è analoga nel suo contenuto: si tratta del fatto che il tempo a disposizione per attività serie e fondamentali come lo studio, l'attività politica, ecc. si riduce a un'inezia perchè occupato sempre più da attività sociali di contorno. Questo all'incirca. Ma nel proseguo specificheremo le analogie e le differenze, non prima di aver preso l'occasione per un riferimento biografico:

siamo nell'anno 1983, periodo nel quale iniza l'isolamento sociale e politico di chi scrive: isolamento che verrà indirizzato interamente verso lo studio. Svolte le incombenze della vita personale e familiare, restavano molte ore di studio e di riflessione, nelle sue varie forme: lettura libri, documenti ecc.; estratti, riassunti, riflessioni e commenti battuti a macchina. In questo lavoro di studio, a quei tempi ancora solo storico-politico, compresa la lettura di romanzi classici, Balzac, Diderot, ecc. l'autore, nonostante il tempo a sua disposizione, si stupì di quanto limitate fossero le ore del giorno dedicabili allo studio approfondito.

E proprio in uno di quei giorni di trent'anni fa, il "Corriere della Sera" occupò due paginoni per trattare l'argomento della lettura di libri da parte dei politici, come a significare che il farlo fosse segno di grande cultura e preparazione. Chi scrive ricorda d'avere sorriso mestamente sulle vantate letture dei pezzi grossi della politica intervistati, sviluppando, comunque, la seguente considerazione: è evidente che la maggior parte del vero lavoro di approfondimento politico può essere svolto soltanto dai segretari e dai vari addetti, perché il resto del tempo politico dei parlamentari viene trascorso in aule parlamentari, interviste, incontri con i rappresentanti delle proprie correnti, ecc., ecc., e per il resto non c'è tempo.

In seguito, quando chi scrive s'imbarcò nell'impresa di studiare un'infinità di scienze, comprendenti i vari rami della fisica e della biologia, oltre quelli della teoria della conoscenza e della storia, allo scopo di verificare la propria teoria, era ben consapevole del proprio vantaggio: avere tutto il tempo della giornata a disposizione. Il caso (rivestito nella fattispecie di persone, interessi, sentimenti ecc. avversi) aveva mandato a fondo e chiuso il sottoscritto in casa? Ebbene questa fu la sua "fortuna", che gli permise di sprofondare letteralmente nei libri, nello studio, nelle riflessioni, nella formulazione di una nuova teoria!

Si potrà, quindi, immaginare, la sorpresa odierna! Trovare, dopo ben trent'anni, la conferma di quella convinzione in un articolo di Claudio Magris su "Cultura" del Corriere della Sera di oggi, 7 maggio 2013, dal lungo titolo: "Talk show, Internet e bla bla globale. Così comincia l'eclissi della politica".

Pur attribuendo l'eclissi della politica alle "distrazioni" dal "bla bla globale", il ragionamento di Magris vale più in generale, nel senso, cioè, di mancanza di tempo per le cose serie, soprattutto nel campo dello studio. Egli cita, infatti, Umberto Eco che ha argomentato la cosa con contenuti sostanzialmente analoghi a quelli sopraindicati. Citiamo il passo perché ne vale la pena.

"In un articolo di alcuni anni fa Umberto Eco calcolava, con paradossale ma oggettiva e inconfutabile precisione, il tempo da dedicare alla propria ricerca e alla propria specifica attività che rimane a uno studioso, in una giornata, detratte le ore destinate al sonno, ai pasti, alla toilette, al sesso, alle urgenze burocratiche, alla corrispondenza (...), alle telefonate, alle richieste -...- di interviste o di risposte a pressanti domande di giornali, radio e televisione sugli innumerevoli problemi del giorno..." "Non ricordo la cifra che risultava da quel computo accurato, ma si trattava di una minima frazione di tempo, certo insufficiente a qualsiasi approfondimento di qualsiasi ricerca o argomento"

A questo punto, Magris trasferisce il computo di Eco dallo studio all'attività dei politici, per arrivare alla medesima conclusione: non rimane tempo sufficiente a fare bene le cose. Insomma, manca il tempo per la conoscenza delle cose da fare bene. Ma c'è un'altra conseguenza da aggiungere, che Magris ha tralasciato: potremmo chiamarla la conseguenza sul tempo mentale da dedicare a specifici contenuti. Se in una giornata la mente di una persona deve dividersi tra un argomento politico del momento, un altro argomento storico o filosofico, ecc., e poi concentrarsi su attività sociali, le più disparate, in che cosa potrà mai confidare per un'attività così frenetica?

Non è un caso che il suddetto problema si presentasse alla mente dell'autore di questo blog (nonostante il suo ampio tempo libero quotidiano a disposizione) quando, nel decennio 1993-2002, decise di occuparsi in contemporanea di teoria della conoscenza, fisica e biologia (a loro volta divise in vari settori), senza rischiare di perdersi. La soluzione gli fu suggerita dal "De bello gallico" di Giulio Cesare che muoveva le sue tre legioni, facendole avanzare una alla volta, mentre le altre due attendevano il loro turno, fortificate e protette. Tre legioni proprio come i tre campi di studio sopracitati!

E così ogni circa sei mesi - un anno, chi scrive passava da un ramo di studio all'altro, dopo aver fortificato ogni volta le sue posizioni, seguendo anche una prassi ripresa da Engels, il quale, prima di rimettersi a studiare un argomento tralasciato da tempo, dedicava una o due settimane, per rientrarvi dentro, leggendo i propri quaderni. E così, per passare dalla teoria della conoscenza alla fisica, o dalla fisica alla biologia, ecc. non c'era altro da fare che riprendere a leggere la parte di bella copia già approntata, ma anche i relativi estratti e riassunti in brutta copia, infine la lettura di libri nuovi, con nuove sottolineature, nuovi estratti, nuove sintesi e nuove belle copie. E tutto questo avendo sempre la massima concentrazione sull'argomento del giorno.

Infine, un ultimo accorgimento: Napoleone teneva nei cassetti della sua scrivania fascicoli per ogni attività. Quando smetteva il fascicolo di turno lo chiudeva nel cassetto apposito, dimenticandolo, e potendo iniziare, così, un'altra attività aprendo un altro cassetto. Col tempo, anche l'autore ha potuto disporre il materiale vario in numerosi fascicoli di bella e brutta copia, sui quali poter lavorare a proprio piacimento. Insomma, tre generali (compreso  Engels, così chiamato per le sue conoscenze militari) hanno insegnato all'autore di questo blog come studiare con tranquilità ed efficacia un gran numero di scienze, avendo a disposizione l'intera giornata.

Ma chi non ha questa fortuna (socialmente giudicata una disgrazia) di trovarsi isolato dal mondo, che cosa potrà mai fare? Che cosa dovrà sacrificare? Anzi chi dovrà sacrificare? A sentire Piaget, a parte i meriti (cioè i premi) da lui raccolti, per la totalità dei suoi volumi (venti) la fatica della produzione spettò ai suoi assistenti. Ancora una volta, ovunque si volga lo sguardo, non si può evitare di andare a sbattere la testa contro le contraddizioni, persino stravaganti, della società umana.

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